Il messaggio choc di Papa Francesco: “Meglio essere atei che Cristiani che odiano migranti”

Ai titoli acchiappaclick della Echo Chamber Cronacapiù siamo tristemente abituati: Il messaggio choc di Papa Francesco: “Meglio essere atei che Cristiani che odiano migranti” arriva ultimo dopo una lunga serie di passi falsi che suonano decisamente voluti.

Se infatti compari nel mondo dell’informazione con un titolone a cinque colonne di una strage di cani a Londra pubblicando titoloni senza neppure un articolo, seguito da defecazioni immaginarie ad opera di immigrati altrettanto evanescenti, per chiudere tirando fuori dal cilindro un flop del discorso del Presidente della Repubblica basato sulla percentuale dell’83% cara al Barney Stinson, donnaiolo impenitente e bugiardo patologico dalla lingua sciolta della sitcom How I met your mother – Alla fine arriva mamma!, non vi è da stupirsi se la clickbait diventa una nota stonata onnipresente in questi articoli.

I cristiani che odiano migranti esistono solamente nel titolone, arricchito dal mendicio costante (ed irritante) per likes e condivisioni e dall’immagine sfocata di un prelato di colore gettato in pasto al livore della folla 2.0 e il sottopancia “cronache dell’invasione” tanto caro ad un particolare genere di blog e portali

Il presunto messaggio choc di Papa Francesco sui “cristiani che odiano migranti”, incerimoniosamente ribattezzato “Cronache di un’invasione”

Peccato che anche in questo caso Cronacapiù non possa che mestamente, ammettere nel corpo dell’articolo di non avere alcun articolo che faccia capo al titolone inventato, e dover ripiegare sull’ormai arcinoto “Prendiamo un articolo a caso perché tanto basta che il lettore abbia la foto di una persona di colore, le parole migranti ed invasione in bella vista e si fomenterà in vari modi.

Bergoglio non ha mai parlato di cristiani che odiano migranti, bensì di una categoria incidentalmente sovrapponibile agli spacciatori seriali di bufale (in particolare modo quelli che amano descriversi come nostri colleghi fact checker pur non essendolo, anzi condividendo contenuti disputabili): gli ipocriti.

L’Avvenire riporta il discorso di Papa Francesco nella sua forma integrale, pura e condivisibile

Il cristiano, ha osservato il Pontefice, “non è uno che si impegna a essere più buono degli altri: sa di essere peccatore come tutti. Il cristiano semplicemente è l’uomo che sosta davanti al nuovo Roveto Ardente, alla rivelazione di un Dio che non porta l’enigma di un nome impronunciabile, ma che chiede ai suoi figli di invocarlo con il nome di ‘Padre’, di lasciarsi rinnovare dalla sua potenza e di riflettere un raggio della sua bontà per questo mondo così assetato di bene, così in attesa di belle notizie”.
Ecco dunque come Gesù introduce l’insegnamento della preghiera del “Padre nostro”: “Lo fa prendendo le distanze da due gruppi del suo tempo. Anzitutto gli ipocriti: ‘Non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente’. C’è gente che è capace di tessere preghiere atee, senza Dio: lo fanno per essere ammirati dagli uomini“. “Quante volte – ha detto a braccio – noi vediamo lo scandalo di quelle persone che vanno in chiesa e stanno tutta la giornata lì e poi vivono odiando gli altri o parlando male della gente. Ma allora è meglio non andare in chiesa“. “Se vai in Chiesa devi vivere come figlio e dare buona testimonianza, non una contro testimonianza”.

La preghiera cristiana, invece, “non ha altro testimone credibile che la propria coscienza, dove si intreccia intensissimo un continuo dialogo con il Padre: ‘Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto’”.

“I pagani pensano – ha aggiunto il Papa – che parlando, parlando parlando Dio ascolta”, ma “io penso – ha aggiunto a tanti cristiani che credono che pregare è parlare a Dio come un pappagallo, no pregare si fa dal cuore, da dentro”, ha osservato a braccio. “Tu invece – dice Gesù –, quando preghi, rivolgiti a Dio come un figlio a suo padre, il quale sa di quali cose ha bisogno prima ancora che gliele chieda. Potrebbe essere anche una preghiera silenziosa, il ‘Padre nostro’: basta in fondo mettersi sotto lo sguardo di Dio, ricordarsi del suo amore di Padre, e questo è sufficiente per essere esauditi”.

“È bello pensare – ha concluso – che il nostro Dio non ha bisogno di sacrifici per conquistare il suo favore! Non ha bisogno di niente, il nostro Dio: nella preghiera chiede solo che noi teniamo aperto un canale di comunicazione con Lui per scoprirci sempre suoi figli amatissimi. E Lui ci ama tanto”.

Sostanzialmente il discorso odierno è una prosecuzione di un discorso sostenuto dal Papa nel settembre dello scorso anno, quando dichiarò che la piaga dei Farisei, dei “sepolcri imbiancati” descritti da Gesù Cristo in persona nei Vangeli è ancora presente nei nostri tempi, riconoscendo nell’ipocrisia il peccato più antico del Nuovo Testamento e l’incarnazione più diffusa del peccato di Falsa Testimonianza, in quanto la falsità agisce e corrompe sulla Parola di Dio stessa

«La Chiesa, quando cammina nella storia, è perseguitata dagli ipocriti: ipocriti da dentro e da fuori. Il diavolo non ha niente da fare con i peccatori pentiti, perché guardano Dio e dicono: “Signore sono peccatore, aiutami”. E il diavolo è impotente, ma è forte con gli ipocriti. È forte, e li usa per distruggere, distruggere la gente, distruggere la società, distruggere la Chiesa. Il cavallo di battaglia del diavolo è l’ipocrisia, perché lui è un bugiardo: si fa vedere come principe potente, bellissimo, e da dietro è un assassino».

Il discorso di Bergoglio è semplice, lineare, ed alla portata non solo di un vero cristiano, ma anche di una persona munita di logica: lungi dal parlare di “cristiani che odiano i migranti” nel modo asettico, acritico e strumentale che gli viene ascritto, Bergoglio distingue tra chi si pente dei suoi peccati e, sia pur manchevole in alcuni precetti, aderisce ai valori spirituali di comunione e redenzione rappresentati dalla Chiesa e chi, ritenendosi già salvato a cagione dell’ottemperanza a principi che non comprende e strumentalmente tronfio dell’aderenza a tali precetti, ordina con protervia e stupida insolenza a Dio di concedergli un premio.

Dio infatti, come ogni buon cristiano dovrebbe sapere, non è un automatismo o un meccanicismo: non elargisce regali a chi compie l’azione tale: scopo del Cristiano, non solo secondo Bergoglio, ma secondo le Scritture stesse dovrebbe desiderare di essere una persona migliore per il piacere di esserlo, senza esibire niente al Padre Eterno se non la gioia di scoprirsi migliore e trarre piacere dalla sua vicinanza.

Non a caso, ricorda più volte la natura del Dio Padre insita nel Padre Nostro: un genitore è infatti in grado di riconoscere un figlio che, sia pur non essendo ruffianescamente lecchino e fintamente affettuoso, tragga piacere dal nutrire gli insegnamenti genitoriali e diventare una persona migliore, e un figlio infedele, viziato e bugiardo, incline alla menzogna per ottenere un aumento di paghetta, l’uso della macchina di famiglia ed altri privilegi… salvo poi, lontano dallo sguardo dei genitori, dimostrarsi un bugiardo vizioso, cattivo ed insolente.

E se Dio stesso, sia pur nel suo infinito amore, prova lontananza per chi, vizioso e insolente, mente a se stesso ed ipocritamente conquista i suoi favori, noi fact checkers che nel cuore abbiamo solo l’amore della verità, cosa dovremmo pensare di chi ipocritamente piega e contorce la verità per farne megafono per le sue idee?

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