Allarmismo

“Il lockdown italiano parte mercoledì” – la nuova Catena di S. Antonio da evitare

Ci segnalano i nostri contatti l’ennesima Catena di S. Antonio nazionale per cui il solito “amico in regione” annuncia che “Il lockdown italiano parte mercoledì”

Ragazzi, allora. Bugie mi hanno detto, bugie vi dico. Ho un amico che lavora in Regione, che ha già avuto il comunicato, mi è venuto a dire… ve lo ripasso. Ricordando sempre… sperando che sia la verità. La chiusura e il lockdown italiano parte mercoledì 4 Novembre e dura fino al 7 Dicembre, e tutte le attività riaprono all’Immacolata. Perché hanno deciso il 4 Novembre? Perché hanno affidato l’erogazione di tutti gli incentivi all’Agenzia delle Entrate per salvare i negozi e i propri dipendenti. Quindi hanno deciso che il 4 chiudono, entro il fine della settimana in corso, quindi il 7 più o meno, sui conti correnti dei dipendenti ci saranno le Casse Integrazioni e tutti gli incentivi promessi ai negozi staranno sempre quel sabato sui conti correnti. I supermercati e tutte le attività che prima stavano aperte chiuderanno alle ore 15, tranne le farmacie e al Supermercato, per evitare i furbetti che vanno più volte al giorno, tutti i giorni, si andrà in ordine alfabetico, quindi dovrai presentare la carta di identità, in base alla carta di identità potrai recarti una sola volta alla settimana, a meno che poi, marito e moglie poi, hanno la E e la R, uno dimentica qualcosa e torna. Questo mi hanno detto, questo vi ho riportato. Se è vero ci dobbiamo preparare a ciò.

Peraltro annunciando e caldeggiando misure di restrizione dell’accesso ai supermercati.

Ora, se sappiamo che l’incremento delle misure di mitigazione dipende dall’andamento della pandemia, che in questo momento non è affatto favorevole e desta quindi il dovuto bisogno di prevedere eventuali contromisure, quello che possiamo affermare con certezza è che non sarà certo la Catena di S. Antonio anonima distribuita “dall’amico che lavora in Regione” a dirci cosa fare.

Anzi, la statistica dimostra che certe Catene sono controproducenti. L'”amico in regione” che annuncia che “Il lockdown italiano parte mercoledì” trova il suo contraltare nella simile fake news inoltrata agli inizi della prima ondata.

La ricorderete: una voce femminile spergiurava che un amico in Regione (sempre lui… il “Miocuggino” dei tempi Pandemici) le aveva vaticinato la chiusura dei supermercati, suscitando una corsa ai supermercati che contribuì a precipitare la situazione.

Chiudendosi con la denuncia dell’anonima e il precipitare della situazione che ci è noto.

Del resto, per comprendere quanto di sviato ci sia in questo testo basta leggere la pagina dell’INAIL sulla CIG.

Ma non è questo il punto.

Come non è il punto se vi saranno in futuro provvedimenti di mitigazione o no: ma tirare fuori dal cilindro arbitrarie descrizioni di improbabili scenari di limitazione di accesso agli alimenti, con l’allarmismo che questo comporta, è assai sconsigliato.

Ma io non lo so se è vero, condividevo solo per farvi un piacere, magari non è vero ma intanto…

Ma intanto cosa?

Non vi ha insegnato niente l’allarmismo creato nelle prime fasi della Pandemia?

Quando i diffusori di un audio in cui si diceva che uno che lavora in Regione ha detto che chiuderanno i supermercati ha scatenato una corsa ai Supermercati che gli è costata una denuncia?

Scatenare una corsa ai supermercati significa due cose:

  1. Incitare al panico e agli assembramenti, dunque alimentare la diffusione della pandemia da COVID19
  2. Privare le fasce deboli della società come gli anziani e i malati dell’accesso a beni essenziali come il cibo e i mezzi di igiene elementare, creando vere e proprie scene da razzia nei quali i soggetti meno “rapidi” finiranno in condizione di inedia.

Se una notizia non è ufficiale non datela.

Se avete anche solo il sospetto che “potrebbe essere smentita” cancellatela, o siete direttamente responsabili di tutto il male che causerà.

E vi ricordiamo che bufale simili hanno sempre avuto una cattiva riuscita, e speriamo di non essere ad una vera e propria recrudescenza dell’Infodemia.

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