Il gioco d’azzardo in Giappone è tecnicamente illegale, salvo pochissime eccezioni regolamentate. Il gioco d’azzardo in Giappone è onnipresente, così tanto che una delle ispirazioni di Squid Game, la celebrata serie coreana sulle disavventure di uno scommettitore intrappolato in una serie di giochi letali è un manga giapponese divenuto a sua volta film e serie animata, Kaiji the Ultimate Survivor, storia di un ludopate compulsivo intrappolato in una serie di giochi mortali per ripagare i suoi debiti.
Per legge un Giapponese può partecipare alle lotterie di Stato (Takarakuji) come da noi (gratta e vinci, lotterie su biglietto), può scommettere sulle corse di cavalli (Keiba), ciclistiche (Keirin), sulla motonautica e sulle gare di motociclismo. Fine.
Ma come il calabrone del noto apocrifo di Albert Einstein, il Giapponese non lo sa e scommette lo stesso, anche abbastanza forte.
E non parliamo del sia pur presente mercato delle scommesse illegali, ovviamente appannaggio del sottobosco criminale o estemporaneo come accade talora da noi, ma di un intero universo che stiracchia le regole della legalità per rendere l’illegale legale.
Sembrebbe di essere nell’Italia furbetta dei cinepanettoni, ma siamo in Giappone.
Un modo semplice e immediato è quello dei gachapon, ovvero le macchinette premio esistenti anche da noi. Le conoscete, ci avete fatto giocare i vostri figli: metti due euro nella macchinetta, giri la manopola, compare un piccolo dono.
In alcuni casi registrati il “piccolo dono” è stato un insieme di CPU funzionanti e non di vario tipo e valore: di fatto sovente col gachapon di fatto stai scommettendo che i pochi spicci che stai dando alla macchinetta ti restituiscano non un oggetto di modico valore se non un rottame, ma l’oggetto più costoso.
Il sistema si è traslato ai giochi per cellulare di origine orientale, dove al giocatore è offerta la possibilità di riscattare eroi leggendari, personaggi di gioco, con le stesse modalità del gachapon.
Compri con valuta reale, presa dalla carta di credito collegata all’account Google o Apple del cellulare su cui è installato il gioco, della valuta virtuale (diamanti, gettoni…) e con essi compri un pull, ovvero la possibilità di riscattare un eroe leggendario che potrebbe essere il personaggio che ti renderà imbattibile o uno spreco di danaro, esponendo così i più giovani al rischio ludopatia.
Ma se questo può sembrare nuovo, in realtà i grandi classici dell’azzardo sono quelli presenti nel mondo fisico.
Se avete mai guardato un anime avrete riconosciuto i Pachinko, ispirati ai primi flipper, quell’era dell’arcade elettromeccanico. Precedenti quindi al videogioco e al flipper moderno con luci, palette ed effetti speciali, ma con palline che rotolano attraverso chiodini e ostacoli per arrivare a destinazione.
Ovviamente anche il Pachinko si è evoluto, diventando ad esempio il Pachislot, con elementi presi dalle slot machine, e incorporando monitor che presentano scene prese da serie animate di grido (come delle scene ridisegnate prese dalla serie anni ’80 Combattler V usate su ua macchina Pachinko, o una sigla basata su Kinnikuman, la serie da noi diventata gli Exogini).
L’elemento principale resta: con un Pachinko e con le altre macchinette mangiasoldi negli arcade, in Giappone non puoi vincere soldi. Sarebbe gioco di azzardo.
Vinci delle vaschette piene di palline (vista tipica negli anime) oppure bigliettini che potrai riscattare per dei premi.
E qui la cosa diventa strana.
Siete abituati a “Il Problema dei Tre Corpi”, la serie Netflix ispirata ad una serie cinese di romanzi, ma non al problema dei Tre Negozi.
Siete un giocatore d’azzardo in un posto in cui il Pachinko tecnicamente non è azzardo ma di fatto ti espone al rischio di cadere nella ludopatia.
Avete vinto la vostra brava vaschettina di palline, o gettoni, o biglietti.
Non è un gioco di azzardo e quindi non potete avere soldi.
Come in altri luoghi dove il gioco di azzardo era o è vietato, puoi cambiare palline e biglietti con “regalini”, i cosiddetti premi speciali, ovvero tokushu keihin.
Ovvero penne a sfera, accendini e altri gadget di lusso accessibile, in locali che fanno parte della stessa sala giochi.
Per puro caso (facciamo finta sia così), potreste trovarvi a lasciare la sala giochi con le sporte piene di regalini e per puro caso imbattervi, sulla stessa strada della sala giochi in banchi dei pegni pronti a comprare i vostri premi speciali.
Tecnicamente i tre negozi non hanno collegamento tra di loro, specialmente il terzo. È normale vincere palline e bigliettini, è normale cambiarli in gadget, una volta che sei uscito dalla sala giochi è una tua scelta andare a impegnarti i regalini al banco dei pegni.
Banco dei pegni che “casualmente” ti darà il valore che avresti vinto scommettendo a soldi, venderà a sua volta i gadget a grossisti che li rivenderanno alle sale giochi che li rimetteranno nelle stazioni di scambio ricominciando il giro di trasformazione dellle palline in regali e dei regali in soldi.
Alla fine avete giocato di azzardo, ma nessuno lo sa.
Immagine di copertina: Pachinko Machine in Japan, Stephane Bidouze per Canva
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