Il greenpass universale fa impazzire i notutto (per niente)
Il greenpass universale fa impazzire i notutto, che vedono in esso la scusa per ripetere tutto il circo di assurdità mediatiche, falsità e bizzarrie apertamente complottistiche.
Tutto il circo sul “Green Pass a punti che diventa il credito sociale”, “Ti tolgono il conto corrente e il vaccino se ami Putin” e il corollario che abbiamo visto torna in voga presso gruppi costretti a riciclare vecchie bufale e spostarsi verso obiettivi complottistici più virali come le fake news sugli insetti, sulle scie chimiche e sul conflitto in Ucraina.
Tanto rumore (social) per nulla.
Cogliamo quindi l’occasione per rispondere ad una richiesta intervista che potreste presto vedere, o ascoltare.
Il greenpass universale fa impazzire i notutto (per niente)
Il c.d. “greenpass universale” altro non è che un libretto sanitario elettronico.
Il riferiemento al Greenpass è tecnico e non tematico: siccome l’esperienza del Green Pass ha dimostrato che in poco tempo è stato possibile creare un’infrastuttura tale da consentire di poter scambiare rapidamente in sicurezza e privacy dati che sono già disponibili presso le autorità sanitarie locali e non coinvolgono improbabili scambi tra soggetti terzi, questo può essere usato per migliorare forme documentali già esistenti.
Esiste già un Fascicolo Sanitario Elettronico, facilmente accessibile in molti casi (qui il portale per l’Emilia Romagna).
Esistono almeno dal XVI secolo le c.d. “fedi di sanità” o “bollette di sanità”, documenti necessari per certificare l’immunità da malattie contagiose o la presenza o meno della peste, per esempio in un porto toccato da una nave.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha rilasciato fin dal 1944 un Certificato internazionale di vaccinazione o profilassi, ancora in uso anche se esclusivamente per la febbre gialla e, come chiunque viaggia sa, esiste un numero di vaccinazioni obbligatorio per viaggiare in determinati paesi.
Il Green Pass è stato semplicemente una forma moderna di tale concetto, che contiene gli stessi dati dei Passaporti Sanitari precedenti, ma secondo le norme del GDPR, ma limitato alla sola vaccinazione COVID19.
Nel caso di specie, inquadrato il 5 di Giugno, potremmo invece avere un cittadino Italiano che, recatosi in Spagna per turismo si ritrova ad aver bisogno di un particolare farmaco salvavita riportato nel suo fascicolo sanitario.
Anziché dover sperare che qualcuno contatti qualcuno che contatti il medico curante a casa, e nel frattempo il tizio è bello che stramorto, diventa possibile accedere al suo fascicolo sanitario e salvarlo.
Oppure, come per i documenti di viaggio dopo Schengen, non avrai bisogno di esibire i certificati vaccinali per entrare nei paesi aderenti ove richiesto: cosa che tecnicamente dovrebbe far piacere ai notutto/nodocumenti.
Ma invece siamo ancora qua, a parlare dell’ovvio.
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