Il gigante buono e quell’amore non corrisposto è quel genere di titolo che indigna ed infiamma. E che, giustamente, noi stessi non avremmo mai usato.
Non siamo immuni alla critica, e sappiamo quanto scegliere un titolo non sia una scelta esatta. Il titolo deve riassumere e non può comprendere in sè un intero articolo. Un titolo non può essere preciso.
Ma un titolo come Il gigante buono e quell’amore non corrisposto è tragicamente inadatto a racchiudere una vicenda complessa e dolorosa, arrivando a banalizzare una tragedia in una bagatella amorosa.
Il tweet, apparso questa mattina, ha già ricevuto centinaia di risposte al fulmicotone. Irate e indignate quanto basta
E il tweet riporta il titolo. Triste conclusione di una vicenda che va ben oltre i piccoli problemi di cuore
La storia di cui trattiamo è la storia di un’ossessione.
Lui diceva che era la sua fidanzata, ma lei precisava sempre che il legame era solo di amicizia. E forse è proprio in questo scarto d’intenti che è maturato il delitto. Lui andava a prenderla a fine lavoro per portarla a casa e lei scendeva in fretta dall’auto quasi scappando perché Sebastiani voleva baciarla. Diceva di adorarla, ma di un amore malato, morboso e non corrisposto. Una storia che andava avanti da parecchio tempo sempre appesa a questa incomprensione di fondo dove le intenzioni e i fini non combaciavano. Una storia con presupposti troppo fragili per potersi trascinare a lungo.
E alla fine, il desiderio morboso di Massimiliano S. si è trasformato, come troppe volte accade, da idea in azione.
Un delitto di impeto, è una delle ipotesi vagliate. L’ultimo diniego al quale M.S. ha posto “rimedio” con la soppressione fisica.
Oppure, come ricorda lo stesso Il Giornale, al netto del titolo indecifrabile, un delitto premeditato, la lucida vendetta di un soggetto che, sapendo di non poter ottenere altro, ha pianificato una crudele vendetta.
Solo nei prossimi giorni capirà cosa si è rotto, cosa ha scatenato Sebastiani, trasformando in odio la sua funzione di amore. Un rifiuto, una gelosia fondata o meno, o semplicemente la resa di fronte alla propria inadeguatezza? E in queste ore prende sostanza una ipotesi che già da giorni i carabinieri formulavano: che non sia stato un delitto di impeto, ma un piano criminale mediato e organizzato con calma, nel tempo. E alla fine messo in pratica.
Valgono le considerazioni esposte dal Corriere della Sera
Le indagini aiuteranno a capire meglio, ma purtroppo — se le prime ricostruzioni verranno confermate — la dinamica sembra quella di sempre, con in più un’aggravante. Succede in media ogni tre giorni: un uomo uccide una donna a cui era o è legato perché lei non è disponibile alla sua volontà. Ed Elisa, che pure con Sebastiani aveva un rapporto stretto di amicizia, era la donna indisponibile per eccellenza. Il suo interesse reale era per le donne, non per Sebastiani. Ancora una volta c’è un uomo che pretende di avere un diritto su una donna, in nome di quello che lui e solo lui prova. Incapace di vederla come una persona indipendente dai suoi desideri, la vuole alle proprie condizioni. Ma Elisa a quelle condizioni non voleva stare, si era presa la libertà di decidere per sé. Si sottraeva senza appello al desiderio del maschio. In quanto donna e, ancor di più, in quanto donna che amava le donne. Ancora oggi in Italia ci sono uomini per cui questo è intollerabile.
Allora, tutto ciò premesso, che senso ha titolare, a due colonne
Il gigante buono e quell’amore non corrisposto
Cosa c’è di buono nel perseguire una relazione che non esiste, nell’arrivare a spegnere un’amicizia che unilateralmente si voleva essere qualcos’altro nel sangue?
Twitter, ancora adesso, è infuocato. E non riusciamo a biasimare chi lo sta infiammando, anche se ci dissociamo dai toni più aggressivi come è nel nostorocostume. Con reazioni come
Buono un par de palle!!!! Allora giustifichiamo chi uccide perché respinto? Buffoni
eh poverino, lui è buono, è lei la responsabile del proprio omicidio
Il solito problema del titolo “civetta” che dice altro rispetto all’articolo. Altra perversione del giornalismo moderno….
E il rischio corso da simili narrazioni, evidenziato da chi di violenza si occupa, per combatterla
Ci sono molti modi per raccontare una storia. Alcuni scelgono la via del tatto.
Ma mai si dovrebbe scegliere, anche per farne un titolo “civetta”, una narrazione basata su stilemi che conducono al reiterarsi, ancora ed ancora, di una visione tossica delle relazioni uomo-donna.
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