Il giallo di Snake Island conferma quello che sapevamo: un tempo i nostri nonni avevano il problema di avere troppe poche informazioni.
Noi abbiamo il problema di averne troppe e volutamente contraddittorie e confuse. Infodemia, o Infowar. La Guerra si combatte anche in una gara di balle.
Abbiamo quindi una notizia di guerra: in un avamposto Ucraino, a Snake Island, dei soldati avrebbero risposto all’ultimatum dei soldati russi in modo sprezzante, venendo quindi condannati alla sconfitta.
Sconfitta che secondo fonti ucraine ha portato alla morte, secondo fonti russe alla resa.
Risultato? In queste ore nei social impazzano video filorussi di soldati che sbarcano da navi, e siamo spinti in un “famo a fidasse” collettivo a credervi.
“Famo a fidasse” che diventa un allucinato atto di fede: se credi sei amico di Putin, in una sorta di conflitto dove la personalizzazione diventa tutto. Se non ci credi sei un nemico.
Sulla questione di Snake Island il Washington Post ha una registrazione dello scambio tra i soldati e la testimonianza di fonti americane che definiscono l’accaduto “straziante”.
Per il resto, siete invitati a non credere ad un video solo perché “vi è stato mostrato su Internet”.
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