Il Giallo delle Mascherine “non dispositivo medico”, che giallo non è
Ci segnalano i nostri contatti un presunto giallo. Mascherine, di una nota marca che noi censuriamo ma loro no, descritte come “non dispositivo medico”.
Esattamente come per quella volta che gli astuti complottisti scoprirono l’esistenza in commercio di disinfettanti “efficaci contro il Coronavirus”, deducendo quindi che i cinesi qua a fianco avessero scoperto un disinfettante miracoloso in grado di sconfiggere la Pandemia e lo vendessero per pochi spicci, anche in questo caso ci sono diverse valutazioni da fare.
La didascalia in fondo alla confezione riporta
Mascherina filtrante ad uso esclusivo della collettività. Non per uso sanitario o sui luoghi di lavoro. Uso singolo. Conforme alle indicazioni della Circolare del Ministero della Salute 0003572-P-18/03/2020. Questo prodotto non è un dispositivo di protezione né un dispositivo medico.
E tanto è bastato ai nostri astuti complottisti per sentirsi scopritori della grande truffa delle mascherine “non dispositivo medico”.
Sarebbe bastato leggere la Circolare del Ministero della Salute, e inseguire il dibattito sulle mascherine: dibattito al quale spesso siamo stati, nostro malgrado, chiamati a partecipare.
Il mistero, risolto, delle mascherine “non dispositivo medico”
La Circolare indicata parla delle c.d. “Mascherine compassionevoli”.
Oggetti creati accorciando il necessario (in condizioni ordinarie) processo di autocertificazione per venire incontro all’esigenza di dispositivi di protezione e contenimento in tempi di evidente scarsità degli stessi.
La mascherina non protegge dal contagio? Diteci qualcosa che non sappiamo. In realtà la mascherina aiuta a proteggere dal contagio, ma mai da sola. Ma in sinergia con altre ottime pratiche di cui presto vi parleremo, anche quel piccolo aiuto in più la differenza la fa, in tempi in cui anche una piccola differenza è gradita.
Scopo della mascherina compassionevole non è rendervi immuni dal Coronavirus, per quello servirebbero strumenti di protezione individuale più potenti e costosi, ed anche così potete avvicinarvi e molto alla protezione totale, ma mai toccarla.
Un po’ come il fatto per cui il profilattico riduce moltissimo il rischio di malattie veneree e gravidanze indesiderate, ma sarebbe un falso dire che consente il 100% di sicurezza in ogni occasione.
Vuoi per l’occasionale incidente, vuoi per l’uso stolto di cui lo usa in modo inappropriato.
Idem con le mascherine: una mascherina compassionevole non protegge esattamente dal contagio.
Limita il numero di particelle che un asintomatico, infetto a sua insaputa, potrebbe liberare nell’ambiente a sua volta.
E se la indosso io proteggo un po’ te, se la indossi tu proteggi un po’ me, i nostri un po’ si sommano e diventano qualcosa.
Anche se non indossiamo le preziose FFP3, o le N95, o mascherine per uso medico (che quindi impediscono ai nostri medici di ammalarsi, o meglio unitamente a visiere, guanti e grembiuli protettivi rendono assai meno probabile il contagio), così facendo aggiungiamo un piccolo tassello ad una struttura protettiva.
Come ci ricorda il Dottor Fanari
esse hanno un’utilità modesta.
È molto più utile il rispetto delle norme igieniche (attenta pulizia delle mani, evitare di toccarsi occhi, naso e bocca potendo portare il virus alle mucose, starnutire e tossire nell’incavo del gomito , soffiarsi il naso usando fazzoletti monouso da eliminare ad ogni utilizzo, pulire adeguatamente le superfici di contatto della casa, rispettare la distanza minima gli uni dagli altri superiore a 1 metro ed evitare di frequentare luoghi affollati) e della prescrizione di non uscire di casa.
Naturalmente l’articolo citato è stato redatto in tempi pre-lockdown: ora che si rende necessario uscire di casa per lavorare, acquistare il necessario per vivere e contribuire alla ricostruzione della società post-lockdown (conservando comunque il raziocinio) ogni altra raccomandazione va accolta, ma in sinergia con le altre.
Aggiunge la Fondazione Veronesi
Il Ministero della Salute in Italia riprende questa impostazione, ponendosi un problema di sostenibilità dei consigli diffusi alla popolazione. Inoltre mette in guardia sui possibili rischi di un uso poco corretto delle mascherine: «L’uso della mascherina aiuta a limitare la diffusione del virus ma deve essere adottata in aggiunta ad altre misure di igiene respiratoria e delle mani. Infatti, è possibile che l’uso delle mascherine possa addirittura aumentare il rischio di infezione a causa di un falso senso di sicurezza e di un maggiore contatto tra mani, bocca e occhi. Non è utile indossare più mascherine sovrapposte. L’uso razionale delle mascherine è importante per evitare inutili sprechi di risorse preziose».
Riassumendo
La mascherina aiuta? Certo, ovviamente, anche se sulla confezione non può essere riportato che la mascherina compassionevole è equipollente a quelle “professionali”.
Ma aiuta da sola? Assolutamente no.
Indossare la mascherina aiuta se assieme alla mascherina ricorderete di lavarvi le mani, rispettare le distanze di sicurezza, evitare assembramenti, evitare di starnutire in giro e toccare superfici potenzialmente infette per poi contaminare tutto quello che toccate a cagione della vostra igiene imperfetta.
Senza? Sarebbe come dichiarare che il giubbotto catarinfrangente protegge dagli incidenti, per poi correre in mezzo alla Statale, in pieno orario di punta e quando c’è traffico, attraversando la carreggiata avanti e indietro e senza guardarvi intorno prima perché “tanto ho il giubbotto catarinfrangente”.
O urlare allo scandalo perché nessun produttore di giubbotti potrà garantirvi l’immunità dagli incidenti stradali e dall’essere travolto da veicoli a velocità sostenuta.
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