Sotto l’ombrellone l’umanità ha bisogno di gialli, come il “giallo” dei cinque casi COVID in Puglia riportato dall’epidemiologo Luigi Lopalco.
Epidemiologia, task force e politica sono argomenti hot, e siamo stati stimolati (anche con accenti poco gradevoli, dobbiamo ammetterlo, avremmo gradito richieste molto più conferenti…) a rendere un parere.
Ma il fact checking non è un fornello pronto, ma un piatto da gourmet.
Per avere un hamburger cotto in fretta e furia, basta un ragazzino con la paletta e una svizzera: se volete un piatto commestibile, se volete un fact checking fatto bene dovete chiedere educatamente, aspettare con rispetto e ricevere il responso.
Potranno volerci poche ore o alcuni giorni: non dipende da noi, e sicuramente non dipende da voi. Chiedere con biasimevole arroganza non accorcerà quel tempo.
Se aveste aspettato vi sareste resi conto che la presunta discrepanza, come descritta da quotidiani successivi, non esiste.
il 14 agosto il professor Lopalco aveva lanciato l’allarme: cinque ragazzi, tutti tra i 20 e i 30 anni, ricoverati presso il reparto di pneumologia dell’ospedale D’Avanzo di Bari e presso il reparto di malattie infettive dei Riuniti di Foggia. Tuttavia questi cinque nuovi ricoveri di Covid non comparivano in nessun bollettino della Regione Puglia. E gli stessi ospedali – contattati dagli organi di stampa – dicevano di non saperne nulla.
Quindi vediamo: il quattordici agosto il professor Lopalco parla di cinque ragazzi tra i ricoverati della tornata del giorno.
Alcuni giornalisti telefonano agli ospedali per chiedere lumi.
Noi stessi abbiamo preferito astenerci da una simile opera, inutile quanto perniciosa: come è ben noto a tutti, il dato biomedico è tra i dati tutelati dalla privacy più tutelato e segretissimo.
È assai improbabile che una semplice telefonata basti ad ottenere il dato.
Infatti Lopalco stesso, come vedrete nell’articolo citato con un semplice click, ha provveduto ad inviare copia degli archivi in suo possesso in quanto parte della Task Force regionale, provvedendo alla censura di tutti i dati personali e medici tranne l’anno di nascita dei giovani. Tutti classe 1998, 1997, 1993 e 2000.
La spiegazione del “giallo” dei cinque casi COVID in Puglia? Lasciamola all’interessato
Ovviamente, se parli di casi severi e qualcuno chiama in ospedale per chiedere di casi gravi i medici, già in vistoso imbarazzo nel doversi trovare a discutere di dati potenzialmente protetti dalla privacy, andranno nel pallone e ti diranno di non avere casi severi.
Del resto, tu hai chiesto i casi gravi, che nella nomenclatura scientifica sono tutt’altra cosa.
Se invece chiedi a Lopalco i tracciati, doverosamente censurati dei dati protetti da privacy dei malati del giorno indicato, otterrai i tracciati.
Che voi ora potrete leggere qui.
Mistero risolto, miei giovani Detective Conan.
E ricordate che la fretta è cattiva consigliera, e potrebbe spingerci in futuro a non accettare richieste a fornello pronto.
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