Il Garante della Privacy e i cellulari che ascoltano: doverose precisazioni
Ci segnalano i nostri contatti una serie di articoli sui “cellulari che ascoltano” le parole degli utenti.
In realtà, come rivela il nostro decano Attivissimo, la questione non è così netta.
Leggiamo la dichiarazione del Garante: in primo luogo non parla dei cellulari in generale, ma dell’uso di app, per cui
Molte app, infatti, tra le autorizzazioni di accesso che richiedono al momento del download, inseriscono anche l’utilizzazione del microfono
Ovviamente: ad esempio chiunque sia un utente di Amazon Echo sa che esiste una intera sezione sul portale Amazon che consente di rivedere l’elenco dei comandi audio impartiti al proprio dispositivo Alexa e decidere di cancellarne la cronologia.
Se al Garante viene detto che ci sono app che chiedono l’uso del microfono, esso ovviamente verificherà che tutte le app siano quantomeno ligie come Amazon. È lì apposta: controlla che le regole siano eseguite.
In secondo luogo
il Garante per la privacy ha avviato un’indagine dopo che un servizio televisivo e diversi utenti hanno segnalato come basterebbe pronunciare alcune parole sui loro gusti, progetti, viaggi o semplici desideri per vedersi arrivare sul cellulare la pubblicità di un’auto, di un’agenzia turistica, di un prodotto cosmetico.
Il che non significa che il Garante stia dando ragione al servizio televisivo a prescindere. Significa, un po’ come per “le segnalazioni di farmacovigilanza“, che se qualcuno chiede qualcosa al Garante, egli si prende tempo per decidere.
Significa che esistono cellulari che ascoltano gli utenti per proporre pubblicità? Forse. Non si sa ancora. Vedremo.
Il Garante senz’altro ci farà sapere.
E non solo.
I cellulari che ascoltano e l’illusione di frequenza
Una delle peculiarità della mente umana è che ricorda solo gli eventi che la colpiscono particolarmente.
Potrei sostanzialmente attraversare la stessa strada mille volte senza mai notare un cartello pubblicitario: dopo averlo notato per la prima volta, la mia mente sarà “ossessionata” dalla pubblicità vista e noterà che per “coincidenza” quel marchio particolare sembra seguirlo ovunque vada.
È così che l’illusione di frequenza ha preso il nome di Fenomeno Baader-Meinhof, dai lettori di una rivista che sembravano imbattersi nell’omonimo marchio dopo che una prima posta del lettore ne aveva parlato.
L’illusione di frequenza è un fenomeno innocuo, salvo quando capita a persone affette da schizofrenia o sindromi paranoidi, dove agisce da volano per la loro paranoia, o quando affligge i ricordi di un testimone forense.
Ciò posto, l’indagine del Garante dovrà vertere proprio su questo: chi dice che “il cellulare gli ha proposto cose di cui parlava ad alta voce”, lo dice perché effettivamente il cellulare ha captato la sua voce, oppure perché ha notato tra le infinite pubblicità ricevute quelle di cui parlava, rinforzato dalla diffusione di notizie sui cellulari che ascoltano?
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