Ci segnalano i nostri contatti una bufala che riecheggia il “birtheism” caro ai complottisti MAGA e alt-right: la teoria del finto certificato di nascita di Imane Khelif rilasciato solo nel 2018 per consentire all’atleta la partecipazione ai giochi Olimpici.
Parliamo del birtheism perché è la stessa bufala che ha colpito Barack Obama e Kamala Harris: la teoria secondo cui esistono dei “documenti reali” che dimostrano la realtà nascosta e i “Poteri Forti” muniscano a comando i loro agenti di nuovi documenti, ma con errori che il “popolo della Rete” può individuare.
Il popolo della Rete in questo caso non sa che quello che il padre di Imane Khelif sta esibendo, assieme a diversi trofei sportivi è un duplicato, anzi copia autentica o duplicato del libretto di famiglia.
Dato di cui canali social e televisivi Algerini non hanno fatto alcun mistero allo scopo di fare chiarezza.
Un duplicato del libretto di famiglia può essere richiesto in ogni momento, e sicuramente non per “cambio di sesso”, dato che in Algeria il cambiamento di sesso o genere non è consentito nei documenti ufficiali, né sono consentiti trattamenti medici o ormonali per la transizione ad un altro sesso.
La narrazione per cui Im,ane Khelif avebbe quindi richiesto un nuovo certificato di nascita per cambio di sesso nel 2018 impatta col fatto che se questo fosse mai accaduto, in base alla legge islamica vigente la sua carriera sportiva sarebbe finita sul posto.
Inoltre ulteriore elemento della bufala si basa sul fatto che l’atleta non avrebbe mai boxato prima del 2018, e per quella data le servivano documenti “falsi”.
Dato anche questo falso, dato che l’atleta ha cominciato, con l’iniziale opposizione paterna in quanto per la sua famiglia tradizionale “il pugilato non era uno sport adatto alle donne”, la sua carriera sportiva a 16 anni, quindi nel 2015, coi primi successi arrivati un anno dopo.
Infine, la bufala virale fa espresso riferimento ad un testo che abbiamo già esaminato: un’intervista dome Imane Khelif conferma di aver avuto interesse verso il pugilato sin da giovanissima, usando il termine “Drari”, equivalente del “child” in algerino usato per descrivere bambini di entrambi i sessi.
Una assurda, sviata e falsificata traduzione di quel brano trasforma invece la frase in una sorta di improbabile ammissione per cui la Khelif sarebbe stata un “bambino soldato dell’Algeria” diventato poi donna transgender.
Il tutto in uno stato dove l’intera carriera descritta è severamente vietata per legge.
Il presunto “certificato di nascita di Imane Khelif” è in realtà copia autentica del suo libretto di famiglia, riportante il suo sesso di nascita, in quanto peraltro in Algeria è legalmente impossibile ottenere documenti che riportino un sesso diverso da quello riscontrato alla nascita.
Si tratta del tentativo di riavviare la bufala, politicamente orientata, secondo cui Imane Khelif sarebbe un “uomo transessuale” al quale il CIO ha consentito la partecipazione in quanto organizzazione “corrotta e perversa” secondo le parole di una IBA trasformata impropriamente in “Associazione mondiale del Pugilato”
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