Il mito della masturbazione che fa diventare ciechi e coi palmi pelosi è uno dei più antichi tra tutte le leggende metropolitane. Tutti lo conoscete, tutti. E tutti ormai sapete quale barzelletta sia diventato.
Quindi non vi diremo che a memoria d’uomo nessuno è diventato cieco a causa della masturbazione, ma vi diremo perché tale mito è diventato peculiarmente diffuso e quando.
Che la masturbazione fosse nel mirino delle religioni monoteistiche occidentali lo sapevamo e lo abbiamo visto. Un falso mito di cui abbiamo parlato in precedenza attribuisce ai cereali per la colazione Kellogg’s il ruolo di “prodotto antimasturbazione”, dato falso anche se il suo inventore faceva parte di una setta religiosa particolarmente ostile alla masturbazione ed era convinto che, assieme al vizio alimentare bisognasse combattere anche il vizio sessuale.
Il riferimento è infatti al mito di Onan, personaggio del libro della Genesi ucciso da Dio in persona per aver preferito la masturbazione all’ingravidare la moglie del fratello morto (e malvagio) garantendo così la sopravvivenza della sua stirpe, narrazione con un evidente livello sociale e metaforico che vede nel sesso di riproduzione una sorta di “obbligo sociale” per mantenere alto il numero della popolazione.
Onan divenne pertanto sinonimo di “masturbatore”, la stessa masturbazione divenne “l’Onanismo” o “Vizio di Onan” e nel 1716 un anonimo libercolo aggiornato costantemente per decenni fino a diventare un gargantuesco monumento contro la masturbazione.
Il testo si chiamava “Onania: l’atroce peccato dell’autoinquinamento”, e si presupponeva scritto da un non meglio precisato Dottor Bekkers o dal famoso chirurgo John Marten.
Entrambe le attribuzioni sono spurie e non provate, quello che è certo è che Onania era l’equivalente della pubblicità truffaldina che promette cure semplici per le malattie più particolari.
In questo caso, gli anonimi autori delle diverse edizioni di Onania assicuravano che la masturbazione era la causa dei mali più frequenti, dalla cecità fino alla debolezza articolare, passando per l’isteria, l’epilessia, il pallore e la nascita di figli malaticci.
“Ovviamente”, e nello stile truffaldino che abbiamo imparato a conoscere, “Onania” era venduto in ogni farmacia, col passare del tempo le edizioni si arricchivano di presunte lettere di masturbatori cronici ridotti quasi in fin di vita che grazie all’acquisto di preparati galenici reperibili in farmacia avevano ritrovato la salute e “casualmente” le stesse farmacie che vendevano Onania erano ben liete di vendere i prodotti necessari a “invertire” la devastazione fisica causata dalla masturbazione.
Le presunte lettere erano peraltro un piccolo catalogo di insicurezze sessuali del borghese d’età Vittoriana, risolte con bibitoni e terapie improbabili in un’era in cui il “massaggio pelvico” del medico era considerato alternativa accettabile alla masturbazione femminile e cura dell'”isteria”.
Se eri uomo, ovviamente, ti toccava essere terrorizzato da Onania e spennato per comprare delle cure inutili, inesistenti quanto i sintomi.
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