Il (falso) mistero delle statistiche per morti COVID19
La quarta ondata sembra arrivata a scavallare il picco, ed il (falso) mistero delle statistiche per morti COVID19 è ora l’argomento di discussione principale nella sfera novax.
Sfera novax che ormai somiglia sempre più al cattivo scolaro un po’ bullo che, infilato a forza in un progetto di gruppo, decide di defilarsene, se non di ostacolarlo per antagonizzare gli “odiati secchioni”.
Salvo poi presentarsi al momento della raccolta dei voti per godere del duro lavoro dei compagni di classe.
In una situazione in cui non puoi neppure bocciarlo perché tale atto sarebbe definito “divisivo”, consentendogli quindi di godere dei benefici di un gruppo sociale che ha avversato e spesso aggredito.
Quindi sì, apparentemente la quarta ondata è nella sua fase calante, e stiamo raccogliendo i benefici di una campagna vaccinale che sia pur potendo andare meglio è stata globalmente ben recepita e che ha ridotto i numeri del contagio in modo imponente.
Basti pensare alla differenza rispetto l’anno scorso, dove l’Italia combatteva ancora con le restrizioni pandemiche.
Il (falso) mistero delle statistiche per morti COVID19
Partiamo da un cardine fondamentale del ragionamento: la narrazione novax di un’Italia “prima per morti” è, effettivamente, un falso mito
per l’Italia, il numero di decessi è pienamente in linea con quello di tutti gli altri grandi Paesi europei. In ordine di “merito” troviamo Spagna (278 decessi per milione di abitanti), Francia (305), Italia e Germania (entrambe a 327) e Regno Unito (430). Il motivo per cui le differenze sembrano elevate (i decessi sono del 55% più alti in Regno Unito rispetto alla Spagna) è data dal fatto che non vengono inserite nell’intero contesto europeo. Viene fatto cioè un (involontario o malizioso) cherry picking, ovvero si scelgono i dati che meglio si adattano alla tesi.
Recita il rapporto ISPI che vi invitiamo a riscontrare per intero, allo scopo di evitare il malizioso “cherry picking” responsabile del (falso) mistero delle statistiche per morti COVID19.
Un ulteriore elemento evidenziato dal rapporto è la mancanza di normalizzazione del dato.
In statistica non puoi limitarti “all’uso ignorante” a “prendere due statistiche e sovrapporle una sull’altra per vedere le righe”.
Tale bizzarra metodologia ci è stata sottoposta sui nostri social più volte da profili autodichiaratasi novax. E tale metodologia è grandemente inesatta e, ove portata ad un esame di statistica, comporterebbe la bocciatura del candidato con l’invito a valutare una diversa prospettiva di carriera.
Ogni stato ha infatti una diversa demografia, dalla quale si evince che
Incrociando la letalità di Covid-19 con la nostra composizione demografica, dovremmo attenderci un numero di decessi per milione di abitanti del 20% superiore a quello spagnolo, e invece ci “fermiamo” a un +17%. Rispetto alla Francia dovrebbe registrare un numero di decessi del 14% superiore, e invece ci fermiamo a un +7%. Rispetto alla Germania, infine, il numero di decessi per milione italiano dovrebbe essere del 6% più elevato, e invece la differenza è nulla.
Aggiungiamo inoltre il fatto che per una mera questione di logica l’indice di mortalità è l’ultimo a calare.
Quando calano i contagi, restano i pazienti nelle T.I. che ci erano arrivati durante la bufera di contagi.
Pazienti che inevitabilmente saranno destinati ad uscirne guariti, o a morire, creando così uno scollamento tra i diversi indici fino a due settimane.
Teniamo inoltre presente le diversità nel tracciamento e nella registrazione dei dati: qualità in cui, almeno fino al crollo del tracciamento dato dalla bufera Omicron, l’Italia è stata assai diligente.
Elementi di criticità
Ascoltando le diverse campane, dobbiamo rilevare che riviste come il Sole 24 Ore hanno effettivamente individuato elementi che avrebbero potuto rendere tale “vantaggio sul virus” ancora più marcato, limitando quindi un numero di decessi che come abbiamo visto rientra nella media europea.
Ad esempio l’ormai decennale questione della medicina del territorio da potenziare, lezione importante che dovremo tenere di conto anche dopo la pandemia.
Come anche dovremo pensare, nell’obiettivo dell’endemia, ad una filiale dell’infialamento e della produzione di vaccini maggiormente radicata sul territorio.
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