Lo scandalo corre sui social. Il direttore tedesco insegna l’Italiano, la contrapposizione tra l’Oriundo Alemanno inviato ad insegnare la lingua di Dante ai figli della Lupa e dell’Arno.
Tranne per il fatto che potremmo considerare il tutto un acchiappaclick.
Nessuno sta insegnando l’italiano a nessuno, ma un’amministrazione sta sollevando un problema di forma.
Noi siamo non solo quello che comunichiamo, ma come lo comunichiamo. Il Direttore della Galleria degli Uffizi, Eike Schmidt, si è sostanzialmente ritrovato a doversi districare in quanto di peggio il “linguaggio 2.0” abbia partorito.
Come riporta correttamente La Stampa sin dal titolo Schmidt non ha insegnato l’Italiano ma bandito la sciatteria.
È necessario evitare sempre, ove dove possibile il punto esclamativo, mentre sia per il punto interrogativo sia per il punto esclamativo occorre digitarlo una sola volta alla fine della frase senza mai ripeterlo
Riporta il testo della circolare che, anche logicamente, censura anche l’uso “alla social” dei tre punti di sospensione
in quanto il significato dei singoli paragrafi dei testi delle e-mail di lavoro deve essere chiaro, esplicito e mai allusivo
Chiedendo di mantenere le maiuscole ai casi in cui sia ortograficamente consigliato e non e per l’enfasi impropria nella quale il linguaggio social ci ha piombato.
Vera Gheno, sociolinguista, autrice, scrittrice e traduttrice, ce lo ricorda espressamente in un suo mirabile intervento sul tema: parliamo di indicazioni di stile e del non creare una notizia laddove non ve ne è.
Possiamo concordare che i punti esclamativi ripetuti sono più adatti a commenti social come “Bergogniaaah!!! Clicca e condividi lo skantalooo!!11111!!11!1” che ad una comunicazione che si vorrebbe istituzionale, se non altro se non logica e prestigio.
Se una “arlecchinata” con più font di più colori ed un abuso di caratteri di dimensioni diverse, grassetti gettati a casaccio in pasto alla folla e i “tre punti” tipici del fine pensatore Facebook possono restare in un commento, non dovrebbero arrivare alle mail aziendali.
Peraltro è logico chiedere uniformità ad una stessa amministrazione: il lessico usato non può essere difforme a seconda della mano che stende la nota.
Fermo restante che anche un tedesco, quando ritiene, può insegnare ad un Italiano che si può anche parlare come si mangia, ma se una circolare di un Museo diventa indistinguibile da un “Buongiornissimo Kaffè”, allora si mangia tutti molto male.
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