Il dannoso mito dell’Olio di Colza al posto del biodiesel
Coi rincari del prezzo della benzina e dei carburanti per uso civile tornano le ricette fai da te per prodursi biodiesel in casa. Premettiamo: il concetto di biodiesel esiste, quello che non esiste è versare olio di colza o olii alimentari esausti nel serbatoio del carburante, anche miscelati al diesel.
Il vero biodiesel è composto sì da biomasse organiche, ma trattate in modo adatto ad essere utilizzabili nel motore senza danneggiarlo.
Il dannoso mito dell’Olio di Colza al posto del biodiesel
Il portale Zeusnews ha individuato il caso zero della diffusione virale della fake news, che assai probabilmente esisteva già da tempi precedenti ad Internet stessa avendo modo di “sedimentarsi” nell’uso (e come vedremo la parola sedimento è la più adatta) in un commento del lettore lasciato nel 2005 sul “Blog di Beppe Grillo” dal provocatorio titolo “La colza danneggia gravemente Siniscalco”, ora rimosso ma che alcune pagine, che abbiamo archiviato, hanno fatto in tempo a salvare come archivio storico di una diffusione virale che all’epoca avveniva per mezzo di email.
L’email faceva riferimento all’allora ministro delle finanze (consentendo quindi di avere un ulteriore elemento che consente di datare la bufala al 2005, essendo stato Siniscalco Ministro dell’Economia e delle Finanza dal 2004 al 2005) e millantando come fonte “Beppe Grillo” (in realtà era un commento ad un articolo: come se qualcuno ci attribuisse la paternità e l’autorevolezza di tutti i commenti social delle persone che non siamo riusciti a bannare in tempo…).
La mail, con toni rissosi e bellicosi affini ai dicorsi pubblici del “Va**ancu*o” del Grillismo della prima millanta che i primi motori diesel in realtà erano motori a olio di colza perché “Se non esisteva il motore non esisteva il diesel, quindi non si sapeva cosa metterci, quindi andavano ad olio”, e che quindi tutti i motori diesel possono usare olii alimentari esausti.
La premessa stessa a pensarci è un capolavoro di assurdità e logica circolare, dato che la storia del gasolio e del motore diesel per uso industriale e poi civile marciano assieme sin dalle origini del motore diesel nelle officine MAN di Augusta, col motore diesel nato per usare il gasolio nel modo più efficiente possibile.
La bufala fa anche riferimento ad un fantomatico articolo del “Resto del Carlino”, di cui non vi è nessuna fonte. Tecnica questa ancora usata nel mondo delle bufale: si usa l’autorevolezza di un importante quotidiano, sapendo che la smentita si diffonderà meno della bufala.
Perché non funzionerà mai
Abbiamo pubblicato noi stessi articoli sul biodiesel. Ad esempio in tempi recenti uno su come in Giappone un trenino turistico (la “linea ferroviaria Amateratsu, per i curiosi) usato come “prova di concetto” e una piccola flotta di veicoli industriali usano biodiesel raffinato da olii alimentari e brodo avanzato, ma la parola chiave è la raffinazione.
Gli scarti di olio e brodo devono essere raffinati industrialmente, privati della glicerina e dei residui ed anche così il prodotto risultante ha una data di scadenza molto bassa, e potrà essere conservato correttamente solo per pochi mesi, trascorsi i quali dovrà essere buttato.
Torniamo quindi a noi, ipotizziamo quindi il nostro amico complottista che, comprato un boccione di olio di colza o raccolto in una tanica il fritto della suocera, decida di versarlo nel motore, integralmente o miscelato al diesel.
Probabilmente, se avesse a disposizione un veicolo molto vecchio, ma parliamo di veicoli considerati desueti nel 2005, adesso praticamente rottamati, un motore desueto e privo dei benefici della moderna tecnologia, se la caverebbe con un motore “arricchito” da residui che ne danneggiano resa, tenuta e durata nel lungo periodo, oltre che riconoscibile da prestazioni fortemente degradate ed una fortissima puzza di fritto.
In un motore moderno invece l’uso dell’olio di colza diventa una condanna a morte certa che “fodera” il delicato sistema pompa-iniettore di morchia e altri residui portando a gravissimi danni.
Per essere maggiormente precisi, come ricorda l’Automobil Club Tedesco gli olii vegetali hanno una maggiore viscosità, che unita ai citati depositi può causare otturazioni nel filtro gasolio e nelle tubazioni, problemi al sistema pompa-iniettore e irrorare componenti delicate come le guarnizioni di residui in grado di deteriorarle fino a danneggiarle.
Inoltre, arrivati al punto della storia in cui le guarnizioni si usurano, si può avere contaminazione incrociata di olio motore e carburante, creando una serie di danni concatenati su tutto il motore.
I costi fisici e ambientali
In alcune varianti della falsa credenza leggerete che “diluendo” l’olio di colza con diesel e procedendo a “periodici lavaggi del motore” tali effetti collaterali “spariscano” o vengano attutiti fino a poter usare il motore.
A questo punto la domanda è: perchè?
Farsi ripulire un motore a quel modo più volte del dovuto abbatte ogni risparmio che potreste aver ottenuto usando combustibili inadeguati.
Anche postulando l’uso di una miscela 70/30, il risparmio di quel 30% di diesel sarebbe divorato dai costi per un incrementato bisogno di manutenzione e continua sostituzione delle parti usurate, data l’accelerazione impressa ad usura e invecchiamento del motore stesso.
Fermo restante che l’illusione riportata nella mail che essendo la colza un “materiale naturale” sia più ecologico è del tutto falsa.
Parliamo sempre di bruciare oli esausti in una camera di combustione, liberando sostanze inquinanti e maleodoranti in un contesto urbano.
La colza inoltre va coltivata, e la sua coltivazione, tra terreni usati, concimi e trasporto ha un suo costo e una sua impronta ambientale che la falsa credenza mistifica.
A parte, ovviamente, le sanzioni per chi viene “pizzicato” a sperimentare con l’olio di colza.
Come posso risparmiare allora?
Come si è sempre fatto: se non potete valutare per ragioni economiche l’acquisto di una vettura ibrida o elettrica, adottando uno stile di guida migliore, senza accelerazioni e “strappi”, una guida meno nervosa, usando i mezzi pubblici quando possibile e riservando l’automobile alle lunghe percorrenze.
Ne guadagneranno ambiente, salute e portafoglio.
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