Ancora oggi c’è chi attribuisce all’immenso Niccolò Paganini il merito di aver insegnato il tapping a tutti i chitarristi che sarebbero emersi un secolo dopo. La paternità di questo virtuosismo è contesa, però, con il nome di Vittorio Camardese, un genio quasi sconosciuto che nel 1965 incantò il pubblico degli studi Rai durante lo show Chitarra Amore Mio condotto da Arnoldo Foà. Camardese era un radiologo autodidatta, e con quell’esecuzione scrisse uno dei capitoli più importanti della storia della chitarra.
Mentre ancora si insiste nell’attribuire a Eddie Van Halen l’invenzione di questa tecnica, c’è chi riconosce in Paganini un discorso ante litteram almeno un secolo prima. Mentre riflettiamo su chi sia stato il primo artefice di questo virtuosismo, Focus pubblica un post in cui si ricorda la morte del violinista, avvenuta a Nizza il 27 maggio 1840 a causa di una tubercolosi poi degenerata in laringite tubercolare e necrosi dell’osso mascellare. Negli ultimi anni di vita, infatti, il violinista era diventato completamente afono e si serviva e del figlio Achille come interprete e di messaggi scritti su fogli di carta per comunicare.
Focus pubblica un post, dicevamo, e mostra quella che per molti è l’unica foto esistente di Niccolò Paganini.
Ciò che abbiamo appena visto è un falso storico. In realtà non esistono foto né dagherrotipi che mostrino le sembianze del grande violinista. Nel 2011, infatti, nella galleria 17 fotografie controverse gli autori de Il Post hanno inserito proprio questa foto con la seguente descrizione:
All’inizio del XIX secolo, un famoso falso ha avuto ampia circolazione: la fotografia di Paganini, falsificata da due uomini negli anni Novanta dell’Ottocento. I due affermarono di aver trovato un dagherrotipo del più famoso dei virtuosi e convinsero della sua autenticità la ditta Breitkopf & Härtel, che ne pubblicò una stampa, ancora in circolazione e riprodotta come autentica in diversi libri.
Questa fotografia, oggi, non può che risultarci evidentemente un falso: Paganini fu contattato da un fotografo poco prima della sua morte, ma era ormai troppo malato per poter sostenere un appuntamento del genere.
Anche Repubblica, sempre nel 2011, ha parlato di falso storico in una raccolta di fotografie. Al di là di ciò che hanno scritto i quotidiani, l’attribuzione di falso è confermata da fonti storiche.
Uno spunto arriva dallo stock di AKG Images, che nella vetrina dedicata a Paganini descrive il dagherrotipo come un’opera che il liutaio Giuseppe Fiorini portò a compimento nel 1900, 60 anni dopo la morte del violinista.
L’opera di Fiorini fu talmente audace da convincere il critico musicale statunitense Artur M. Abell che fosse autentica. Abell decise di pubblicarla sul Musical Courier del 22 gennaio 1901, ma proprio quel numero del Courier non è reperibile presso gli archivi online.
Per ricostruire al meglio la storia del falso dagherrotipo di Niccolò Paganini ci viene in soccorso ABeBooks, che in questa scheda fornisce più informazioni. Leslie Sheppard, autrice della biografia Paganini pubblicata nel 1979, citava Miss Geraldine de Courcy definita “uno dei biografi più competenti di Paganini”.
Sheppard, citando la de Courcy, riporta che una delle soluzioni dell’enigma è tutta nella croce dei Santi Maurizio e Lazzaro che vediamo sul petto dell’uomo ritratto, che Paganini non ebbe mai a possedere.
Quanto al dagherrotipo nello specifico, Giuseppe Fiorini ideò l’opera verso la fine dell’800 insieme a un fotografo di Venezia. Una volta rientrato in Germania – in quel tempo Fiorini viveva a Monaco – fece tutelare l’opera per i diritti d’autore. In quel tempo l’editore Rockliff cercava un’immagine di Paganini, e Fiorini consegnò il suo dagherrotipo.
I più attenti notarono che addirittura le mani del violinista erano differenti, per questo “gli italiani hanno sempre ripudiato aspramente questa foto e si sono rifiutati di mostrarla, anche solo per curiosità”.
Nell’originale – non è dato conoscere dove sia esposta – la firma di Fiorini è ben evidente in basso.
C’è da aggiungere che Fiorini nacque nel 1861, Paganini morì nel 1840. La storia del falso dagherrotipo di Niccolò Paganini è ancora oggi una delle storie più suggestive della musica italiana.
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