I nostri lettori ci segnalano uno screen catturato dal NY Post con un titolo che fa saltare sulla sedia chi non approfondisce: “China suggests Italy may be the birthplace of COVID-19 pandemic”, ovvero: “La Cina suggerisce che l’Italia potrebbe essere il luogo di nascita della pandemia del Covid-19”. Che c’è di vero? La domanda giusta è “cosa c’è di accertato?“. Vediamolo insieme.
L’articolo originale del NY Post è stato pubblicato ieri, 20 novembre 2020, a questo indirizzo. All’interno troviamo un riferimento a uno studio secondo il quale gli scienziati cinesi sono al lavoro per individuare una prima diffusione del virus in Italia nel settembre 2019, tre mesi prima che le prime notizie arrivassero da Wuhan.
Le domande degli scienziati di Pechino si spostano anche verso la Spagna e verso gli Stati Uniti: questi ultimi, infatti, potrebbero aver portato il virus in Cina in occasione dei Giochi Mondiali Militari che si sono tenuti proprio a Wuhan dal 18 al 27 ottobre 2019, come testimonia anche il sito del Ministero italiano della Difesa.
Zhao Lijian, Ministro degli Esteri cinese, ha sottolineato che un’indagine deve essere condotta esclusivamente da scienziati. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità aveva riferito che il virus potrebbe aver iniziato il suo viaggio “silenziosamente altrove” prima che Wuhan comunicasse i primi casi. Il NY Post, in ogni caso, fa riferimento a Giovanni Apolone del National Cancer Institute di Milano che afferma: “Sappiamo che la Cina ha ritardato l’annuncio del suo focolaio, quindi non si sa quando è iniziato lì, e la Cina ha legami commerciali molto forti con il nord Italia”.
Lo studio del team di Giovanni Apolone è disponibile a questo indirizzo. Nello studio leggiamo che il dubbio è emerso dopo una serie di screening per il tumore al polmone condotto su 959 pazienti asintomatici tra settembre 2019 e marzo 2020. Nell’11,6% di quei casi erano stati individuati anticorpi del SARS-CoV-2 a partire da settembre 2019.
Questo studio mostra un’inaspettata circolazione molto precoce di SARS-CoV-2 tra individui asintomatici in Italia diversi mesi prima dell’identificazione del primo paziente e chiarisce l’insorgenza e la diffusione della pandemia di malattia da coronavirus 2019 (COVID-19). La ricerca di anticorpi SARS-CoV-2 in persone asintomatiche prima dell’epidemia di COVID-19 in Italia potrebbe rimodellare la storia della pandemia.
Lo studio del dott. Apolone è stato ripreso anche da Repubblica. Altri studi, infatti, avevano confermato che il passaggio del virus dall’animale all’uomo è avvenuto nell’ottobre 2019, un dato che potrebbe contraddire la tesi del SARS-CoV-2 in Italia già da settembre. Ancora, a più riprese gli scienziati hanno dibattuto sull’affidabilità del test sierologico per via dei falsi positivi (Corriere della Sera): il risultato del test sierologico potrebbe gonfiare le stime dei contagi. “Aver prodotto gli anticorpi non esclude di aver superato la malattia”.
Più nello specifico, Repubblica ricorda che gli anticorpi del SARS-CoV-2 si presentano anche in quei pazienti che hanno contratto il coronavirus del raffreddore. A chiedere cautela è Massimo Galli, direttore di Malattie Infettive presso il Sacco di Milano:
È veramente difficile pensare che il virus sia così vecchio, anche perché allora non ci si spiega perché non ha creato focolai molto prima. È un virus esplosivo, quando arriva in ospedale fa decine di infezioni se non lo gestisci.
Lo ha riferito, Galli, durante il suo intervento al programma Aria di Domenica su La7 e i dubbi presentati da Galli e altri medici sono stati esposti durante una conferenza stampa tenutasi il 18 novembre e documentata dal Sole 24 Ore. Lo stesso Apolone ha affermato: “I dati non sono concordi nei diversi periodi e su questo è necessario avere altri dati, più accurati, che si spera saranno prodotti in futuro”.
Parliamo di precisazioni nell’attesa di nuovi dati che confermino o smentiscano la presenza del virus in Italia nel settembre 2019.
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