Ci segnalano i nostri contatti una notizia che sta, indubbiamente, facendo scalpore: la storia di un chirurgo ubriaco in sala parto, il cui cesareo si è concluso con un tasso di mortalità del 200%.
Ovvero la morte del neonato seguita da quella della puerpera in un brevissimo intervallo di tempo.
La notizia è stata riportata dalla blogosfera e dalla stampa: ma come al solito dobbiamo riscontrare un piccolo vezzo della cronaca giudiziaria Italiana su tutti i livelli. Ovvero, l’impazienza.
La notizia del chirurgo ubriaco in sala parto è infatti del 28 Novembre: come riporta India Today, lunedì 26 Novembre la giovane K.C., di anni 22, si è recata di urgenza all’ospedale Sonawala della città di Botad, nel Gujarat per un parto difficile, imbattendosi nel dottor P.J. Lakhani.
Semplicemente non è più tornata a casa: sottoposta ad un cesareo di urgenza, K.C. ha fatto in tempo a vedere la morte di sua figlia neonata per poi spirare a sua volta.
Questo, naturalmente, ha comportato che i parenti di lei denunciassero Lakhani, cominciando così le indagini.
Al momento, Lakhani, riscontrato apparentemente ubriaco ai primi alcol test, è stato sottoposto ad un prelievo di sangue i cui risultati arriveranno in questi giorni.
Va ulteriormente premesso che le attuali leggi indiane sono proibizioniste: non puniscono l’abuso di sostanze alcoliche, ma l’uso, il consumo ed il possesso tout court di sostanze alcoliche.
Il che, comunque, non riduce di molto le responsabilità di Lakhani: in un momento delicato come un’operazione chirurgica è essenziale poter disporre del pieno delle proprie facoltà intellettive, di attenzione e di precisione, ma ci rende impossibile sapere già da adesso quanto le stesse fossero intaccate.
Contemporaneamente, come da leggi Indiane, il cadavere di K.C. è stato assegnato ad una commissione peritale nominata dal tribunale per accertarsi delle cause del decesso.
Al momento, Lakhani, il “chirurgo ubriaco in sala parto” è quindi indagato ed imputato per consumo di alcol (reato questo in India che si consuma, come abbiamo detto, a prescindere), nonché sotto indagine per accertare le sue responsabilità nella morte di K.C., che in caso di esito positivo delle indagini potranno sfociare nell’imputazione del reato di omicidio colposo.
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