Il Capo della Pfize, Albert Bourla ha dichiarato che non farà il vaccino (sic!) dopo che una dipendente è finita in terapia intensiva – combo infodemica
Ci segnalano i nostri contatti un’ulteriore Catena di S.Antonio Voltron. Un insieme di bufale e disinformazioni vecchie e nuove dal titolo Il Capo della Pfize, Albert Bourla ha dichiarato che non farà il vaccino.
E il resto della catena di S. Antonio è ancora più scorretto.
Breve premessa: come diventano virali simili testi
Parliamo di Bufala Voltron perché funziona come nella serie animata della nostra infanzia, quella dove cinque leoni robot si uniscono per formare un possente guerriero meccanico e sconfiggere il loro nemico.
La “bufala Voltron” funziona così: come abbiamo spiegato proprio recentemente la mente umana è un sistema conservativo. Se legge un testo di media lunghezza, e si rende conto che per “sbufalarlo” ci vogliono più fonti, un quarto d’ora di lavoro e per condividerlo bastano pochi secondi sarà tentato di fidarsi.
Del resto le catene di S. Antonio le condividono sovente amici, parenti, colleghi… la fiducia diventa pigrizia, e la pigrizia impedisce di controllare.
Ora possiamo passare alla Combo Infodemica
Il Capo della Pfize, Albert Bourla ha dichiarato che non farà il vaccino (sic!) dopo che una dipendente è finita in terapia intensiva – combo infodemica
Il testo sottopostoci è una Catena di S. Antonio variegata e diffusa su ogni social e messaggistica
Sentito la notizia………. il Capo della Pfize, la società che ha scoperto il vaccino genetico, Albert Bourla ha dichiarato che essendo lui in ottima salute e visto che a 59 anni non è nelle categorie a rischio, non farà il vaccino per non togliere una dose a chi ne ha bisogno (avrà ascoltato la dichiarazione dei nostri politici e scienziati). Capisci la generosità del gesto, che soprattutto nel periodo natalizio si arricchisce di valore e di carità umana. Peccato che la dichiarazione è stata fatta in seguito al ricovero in terapia intensiva di una sua dipendente, che ha fatto il vaccino a favore di telecamere e dopo dieci minuti quando stava spiegando ai microfoni l’importanza della vaccinazione è svenuta in diretta.
Ovviamente, “il capo della Pfize” ed altri errori dovuti alla fretta, non saranno corretti.
Non ci sarà bisogno di soffermarci nuovamente su come l’uso giornalistico della terminologia Vaccino Genetico incuta ancora immotivato timore. Il perché tale timore vada superato l’abbiamo spiegato proprio parlando dei vaccini a mRNA, con riguardo al vaccino concorrente Moderna.
La spiegazione è nell’articolo dal titolo “L’annuncio sul vaccino Moderna mRNA-1273: efficace contro COVID19 al 95%”.
Possiamo concentrarci sui due punti nuovi dell’articolo. O meglio, uno nuovo, uno a noi ben noto.
Il Capo della Pfize, la società che ha scoperto il vaccino genetico, Albert Bourla ha dichiarato che essendo lui in ottima salute e visto che a 59 anni non è nelle categorie a rischio, non farà il vaccino per non togliere una dose a chi ne ha bisogno – Disinformazione
Non è esattamente quello che ha detto.
Ed ognuno è responsabile di ciò che dice, non dei riassunti ad uso meme o acchiappaclick.
Sostanzialmente, in un discorso molto più complesso e articolato, Bourla ha dichiarato e premesso che Pfizer ha commissionato diversi sondaggi sul gradimento e sull’accettazione dei vaccini, proprio allo scopo di contrastare l’Infodemia.
Al riguardo, siccome tra le risposte aperte arriva sempre l’immancabile (oseremmo dire, biasimevole e petulante) provocazione trollesca del “Io lo farò se lo farà anche Bourla”, Bourla non ha potuto che rispondere che sostanzialmente non dipende da lui.
Anche se il vaccino lo produce lui, non può semplicemente entrare in magazzino, trafugarsi due fiale e iniettarsele dopo aver stipulato con diverse nazioni del mondo un patto per cui i soggetti a rischio saranno vaccinati per primi.
“Giusto o sbagliato, avevamo un accordo! E la legge dice: Rotto il patto, decide la ruota!”
Diceva Tina Turner in “Mad Max: Oltre la Sfera del Tuono”
Bourla quindi, per sue espresse parole non può dare il cattivo esempio.
Non è che non vuole: anzi, se servisse a migliorare il clima generale di fiducia lo farebbe volentieri, per lo stesso motivo per cui numerose personalità della politica e dello spettacolo si sono già fatte avanti per assicurare ripresa televisiva del momento in cui sarà il loro turno e personalità dell’età adatta l’hanno già fatto.
Ma è una decisione che
Del resto, sarebbe una situazione in cui l’antivaccinismo militante troverebbe sempre il modo di aggredire il nuovo nemico del giorno, Bourla.
Se Bourla decidesse di arrogarsi il diritto di saltare la fila e distribuire i vaccini al CdA di Pfizer (già oggetto di numerose bufale, non ultima quella per cui lo stesso Bourla si sarebbe recentemente dimesso assieme ad altri quindici membri di un CdA di 12 persone…) questi sarebbe accusato di essere un tiranno che nasconde il siero salvifico per se stesso ed altri maggiorenti riservando gli scarti agli anziani e i bisognosi.
Se Bourla ricorda che spetta al Sistema Sanitario decidere chi si vaccinerà per primo, se gli fosse concesso lo farebbe subito ma non è una decisione che spetta a lui, ecco che viene accusato.
Sostanzialmente non è una questione di volere, ma di potere. Il bene non può comportarsi come farebbe il male, non solo non vuole, ma non può.
Non ha senso sfidare quindi Bourla a saltare la coda come un ragazzetto maleducato in monopattino alle Poste.
Non con qualcosa che serve a salvare vite.
Non per ragioni mistificate.
Dato che la catena di S. Antonio continua insinuando che tale diniego sia dovuto al fantomatico ricovero in terapia intensiva di una sua dipendente. Che non è una sua dipendente, e non è in terapia intensiva.
La dichiarazione è stata fatta in seguito al ricovero in terapia intensiva di una sua dipendente, che ha fatto il vaccino a favore di telecamere e dopo dieci minuti quando stava spiegando ai microfoni l’importanza della vaccinazione è svenuta in diretta – ancora disinformazioni e bufale
La presunta “dipendente” è Tiffany Dover, infermiera del CHI Memorial Hospital di Chattanooga, Tennessee.
Quindi non una dipendente di Pfizer, a meno che non si voglia postulare la teoria complottista secondo cui tutti i medici e infermieri del mondo sono a libro paga di una segreta “Big Pharma”.
Infermiera che, come abbiamo avuto modo di spiegare in un nostro precedente articolo dal titolo Infermiera vaccinata sviene, due bufale in Italia: il Chi Memorial chiarisce su Tiffany Dover, ha confermato di avere una storia medica alle spalle per la quale sviene ad ogni sollecitazione di questo tipo. Si chiama sindrome vagale, ovvero la risposta automatica nel corpo che si verifica a causa della stimolazione del nervo vago.
L’infermiera Dover soffre di una sindrome non affatto rara: la sindrome vagale è il motivo per cui a tutti i pazienti, non solo quelli riconosciuti come “impressionabili” o con una storia di sindrome vagale, viene proposto di vaccinarsi da seduti e non in piedi e qualora un paziente affetto da sindrome vagale svenga bisogna dargli il tempo di rinvenire.
Tranquillizzatevi, i vaccini non sono una catena di montaggio, vengono somministrati con ogni cura e attenzione.
E per quel che ci riguarda, Tiffany Dover sta benissimo, non è in rianimazione e Pfize (sic!) non la annovera tra i suoi dipendenti.
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