Approfondimento

Il Brasile rifiuta Sputnik, ombre sul preparato russo

Il Brasile rifiuta Sputnik è la notizia del giorno.

Quando vi chiediamo di attendere non è mai perché “siamo di parte”, ma perché la scienza non funziona come con le tagliatelle di Nonna Pina.

Ed anche le Tagliatelle di Nonna Pina richiedono un tempo non nullo in pentola sui fornelli. Tempo necessario perché si sappia se il piatto sarà un successo, un insuccesso, una broda immangiabile o qualcosa nel mezzo.

Se EMA e AIFA chiedono di attendere su Sputnik è per lo stesso motivo per cui abbiamo atteso su AstraZeneca e Johnson&Johnson: per eliminare i dubbi, per approfondire i temi relativi alla sicurezza e assicurarsi che, a dispetto delle fanfaluche antivacciniste, il vaccino sia effettivamente un bene sicuro.

Il Brasile rifiuta Sputnik, ombre sul preparato russo

Abbiamo già parlato su questi schermi di Derek Lowe, Dottore in Chimica Organica ed esperto di Chimica Farmaceutica.

Ne abbiamo parlato quando Derek Lowe ci ha spiegato per filo e per segno come viene creato un vaccino e perché non è così facile impiantare fabbriche di vaccini in giro per il mondo dalla mattina alla sera.

Oggi ne parliamo per il suo commento sulla decisione dell’Autorità Farmaceutica Brasiliana di rifiutare il vaccino.

Basata sostanzialmente su due ordini di dubbi: il primo è sulla mancanza di chiarezza sul processo produttivo (cosa che potrebbe portare a dosi disomogenee), la seconda, più importante, sulla capacità di replicazione dell’adenovirus alla base.

Sul processo produttivo ne abbiamo parlato anche noi, a suo tempo. È legittimo aspettarsi che esistano minime variazioni tra il preparato in fase di studio e la sua “versione industriale”.

Il prototipo e l’esemplare di produzione hanno sempre un piccolo qualcosa di diverso, in ogni materia, scienza e produzione che non ne inficia la qualità.

Parlandone a proposito di Pfizer, facemmo l’esempio del “frammento di mRNA”. Può capitare che alcuni anticorpi si trovino davanti una mano mozzata di SARS-CoV-2 con un pezzettino di pelle attaccato al polso, può capitare che altri se ne trovino con un pezzettino di pelle un poco più lungo, ma tutti quanti avranno abbastanza frammento per educarsi a riconoscere il virus.

Il problema è che secondo ANVISA, l’ente brasiliano, non c’è abbastanza documentazione sul processo produttivo per giudicare.

Il problema dell’Adenovirus replicante

Per replicante non intendiamo il cattivo di Blade Runner.

Ho visto laureati in chimica farmaceutica all’Università della Vita che voi umani non potete neppure immaginare…

Bensì intendiamo il concetto base che, perdonateci il gioco di parole, si pone alla base di ogni vaccino. Il vaccino è, per forza di cose, un preparato contenente un virus inattivato, indebolito e reso incapace di replicarsi.

Una specie di feticcio svuotato, un giocattolo di gomma o un cadavere malamente agitato davanti agli anticorpi perché possano riconoscere il virus vero e allenarsi agevolmente prima del suo incontro.

Succede che a causa di un qualcosa di estremamente tecnico, che Derek Lowe ipotizza essere dovuto ad una anomalia nel processo produttivo solitamente nota, e quindi evitabile, il virus indebolito e incapace di replicarsi si riprende dalle colture cellulari le istruzioni per la replicazione, mutando in una forma in grado di riattivare la perduta capacità di replicazione.

Cosa che non dovrebbe costituire allarme sui vaccini in generale, non deve costituire allarme sui vaccini in generale.

Come ci ricorda Lowe, ci sono dei precisi strumenti di indagine che ti dicono quando questo sta succedendo e quindi butti via tutto e ricominci daccapo, con più giudizio.

Con lo Sputnik questo sembra non essere stato fatto, per cui l’ANVISA ha reperito in alcuni lotti degli Adenovirus in grado di replicarsi.

Verosimilmente, un problema che riguarda l’intero processo produttivo.

Cosa comporta tutto questo per la salute umana?

Al momento, come ricorda Derek Lowe, non comporta rischi evidenti per la salute.

Ma citando il dottor Neumann, geniale scienziato pazzo di “Machine Man”, romanzo di Max Barry, “introdurre punti di complessità è una prova di cattiva ingegneria che introduce nuovi elementi di criticità”.

Insomma, la legge di Murphy suggerisce che se qualcosa potrà andare storto, lo farà, e per quanto gli adenovirus siano comunissimi, avere un adenovirus che fa qualcosa che non dovrebbe fare, significa che l’intero processo produttivo alla base di Sputnik va riesaminato per vedere se è all’altezza della sua concorrenza.

O quantomeno per vedere se la risposta dell’Istituto Gamaleya per cui la presenza di virus in grado di replicarsi è “una fake news” sarà suffragata da ulteriori dati.

Le risposte social

Siamo su Internet. Si vive sui social. Si vive sui social per antagonismo.

Derek Lowe ha, suo malgrado, riscontrato la presenza di “orde di difensori dell’Onor russo” pronti a rispondere gettando fango e immotivate bufale sui vaccini della concorrenza.

Come se potessi rispondere al vicino di casa che mi accusa di avergli urinato sui gerani, rubato la placca del campanello e preso a calci la cassetta delle lettere che magari posso anche averlo fatto, ma siccome la signora del quinto piano sui gerani ci fa direttamente urinare il cane e ha un figlio che prende regolarmente a colpi di mazza da baseball la precitata cassetta delle lettere in realtà non sto facendo niente di così nefasto.

E abbiamo anche il parere nostrano del dottor Burioni

Che ricorda che a decidere la valenza di un farmaco o un vaccino non è la politica, ma la scienza.

Siamo un po’ stanchi, sinceramente, di avere la casella di posta inondata di segnalazioni di preparati e vaccini miracolosi, spesso assistiti non da dati, ma dall’agiografia del “paese lontano lontano” che sconfigge la malattia con pochi mezzi e tanta volontà mentre le decadenti democrazie occidentali soffrono sotto il peso della loro ricchezza.

Ma la scienza non si fa coi sogni, si fa con la scienza.

La scienza ha espresso gravi dubbi: la scienza dovrà rispondere ad essi.

Se il Brasile rifiuta Sputnik, la risposta non è dare addosso al Brasile: è risolvere i dubbi per cui ciò è avvenuto.

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