Il boom di contagi in Islanda con tutti vaccinati e parole di Gudnason: solita superficialità
Un boom di contagi in Islanda ed alcune presunte dichiarazioni di Gudnason sembrano aprire un nuovo spiraglio di polemiche sul fronte vaccini, la cui efficacia contro il Covid sarebbe inferiore rispetto al previsto. Titoloni, come quello del tutto inventato di ANSA su Israele, come vi abbiamo dimostrato nella giornata di ieri, pensati probabilmente per attirare qualche click in più dal fronte no vax. E che richiedono per forza di cose un’interpretazione più dettagliata.
Boom di contagi in Islanda e le parole di Gudnason: vediamoci chiaro
Cosa c’è di sbagliato in alcuni titoli di giornali che sono arrivati anche in Italia? Partiamo dal presupposto che l’approccio giornalistico punta sul “tutti vaccinati” e, nonostante questo, si stia registrando un boom di contagi che avrebbe allarmato moltissimo l’epidemiologo Gudnason. Le statistiche ufficiali, in realtà, ci dicono che ad oggi nel Paese ci sia il 71% dei vaccinati con doppia dose e non il 100%. Affermare che da questa statistica si debbano escludere bambini e ragazzi, parlando così di valori vicini al 100%, è sbagliato.
Chi non è vaccinato, a prescindere dall’età, tende a diffondere con maggiore facilità il virus e, di conseguenza, il boom di contagi in Islanda devono tener conto anche di questo fattore. Secondo, i contagi in questi giorni ammontano a circa 100 nuovi casi ogni 24 ore. Numeri in rialzo, ma su un campione troppo piccolo per emettere sentenze, dovuti fondamentalmente alla riapertura generale che c’è stata a fine giugno e menzionata dallo stesso Gudnason nella sua recente intervista.
Ancora, Gudnason non ha sminuito i vaccini nella sua intervista riguardante il boom di contagi in Islanda, ma ha solo fatto presente quello che tutti sanno. Ovvero che la variante delta tende a trasmettersi con maggiore facilità, che possa infettare anche i vaccinati e che questi, in determinate circostanze (quelle “rare”, così come sono state definite da Fauci) siano contagiosi. Si ignora che Gudnason abbia confermato la protezione pari a circa il 90% assicurata da Pfizer contro la forma grave della malattia.
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