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“Il 118 non parlava inglese”: cosa sappiamo della turista tedesca morta a Ostia

Il 118 non parlava inglese“. Questo è quanto afferma M.D., tedesco di 34 anni, sulle circostanze in cui è morta la compagna J.G., 25 anni, morta il 20 gennaio nel loro camper mentre si trovavano sulla spiaggia di Havana Beach, a Fiumicino. Il fatto è rimbalzato agli onori della cronaca a seguito delle dichiarazioni rilasciate da M.D. a Repubblica, ma soprattutto per il fatto che la salma della povera ragazza non è stata ancora restituita alla famiglia.

La morte

Come ricostruisce M.D. a Repubblica, il 20 gennaio la coppia si trovava sul mare di Focene in una delle tappe di un viaggio partito da Weismain, nel nord della Baviera, nel novembre 2021. La coppia voleva celebrare così la fine della pandemia, visitando l’Europa e del mondo, e quel pomeriggio avrebbe dovuto prenotare il traghetto per Barcellona.

Alle 15:30 J. “si è inchinata per prendere una cosa in frigorifero e ha detto solo ‘sto svenendo'”, riferisce il compagno, poi ha perso i sensi. Fino a quel momento, secondo Repubblica, la ragazza era sanissima. Per questo M.D. non ha esitato a chiamare i soccorsi, e da questo passaggio comincia il giallo. Parliamo di “giallo”, un po’ riprendendo la definizione data dal Giornale, in quanto esiste un rimbalzo di responsabilità tra il ragazzo, il 118, il legale della famiglia della povera J., Ares e lo stesso Assessorato alla Sanità della Regione Lazio. Andiamo con ordine.

La versione del ragazzo: “Il 118 non parlava inglese”

Sempre Repubblica riporta che M.D. avrebbe chiamato il numero delle emergenze 112 alle 15:39 (qui gli screen delle tue telefonate effettuate dal ragazzo).

Mi hanno subito messo in attesa per trovare un un operatore in grado di parlare inglese. Poi, sempre faticando nelle comunicazioni, mi è stato detto di tenere acceso il gps così che l’ambulanza ci potesse trovare.

Alle 16:10 M.D. ha effettuato la seconda telefonata, non avendo risolto con la prima. Repubblica, sempre secondo il racconto del ragazzo, scrive che i soccorsi nel parcheggio sulla spiaggia di Focene non sono mai arrivati, per questo M. “suonando il clacson come un matto”, si è messo al volante e ha rintracciato gli operatori a quattro isolati di distanza. Per la povera ragazza, però, era già troppo tardi.

L’esito dell’autopsia non è ancora stato consegnato

A quel punto M.D. riferisce che l’ambulanza è partita solo 15 minuti dopo per poi partire verso l’Ospedale Grassi di Ostia. Ad aspettare il ragazzo c’erano 4 carabinieri.

Mi hanno interrogato per 6 ore con Google Translate. Non mi hanno mai fatto parlare con un medico o un infermiere per sapere cosa fosse successo. Poi, alle 10,30 di sera, è arrivato il furgone che l’ha portata in obitorio.

J.G., infatti, è stato portato all’obitorio comunale del Verano e il suo corpo si trova ancora lì. Per la ragazza è stata disposta e completata il 26 gennaio l’autopsia, ma “i medici legali non hanno ancora consegnato l’esito all’avvocato che segue la famiglia”. A febbraio è stata autorizzata la cremazione che verrà eseguita martedì 5 aprile. Intanto la causa della morte di J.G. è ancora ignota. Nel frattempo la Procura di Civitavecchia ha aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione al suicidio. Nell’intervista di Repubblica, ora, entra in scena il legale della famiglia della ragazza.

L’avvocato

L’avvocato della famiglia della ragazza ignora i motivi dei tanti ritardi di questa vicenda. Ad esempio, non comprende per quale ragione non sia ancora reso noto il referto compilato dopo l’autopsia: “Solo quando la leggeremo potremo verificare se quello che ha detto il signor D. corrisponde al vero”. Il legale, tuttavia, attende anche che vengano forniti dati sul ritardo dei soccorsi contestato da M.D.. Ora entrano in scena le due telefonate effettuate dal ragazzo per chiedere i soccorsi, il vero giallo di questa vicenda.

Le telefonate

In un secondo articolo Repubblica riporta una replica dell’Assessorato alla Sanità della Regione Lazio, il quale fornisce l’audio delle telefonate effettuate da M.D. al numero unico delle emergenze. Il problema si presenta dal momento che secondo il registro del dispositivo del ragazzo, le due telefonate sarebbero durate circa 10 minuti, mentre la Regione fornisce due file con una durata di appena 2 minutiRepubblica scrive: “Abbiamo chiesto all’assessorato della Sanità di avere le conversazioni integrali, ma la richiesta è stata negata“.

La smentita della Regione Lazio

RaiNews ha reso noto un comunicato diffuso dalla Regione Lazio:

Si desidera precisare che la telefonata di emergenza del giorno 20 gennaio 2022 delle ore 15.39 è stata subito gestita correttamente in lingua inglese ed è stato geolocalizzato l’intervento con le coordinate di latitudine e longitudine. La telefonata è durata circa due minuti e il contenuto audio, concesso dalla Centrale operativa del numero unico dell’emergenza, viene per trasparenza integralmente allegato. È stato disposto dalla Direzione regionale Salute un audit clinico su tutta la gestione del soccorso, che ha sempre avuto un supporto ininterrottamente in lingua inglese, non appena concluso, l’audit, verrà reso noto. Ai familiari della giovane purtroppo deceduta vanno le nostre profonde condoglianze.

La Regione Lazio fa dunque presente che la telefonata è stata gestita “correttamente in lingua inglese” e che i 2 minuti di tempo riproducono fedelmente la durata della conversazione. Per il momento, gli unici elementi a disposizione sono le dichiarazioni di M.D. come sottolinea lo stesso avvocato della famiglia della ragazza a RaiNews:

Sui tempi del soccorso e il presunto ritardo dell’ambulanza non ho riscontri se non la testimonianza del fidanzato della giovane donna e dei familiari che hanno riferito di un’attesa di circa 40 minuti. Dell’operatore che non parlava inglese, invece, il ragazzo non mi ha detto nulla di preciso.

La smentita di Ares

La barriera linguistica tra il ragazzo e gli operatori, intanto, è stata smentita anche da Ares come riporta Il Giornale:

Non corrisponde assolutamente al vero che ci sia stato un problema di barriera linguistica con l’utente: la chiamata è stata passata in centrale operativa 118 da parte del Nue 112 alle ore 15.41 (e i due minuti di audio integrali senza tagli sono stati resi disponibili dalla Centrale operativa del 112), con l’attivazione contestuale del servizio di interpretariato. Il personale di centrale ha dunque risposto alla chiamata dell’utente con l’interprete già in linea. Dai tabulati in nostro possesso risulta che, dalla fine della chiamata all’arrivo sul posto di ambulanza e automedica, sono trascorsi 18 minuti. I mezzi sono stati correttamente inviati dove l’utente aveva riferito di trovarsi ma, all’arrivo sul posto, le equipe sanitarie non hanno trovato nessuno, dal momento che l’uomo aveva deciso autonomamente di spostarsi.

Il 118 non parlava inglese?

Esistono due versioni: quella del ragazzo della povera J.G. che contesta barriere linguistiche tra lui e il 118 e quella della Regione Lazio e dell’Ares che invece sostengono che tutto si sia svolto correttamente. Manca, dunque, il referto dell’autopsia della ragazza. Per il momento la vicenda è ancora in divenire.

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