I touch screen nelle automobili sono un’invenzione moderna? Non proprio
Chiedetevi quando il primo touch screen nelle automobili è apparso. Molti di voi diranno che è apparso negli ultimi vent’anni al massimo, la maggior parte negli ultimi dieci.
Quasi certamente sarà attribuito ai device Android Auto o ai computer di bordo un tempo appannaggio delle auto più lussuose ed ora sempre più comuni, o ai pannelli touch delle Tesla ricchi di funzioni.
Ma in realtà un sistema di touch screen auto era già in commercio, brevemente, nel 1986.
I touch screen nelle automobili sono un’invenzione moderna? Non proprio
Si trattava del Graphic Control Center della Buick Riviera del 1986.
Un piccolo monitor CRT, un tubo catodico come il Mivar della povera nonna, monocromatico con fosfori verdi, fasciato da uno strato conduttivo di Mylar che percepiva il tocco.
Un piccolo display da 3 pollici e nulla più, sorprendentemente limpido (i problemi di sfocatura sui piccoli monitor erano legati al colore) che visualizzava una serie di dati di telemetria, come il contagiri, i comandi dell’autoradio e della climatizzazione e un piccolo vocabolario interno che forniva informazioni sia sulla percorrenza che sul veicolo.
Avresti potuto ad esempio, ancora prima di un OBD2 o di una centralina moderna, ottenere una “traduzione” delle spie sul cruscotto scoprendo ad esempio di avere la batteria quasi a terra o di non riuscire ad accendere il climatizzatore per errori sullo stesso, o sapere con una certa precisione quale era il “problema al motore” per cui si era accesa l’apposita spia.
Praticamente tutto quello che un computer di bordo moderno offre, però fu un fallimento tale da essere dimenticato in patria e sconosciuto da noi.
Il motivo fu il fatto che il GCC fu percepito in madrepatria come polarizzante: per alcuni la cosa più avveniristica e fantascientifica del secolo, per altri il peggior e più pericoloso fiasco della storia.
Perché il GCC fallì
Entriamo nella mente del pilota medio degli anni ’80.
Nel momento in cui entri in un’automobile, oltre ad avere gli occhi sulla strada, possiamo dividere le interazioni che avrai col veicolo in primarie, secondarie e terziarie. Facciamo uno schema usando un veicolo vintage e uno degli ultimi veicoli prodotti prima del car computer pluridiffuso, la Smart 451 seconda serie
Ovviamente l’interazione primaria è con la plancia di guida: volante, pedali, devioluci, cambio, contachilometri. Non puoi guidare senza maneggiare il volante, senza cambiare le marce (a meno che non sia un’auto col cambio automatico), senza guardare il tachimetro e senza usare le luci di segnalazione.
Interzione secondaria è il climatizzatore di bordo, nelle vecchie auto, aria e riscaldamento. Se di inverno hai freddo dovrai accendere il riscaldamento, se hai caldo il climatizzatore, se il vetro si appanna regolare il sistema di climatizzazione per soffiare aria sullo stesso, possiamo anticipare a secondario uno dei terziari, ovvero il volume dell’autoradio se l’hai accesa perché ad esempio devi rispondere al vivavoce o parlare con un passeggero, o sentire i suoni del traffico.
Infine ci sono le interazioni terziarie, quelle che effettuerai di meno perché ti distraggono di più e sono meno utili: negli anni ’80 difficilmente ti saresti messo a cambiare cassette mentre eri al volante o stavi guidando, o pasticciare con la radio cercano la frequenza giusta. Avresti messo una cassetta, impostato la stazione radio e ti sarebbe durata per buona parte del viaggio.
Un touchscreen interferiva con tutto questo.
Con un briciolo di pratica avresti potuto trovare i pulsanti richiesti al tocco. Dover guardare un touchscreen per sapere a che temperatura era il tuo climatizzatore, per regolare il volume dell’autoradio e regolare le bocchette significava dover togliere gli occhi dal volante.
In un generazione che non era semplicemente allenata a farlo.
Ancora adesso, le avvertenze per usare un computer di bordo sono molteplici, ed essere nativi digitali significa avere allenamento con l’interfaccia da praticamente tutta una vita per limitare la distrazione.
All’epoca non era così: il GCC era percepito come fantascientifico sì, ma peggiorativo rispetto a levette, controlli manuali e spie sul cruscotto.
Avresti dovuto concentrarti su qualcosa nel centro del cruscotto, togliendo lo sguardo dal volante.
Buick smise di produrre il GCC, e almeno fino ai primi del 2000, i computer di bordo sparirono dall’orizzonte per poi diventare, incorporati del tutto con le autoradio, il nuovo terziario.
Chi tutt’ora guida automobili senza computer di bordo usando una “staffa per cellulare” comprenderà il fastidio di avere un controllo “quaternario” e confermerà come spesso si lasci il cellulare attaccato al supporto anche oltre la necessità del navigatore per non doversi arrischiare a “litigare con la staffa” mentre sei alla guida. Semplicemente, a quel punto della storia e ricordiamo senza il beneficio di un navigatore satellitare per inzuccherare la pillola del fastidio, un computer di bordo era più una distrazione che un oggetto utile.
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