I negozi in Russia hanno finito i ricambi per i laptop, e il laptop nazionale non decolla. Queste due notizie che piantano un ulteriore chiodo nella bara del disastrato settore dell’IT Russo, sia domestico che professionale.
Nei capitoli precedenti dell’esposizione abbiamo visto come le sanzioni abbiano duramente colpito l’intero settore informatico Russo riportandolo indietro di decenni.
Nel giro di pochi mesi la Russia ha perso l’accesso ai processori Intel e AMD, nonché all’intero catalogo di sistemi operativi e programmi di produttività occidentali, limitando le possibilità di riparare e rinnovare il parco macchine di famiglie e imprese.
La risposta del Cremlino è stata resuscitare una vecchia norma del codice civile Russo che consente la pirateria di programmi e proprietà intellettuali dei “paesi ostili” allo scopo di soddisfare i bisogni della nazione. Mossa che, di fatto, ha legalizzato la pirateria.
I tentativi di sostituire i processori americani con i loro (meno performanti) equivalenti Cinesi si è schiantato contro il muro del rifiuto dei produttori cinesi di vendere la merce necessaria.
Anche i produttori di Taiwan si sono uniti al blocco. Al momento agli acquirenti russi non è possibile comprare processori o tecnologie per fabbricare processori di velocità superiore ai 25Mhz da Taiwan. Parliamo quindi di qualsiasi cosa più veloce di un Amiga 4000.
L’industria del videogame, settore prolifico in ogni industria del tecnologico evoluta rischia di rimanere senza un motore grafico, costringendo l’industria Russa a cercare un’alternativa autarchica al celebre Unity.
Alternativa definita dalle riviste del settore una mossa alla “Bender”. Al pari del noto robot della serie di Futurama che, scacciato da un casinò, “minaccia” di costruirsene uno suo, le industrie russe si ritroverebbero con uno standard scarsamente accettato e nell’imbarazzante situazione di dover pregare i produttori di hardware occidentale di prendere in considerazione la compatibilità coi loro videogames autarchici.
Tutto questo viene (malamente) tamponato dal tentativo di rilanciare la produzione interna, con processori e computer dei quali la cosa più gentile che si possa dire è che esistono.
Ma ora siamo all’atto finale di questa traboccante decadenza e licenze negate che costringe ancora una volta la Russia ad agire in modo imprevisto.
In Russia hanno finito i ricambi per i laptop
O meglio, la scarsità degli stessi comincia a farsi sentire, allungando i tempi di riparzione anche di molto e costringendo all’importazione di ricambi dalla Cina o al mercato dell’usato.
La componente più critica e per la quale la mancanza si fa sentire sono le tastiere, già di loro sottoposte ad usura e con l’ulteriore complicazione dell’alfabeto cirillico. Cosa che costringe i riparatori a riadattare tastiere dal layout simili col lettering riapplicato con mezzi di terze parti (dagli adesivi all’incisione laser, come ben saprà chi compra portatili col layout inglese riadattandoli al layout italiano).
I consigli di evitare di sporcare le tastiere con cibi e bevande preservando il loro ciclo vitale il più a lungo possibile rischiano di impattare su una realtà fondamentale della vita e della fisica.
Persino l’entropia si unisce ai “nazisti globali Ucraini ed alla NATO” nel mettere in crisi l’economia e la tecnologia Russa, continuando a riempire i negozi di laptop logorati dal tempo per i quali diventa sempre meno possibile reperire le parti.
Al momento le tastiere disponibili per determinati modelli senza doverle importare si contano sulle dita di una singola mano, e per prodotti ASUS, Lenovo e Acer trovare i ricambi diventa un’impresa, spesso demandata al mercato dell’usato o delle terze parti.
Mercato dell’usato che, ovviamente, rischia di aggiungere problemi a problemi, con componenti come le SSD e i jack cuffie che, se usurati, hanno una durata di vita molto inferiore al previsto.
Leggermente meglio per Apple, la cui rete di assistenza è sempre stata efficace e pervasiva, anche se le sanzioni rischiano di mettere in crisi anche questa realtà di fatto.
Il problema è esacerbato dall’ovvio tentativo dei venditori russi di continuare a mantenere le loro attività in piedi ricorrendo al mercato dell’importazione parallela.
Mercato che, come tutti sapranno, comporta che la casa produttrice rifiuterà le riparazioni in garanzia scaricandole sugli importatori.
Nonostante la Duma abbia risposto, come per la pirateria, legalizzando il “mercato grigio” dell’importazione parallela elevandolo a mercato bianco, questo comporta che eventuali prodotti ancora in garanzia debbano finire riparati in Kazakhistan o Kirghizistan.
Cosa che per quanto possa sembrare uno sketch di Borat, non lo è e peggiora la situazione.
Un’altra pezza che oseremmo dire peggiore del buco è la creazione del “portatile di Stato”, il Bitblaze Titan BM15.
Portatile che ripete le criticità già viste dei server Elbrus, amplificato dalle sue origini con componentistica lontana da quella che siamo abituati al vedere.
Già a Marzo il Bitblaze Titan è stato inviato ad un influencer del settore IT, la cui reazione, riferisce la stampa, è stata alquanto scettica.
Parliamo di un portatile dalla velocità di un 1.5Ghz su soluzione Cortex-A57 con una alternativa Elbrus da 2Ghz. Soluzioni comunque, lontane dagli standard occidentali moderni.
Unendo il tutto ad una batteria della durata di due ore circa, il display non perfetto ed una costruzione che tradiva le sue origini di componenti da server, lo YouTuber interpellato non ha potuto che certificare una iniziale stroncatura.
Temperata dal fatto che il prodotto finale promette di raddoppiare la durata della batteria a 4 ore (ben lontano dagli standard Apple, comunque), snellire l’aspetto e arrivare nelle case con una versione di Linux autarchica preinstallata.
Tutte cose che rischiano di non colmare il divario ormai crescente nell’IT tra i due lati dell’ex Cortina di Ferro.
In Russia hanno finito i ricambi per i laptop “esteri”, e il mercato del laptop nazionale riparte sostanzialmente da zero.
Ci domandiamo in futuro se i celebri “hacker russi” non resteranno a digiuno di strumenti.
Foto di copertina e di articolo di Sean MacEntee, Laptop Repair, Flickr
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