“Rubinetti Aperti” è l’hashtag fogna del momento. Quello da segnalare insomma. Parliamo in buona parte di “trolling”, il rancoroso sfogatoio di chi ama fare rumore per il gusto di farne.
L’equivalente 2.0 del bulletto che entra in una discoteca con l’apposito scopo di scatenare una rissa e vedere l’effetto che fa. Il provocatore che cerca una catarsi per livori e rancori sopiti.
“Rubinetti aperti” è solo l’ultimo di una lunga serie di motteggi e trolling il cui oggetto diretto è il livore fino a se stesso contro “mainstream” e governo.
L’evoluzione di un popolo della Rete che ha fatto il giro completo.
Si è cominciato negando la Pandemia. Il rancore cieco e sordo si esprimeva nelle varie aspettative su “Norimberga 2”. Un fantomatico megaprocesso vagamente ispirato al processo di Norimberga descritto con dettagli da film dell’orrore.
Una serie di Tweet spesso violenti e rancorosi in cui si vagheggiavano violenze di piazza, impiccagioni e condanne a morte per politici, medici e chiunque osasse parlare dell’esistenza della Pandemia.
Tweet da cui sono nate varianti come “vienegiùtutto” e gli infiniti gruppi Telegram di “guerrieri” devoti a minacce all’incolumità personale di persone.
Esaurita la spinta propulsiva del trolling negazionista della Pandemia, è arrivato quello negazionista della Guerra.
Incidentalmente con accenti tali da echeggiare la più scafata “fabbrica del Troll” made in Cremlino. Quelle vere e proprie scuderie “sempre sul pezzo dell’attualità” che sovente pescano proprio dalla produzione dei troll “meno fortunati” per elevarla e farne strumento.
Abbiamo così assistito a veri e propri improbabili crossover tra il negazionismo pandemico e quello bellico.
La guerra, come la Pandemia, non esiste, è un’invenzione dei Poteri Forti che non credono in Putin.
Se la guerra esiste, allora la guerra è giustificata perché Putin vuole combattere la Pandemia bombardando i “biolaboratori” dove gli Ucraini creano, a seconda del giorno della settimana, i virus, i vaccini o l’Uomo Pangolino mutante Essere Supremo.
Con le sanzioni alla Russia è arrivata la battaglia del gas. Battaglia che sta portando a ridurre di quasi la metà la dipendenza dal Gas Russo, percentuale destinata a salire.
Ma che nei primi momenti si basava anche sull’invito a non sprecare.
Invito accolto dai troll con iracondi messaggi che invitavano invece a tenere aperti i fornelli in nome di Putin.
Una sconclusionata campagna, spesso con accenti volutamente scorretti e offensivi e una strizzatina d’occhio alla manosfera (con le profughe ucraine definite come “cerbiattine”, termine incel per le donne bionde delle quali si desidera il coito). E così infervorata da essere “elevata” dalle “Fonti Russe” e diffusa come una vera e propria campagna di supporto.
Destino che toccherà invariabilmente ai nuovi “negazionisti della siccità” e fan dei “rubinetti aperti”.
Il consiglio? Segnalare l’hashtag, e ignorarlo.
Perché tanto prima o poi lo rivedremo nobilitato dalle “fonti russe”, sempre a caccia di iniziative trollesche da “nobilitare” a modo loro.
Un proverbio del web 1.0 era “Don’t feed the troll”. Non nutrite i troll, dando loro attenzione.
Perché come i Gremlins, i troll ben nutriti li trovi a fornire materiale che finisce nelle “fonti russe” tra un Uomo Pangolino e uno stregone ucraino nazigay.
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