La morte di Houdini è entrata nella leggenda. Grande illusionista, debunker e attore che aveva fatto del beffare la morte con illusioni sempre più complicate la morte il suo vanto morì per le conseguenze di una grave peritonite.
Le cause della stessa sono state ammantate nel mistero e nell’errore: come accade anche per i personaggi famosi odierni, la “fake news” nasce dal “Noncielodikeno”. Nessuno avrebbe pensato che il Grande Houdini sarebbe morto infermo in un letto di ospedale come noi persone comuni, nessuno era pronto per accettarlo.
Neppure in quel lontano 1926, specialmente se la sua scomparsa, di colui che aveva speso la vita a smascherare i ciarlatani dell’epoca, che spesso trovavano nello spiritismo a basso costo e nell’offerta di servizi medianici una fonte di reddito, è avvenuta il 31 Ottobre.
Ci sono pertanto due teorie sulla sua morte: una che lo vuole morto in seguito ad un numero venuto male, per le conseguenze di una ferita subita in allenamento, l’altra che lo vuole morto per gli effetti dei pugni di un fan che voleva saggiare il suo fisico robusto.
Una delle teorie è del tutto errata, l’altra quantomeno imprecisa.
Nel 1926 Houdini era all’apice della fama e della gloria, e da un lustro, dopo la morte dell’amata madre, aveva deciso di aggiungere al suo ricco carnet di successi la carriera di fact checker, attirandosi il disprezzo dell’amico di sempre Sir Arthur Conan Doyle che, curiosamente per essere l’autore del razionale Sherlock Holmes, era un fervente credente nel sovrannaturale e nelle forze occulte.
Nell’ottobre del 1926, nonostante il suo enorme successo, le cose si misero male per Houdini e tutte assieme. Non parliamo di fallimenti sul palco, non parliamo di problemi economici, ma parliamo di problemi di salute e sciagure varie.
La moglie e collaboratrice, l’infermiera e performer Bess Houdini (nubile Rahner) subì gli effetti di una grave intossicazione alimentare, e Houdini stesso durante un numero l’undici Ottobre si ferì alla caviglia, restando claudicante fino al momento del suo trapasso.
Il 19 Ottobre Houdini partecipò a quella che chiameremmo una conferenza sul fact checking, una delle sue conferenze contro medium e spiritisti.
Lì incontrò uno studente di nome Samuel J. Smilovitch, che gli consegnò un ritratto fatto da lui: Houdini lo ricompensò invitandolo nel backstage, assieme ad un amico, tale Jack Price.
Secondo un aneddoto riportato in un libro dell’amico di un tempo Sir Arthur Conan Doyle, uno degli accompagnatori di Smilovitch, tale Whithead avrebbe chiesto ad Houdini lumi sulla sua capacità di incassare pugni all’addome senza provare dolore: avendo ricevuto un cenno di assenso l’avrebbe colpito con forza senza lasciargli il tempo di reagire, lasciandolo sofferente.
Di lì a poco Houdini avrebbe sviluppato sintomi compatibili con la peritonite che ne ha provocato la morte: febbre a quaranta, forti dolori addominali. La moglie Bess avrebbe convocato un medico, e lo stesso avrebbe raggiunto Houdini direttamente a teatro, dove l’artista avrebbe dichiarato
“Se riuscirò a fare questo spettacolo, sarà la mia ultima volta”
E qui nascono le paramitologie
L’unico dato certo è che dopo lo spettacolo Houdini sarà portato di urgenza in ospedale per una grave peritonite, riuscendo a sopravvivere solo fino al 31 Ottobre.
Una cospicua parte dei fan, ad oggi, ritengono che Whitehead sia stato l’assassino, per quanto involontario di Houdini: ma la narrazione di Bess Houdini risulta difforme rispetto a quella riportata da Arthur Conan Doyle.
Un’altra parte della narrazione, popolarizzata dal cinema successivo, dichiara che Houdini si sentì male durante uno dei suoi numeri, e fu necessario sfasciare la vasca di vetro nella quale si era chiuso per salvarlo.
In realtà lo spettacolo fu un fallimento, ma non così plateale: Houdini chiese l’aiuto degli assistenti per essere portato via e sostituito nel terzo atto, dopo due atti sotto tono, e tornato in albergo andò in ospedale dietro le forti insistenze di Bess per non uscirne più vivo.
Era del resto un’epoca in cui gli antibiotici non erano ancora diffusi nell’efficacia attuale, e la peritonite era una sentenza di morte.
Assai probabilmente Houdini covava l’appendicite prima del colpo di Whitehead: l’esperienza medica suggerisce che l’impatto da solo non poteva averla provocata.
È quindi probabile che Houdini stesse già male e febbricitante, e il colpo di Whitehead, se vi è stato, gli abbia fornito un “alibi psicologico” per continuare a rifiutare le cure proposte dalla moglie, convincendolo che i suoi dolori erano derivati dal colpo.
Il cinema creò un mito successivo: essendo assai difficile da accettare la morte di un mito, nel film “Il Mago Houdini” del 1953 fu introdotta una scena in cui il mago si ferisce all’addome prima del numero della “Trappola d’acqua”, non avendo più le energie per uscire, e tale versione divenne la narrazione “approvata dal cinema”.
Un falso assoluto, ma molto più romantico che morire di peritonite.
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