Ci segnalano una serie di dubbi dubbi sulle date dei test di Djokovic coi relativi tentativi di analisi.
Dubbi, ricordiamo, tutt’altro che risolti. Ci limiteremo a riportare, come fatto dai colleghi di BUTAC, alcuni risultati preliminari emersi dalle analisi del gruppo di analisti zerforshung.
Dati discretamente sorprendenti, che si mescolano alle anomalie sulle date dei test di Djokovic che abbiamo potuto vedere empiricamente. Come il curioso fatto che, a fronte di un test positivo effettuato il 16, nei giorni immediatamente successivi lo sportivo fosse impegnato in pubblici eventi.
C’è un ulteriore problema che gli analisti hanno comunicato a Der Spiegel.
Come ogni professionista che ha a che fare con firme digitali e affini conosce, ogni documento digitalmente sottoscritto contiene un “timecode”, un codice che attesta quantomeno il momento in cui il documento è stato sottoscritto o, in questo caso, è entrato nelle banche dati di riferimento.
Tale momento sembrerebbe essere, analizzando il codice in formato Unix (laddove il computer conta il tempo in secondi, considerando come “anno zero la mezzanotte del primo gennaio 1970) il secondo 1640524880 per il certificato relativo al 16.
Il numero 1640524880 si traduce con “26 Dicembre 2021, ore 13:21, secondo 20” dell’era Cristiana, e risulterebbe maggiore del “codice temporale” 1640187792 del successivo certificato di avvenuta negativizzazione, traducibile con “22 Dicembre 2021, ore 16:43, secondo 12” dell’era Cristiana.
Ogni codice ha un numero identificativo, una sorta di matricola.Matricola che per il test positivo (7371999) è maggiore (7320919) di quella del test di positivizzazione. Ancora una volta.
Sicuramente che “il calcolo non torna”, cosa evidenziata da giornalisti come Ben Rothberg.
Una possibilità potrebbe essere che, effettivamente, i timecode non sono creati quando viene introdotto il certificato nel database, ma quando questo viene scaricato.
Una possibile spiegazione è che i legali di Djokovic abbiano scaricato copia del certificato del 16 Dicembre solo dieci giorni dopo, in preparazione alla querelle giudiziaria.
Questo è possibile e ammissibile, e spiega perché il test precedente ha una “data informatica” successiva.
Niente però al momento sembra spiegare perché il secondo certificato, il più recente, ha invece un numero di “matricola” inferiore all’altro.
Siamo di fronte ad una questione assai problematica, che non tocca a noi dirimere.
Ricordiamo che un certificato elettronico con simili problematicità solitamente viene analizzato e “smontato” in ogni suo singolo dettaglio, e auspichiamo che così sia fatto anche in questo caso.
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