Aggiornamento

I corridoi umanitari, tra fallimento, nuovi tentativi ed escalation: vittime civili

Siamo ad un grave problema nel conflitto: i corridoi umanitari. Concetto previsto e regolato dalle Nazioni Unite, i corridoi umanitari dovrebbero prevedere una tregua limitata almeno per consentire il passaggio di civili e soccorsi.

Ci sono una serie di “taboo” che dalla Convenzione di Ginevra in poi uno stato non dovrebbe bombardare in guerra: i civili, strutture necessarie ai civili per sicurezza e sostentamento, la Croce Rossa e il soccorso.

In questa guerra abbiamo assistito all’invasione Russa travolgere centrali elettriche e giornalisti.

A Mariupol i corridoi umanitari rischiano il fallimento: si registra già una piccola vittima. Non si riesce a cessare quei bombardamenti, le bombe continuano a fischiare, con le autorità locali che puntano il dito sulle bombe russe.

Siamo in una guerra di informazione, e la Russia risponde con un rimpallo di accuse.

Per la russia la colpa è dei nazionalisti Ucraini, per l’Ucraina la colpa è della Russia, ma esattamente come siamo stati chiamati a credere, e per legge anche, dal Cremlino che questa non sia guerra ma “Operazione speciale” e non sia invasione ma “denazificazione”, viene ora chiesto alla comunità internazionale tutta un fortissimo sforzo di sospensione dell’incredulità.

Sostanzialmente ci viene chiesto di credere nella generazione spontanea delle bombe che, spontaneamente, comparirebbero laddove ci sono i civili.

Su pressione internazionale e su richiesta di Macron ci riprova: questa mattina dovrebbero essere aperti nuovi corridoi umanitari.

Staremo a guardare: i civili non sono ancora al sicuro.

Un ulteriore momento di incredulità viene portato dalla realizzazione che i previsti corridoi umanitari dovrebbero portare attraverso la Bielorussia e la Russia, con la sicurezza dei civili che passa quindi in secondo piano (come garantire la sicurezza dei civili Ucraini in Russia?) rispetto al tentativo di svuotare città lacerate.

Si registrano ancora una volta, casi di giornalisti coinvolti in scontri a fuoco, come Guillame Briquet, ferito e derubato dei documenti ed effetti personali da forze russe.

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