I controlli sul Reddito di Cittadinanza sono l’elefante nella stanza della manovra che verrà. Per questo non commenteremo i commentatori: ci duole anzi per loro. Commentano una situazione magmatica e mutevole (vedi la discussione sul Bonus 18App) che rischia di trasformarsi nel momento in cui l’analisi è compiuta.
Rendendola quindi un ozioso esperimento di stile. Parleremo della situazione attuale e della situazione passata quindi.
Punto di forza di ogni discussione sul Reddito di Cittadinanza sono le discussioni sul numero di “furbetti”.
In realtà i denunciati per frode a seguito dei controlli della Guardia di finanza rappresentano circa l’1,6 e l’1,8% del totale, un numero va detto discretamente esiguo.
Le verifiche preventive dell’INPS, lungi dall’essere un “setaccio a maglie larghe”, hanno consentito di bloccare circa tre milioni di richieste.
Per il solo anno 2022, quindi ben prima che la discussione sulla Legge di Bilancio 2023 fosse anche solo un embrione, risultano respinte 456.331, decadute 264.964 e revocate 60.523 al 30 settembre.
Le domande accettate si aggirano intorno al 77%: il restante terzo viene respinto (un quinto delle domande) oppure sospeso per controlli e revocato (la restante somma).
Il sistema dei controlli INPS ha quindi fatto il suo lavoro negli anni, contrariamente al sentimento social. Il che non significhi che l’INPS non stia continuando a perfezionarlo.
La chiave è in un recente comunicato dell’Istituto, leggibile qui.
Dai dai primi giorni di attivazione della misura sono previsti vari controlli, poi intensificati e resi automatici con l’evoluzione del provvedimento. Il sistema di controllo si basa su azioni preventive e centralizzate, che riguardano la sussistenza dei requisiti per accedere al reddito, affiancate poi da verifiche svolte dalle sedi Inps locali, che avvengono in un secondo momento, per accertare la veridicità delle dichiarazioni.
L’intensificarsi dei controlli ha provocato la gestione automatica di alcuni fattori di rischio, tra cui
1. mancanza del requisito della residenza in Italia;
2. false o omesse dichiarazioni relativamente alla posizione lavorativa dei componenti il nucleo familiare;
3. false dichiarazioni circa la composizione del nucleo familiare.
Ove questi fattori siano presenti, la domanda va da considerarsi respinta, ovvero sospesa senza concessione dell’emolumento fino alla definitiva revoca o regolarizzazione.
Il comunicato parla dell’aggiunta di un ulteriore scenario di rischio, relativo alla presenza di cariche e partecipazioni in imprese di componenti del richiedente beneficio.
Ovviamente sia pur non riguardando il beneficiario, restano casi da esaminare allo scopo del reddito.
Possiamo quindi dichiarare che l’INPS ha fatto molta strada, ma anche prima ha dimostrato capacità nello “scremare” i non aventi diritto, con un numero minimo di “furbetti” sfuggiti alle maglie.
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