I colleghi della studentessa No Pass scrivono al Rettore: “Nessun linciaggio”
Questa mattina Repubblica ha riportato una lettera che i colleghi della studentessa No Pass di Bologna hanno scritto al Rettore per difendere la loro posizione. La ragazza, iscritta al corso di Filosofia, aveva parlato di discriminazioni e attacchi da parte dei colleghi dopo essere stata sorpresa senza il green pass e per questo allontanata dall’aula. Sulla vicenda si era pronunciata anche la docente di Psicologia Cognitiva, “colpevole” di aver chiesto alla studentessa di uscire proprio perché sprovvista di certificazione. Prima della testimonianza della docente, dai quotidiani emergeva soltanto la versione della ragazza. Questa mattina si è aggiunto un ulteriore tassello alla vicenda, con una lettera scritta dai colleghi della studentessa no pass al Rettore.
L’articolo di Repubblica in cui troviamo la lettera dei colleghi della studentessa No Pass al Rettore è riservato agli abbonati, ma troviamo il testo sull’Huffington Post:
Noi siamo studentesse e studenti di filosofia, siamo amanti del sapere in ogni sua declinazione, sfumatura, riflesso, colore. È proprio per questo che noi non potremmo mai negare il diritto di un’altra persona di esporre il proprio pensiero e di lottare per esso, così come non oseremmo discriminare le convinzioni altrui; tuttavia, è necessario manifestare le proprie idee in un modo legittimo affinché non si metta a rischio la salute degli altri e non vengano intaccati diritti altrui.
Si è creato uno scambio di pareri con toni, sì, caldi ed alterati che, però, la professoressa ha poi avuto cura di placare. S. sostiene con fermezza che un gruppo di studenti l’avrebbe poi aspettata fuori per picchiarla. Peccato che abbia omesso un particolare: quel giorno pioveva e l’unico posto per ripararsi, per chi fosse sprovvisto di ombrello, era proprio il cortile dell’università presso il quale, inevitabilmente, si è creata una folla. Come se non bastasse, uscendo dall’aula, è stata lei ad andare incontro al gruppo (a lei totalmente indifferente), istigandolo: “Cosa volete fare ora? Volete picchiarmi?”.
Denuncia fantasiose minacce, ma minaccia un ragazzo del corso che condivide le sue stesse idee, ma che ha deciso poi di dissociarsi dai mezzi con i quali vengono fatte valere. Riportiamo testualmente: “Alessandro, io capisco la tua volontà di allontanarti da una linea che non ti appartiene più, ma gradirei anche che, se proprio non riesci a fare a meno di essere un mezzo omuncolo, almeno non ti esprimi nei confronti di mia madre. Perché non me ne frega un ca**o, io sono tranquilla e pacifica, ma se non vuoi che la prossima volta che ti veda per strada ti tiri una testata che ti faccia saltare i denti ti consiglio di tenerti certe osservazioni. Dovresti aver capito per altro che non mi faccio nessun tipo di problema a farlo davvero. Una buona serata”. Il motivo? Il ragazzo in questione altro non ha fatto che condividere la notizia dell’intervista rilasciata dalla madre. Nulla di più.
Infine:
L’unico scopo di questa lettera, oltre quello di difenderci dalle calunnie e accuse che ci sono giunte a livello nazionale, è quello di riprendere le lezioni in totale tranquillità… S. ha cercato di trarre il massimo vantaggio da una posizione di falso vittimismo, probabilmente senza accorgersi che la cicuta socratica non la sta bevendo lei, ma la sta facendo ingoiare a tutti i suoi colleghi, lentamente.
Questa è dunque la versione dei colleghi della studentessa No Pass balzata al centro delle cronache nelle scorse settimane.
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