“I bambini saltarono per aria”: Bath School, la prima strage in una scuola negli Usa
Le stragi nelle scuole degli Stati Uniti sono un argomento purtroppo ricorrente. Recentemente il mondo ha assistito impietrito alla strage di Uvalde, alla tragedia di Nashville, ma non ha certo dimenticato il massacro di Newtown e tanto meno la sparatoria della Columbine High School. Queste tragedie contemporanee sono accomunate dalle immagini inquietanti dei sistemi di videosorveglianza in cui vediamo i killer muoversi armati lungo i corridoi, fare capolino di aula in aula e soccombere sotto i colpi degli uomini della polizia.
A tutto c’è una prima volta: il massacro della Bath School è la prima strage in una scuola. I sistemi di videosorveglianza non sono ancora stati inventati, tanto meno le sofisticate armi imbracciate dagli assassini che abbiamo conosciuto negli ultimi 30 anni. Siamo nel 1927, a cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale.
Antefatti
Quando parliamo di Bath Charter Township dobbiamo ricordarci quel famoso adagio del “prima era tutta campagna”. Negli anni ’20 i cittadini di questo piccolo borgo lo sanno bene, ma nello stesso tempo sentono l’esigenza di una scuola nel loro territorio. Un fazzoletto di terra nel Michigan, abitato da appena 300 anime.
La scuola, la Bath Consolidated School, viene inaugurata nel 1922. La realtà contro la quale i cittadini di Bath si scontrano tutti i giorni, come spesso capita, è quella delle imposte: i proprietari terrieri corrispondono una tassa ad valorem troppo alta – la nostra iva, in sostanza – e non mancano tensioni tra i cittadini e le amministrazioni locali.
Tasse, amministrazione e proteste: tre sono gli elementi che fanno detonare questa storia. Due episodi cruciali ci aiutano, in primo luogo, a collocare i fatti nel disordine di una mente pronta ad esplodere e che lo farà, nel modo più cruento, il 18 maggio 1927.
Andrew Kehoe
Il primo nel 1911 a Saint Louis, nel Missouri, con un trauma cranico a seguito di una caduta. Il secondo sempre nel 1911, il 17 settembre. C’è un ragazzo in piedi di fronte a una donna e una stufa. Lei si chiama Frances Wilder ed è la sua matrigna, che suo padre Philip ha sposato dopo la morte della madre, la povera Mary McGovern. Il ragazzo osserva la matrigna mentre tenta di accendere una stufa, ma qualcosa va storto e tutto prende fuoco. Alcuni schizzi di petrolio hanno raggiunto il vestito della donna, che viene investita dalle fiamme.
Il ragazzo la osserva per qualche secondo senza intervenire, poi ci ripensa e le rovescia addosso un secchio d’acqua che peggiora la situazione. La casa viene divorata dall’incendio e Frances, per le gravi ustioni, muore poche ore dopo. Quel ragazzo si chiama Andrew Kehoe, è un elettricista ed è nato a Tecumseh (Michigan) nel 1872.
Nel 1911 sposa Ellen “Nellie” Price. Nel 1919 Andrew e Nellie si trasferiscono da Saint Louis a Bath, e lì acquistano una fattoria. Andrew Kehoe è particolarmente apprezzato dai vicini: si presta sempre per aiutarli, ripara i loro trattori e si fa ammirare per l’estrema cura del suo terreno. Se da una parte guadagna la reputazione di “persona intelligente”, all’altra si distingue per il suo carattere irascibile. Non bisogna contraddirlo, altrimenti va su tutte le furie. La sua routine è tossica, per questo spara e uccide il cane di un vicino che ha osato entrare nel suo terreno e disturbarlo abbaiando. Ancora, massacra di botte uno dei suoi cavalli perché non ha assecondato i suoi ordini.
Il collezionista di ingiustizie
Tuttavia, la sua fama di essere un uomo parsimonioso e attento gli permette di essere nominato amministratore del consiglio scolastico nel 1924 e tesoriere, fino a ricoprire la carica pubblica di impiegato comunale nel 1925. Nel 1926, con le nuove elezioni comunali, Kehoe non si vede rinnovato l’incarico e interpreta quella sconfitta come un atto di sfiducia da parte dei cittadini.
Nel frattempo, sua moglie si ammala di tubercolosi e il fisco riscatta la fattoria di Kehoe a seguito dei debiti non saldati. Andrew smette di curare il suo terreno e i suoi animali, ed è sempre più furioso. A tal proposito nel 2014 la dottoressa Mary Ellen O’Toole ha pubblicato uno studio in cui identifica Andrew Kehoe sotto il profilo del “collezionista di ingiustizie“, un individuo che risponde alle proprie disgrazie con un profondo senso di frustrazione attribuendo le sue sventure a un mondo ostile, contro il quale il soggetto trama vendetta.
Questo, scrive la O’Toole, è il profilo più ricorrente nel mondo dei mass shooters, che tristemente conosciamo per le numerose stragi avvenute nel Nuovo Continente.
18 maggio 1927. La strage
La fonte più preziosa per raccontare questa parte della storia è il volume The Bath School Disaster. Lo ha scritto Monty J. Ellsworth, un vicino di Andrew Kehoe, pochissimo tempo dopo i fatti.
Una tonnellata di pirotolo, due scatole di dinamite, una tanica di benzina collegata ad un tubo e un fucile Winchester calibro 30. Gli acquisti di Andrew Kehoe non destano alcun sospetto, in quanto gli agricoltori di quelle parti sono soliti utilizzare esplosivi e dinamite per il loro lavoro. Anche armi da fuoco. Per destare ancora meno sospetti, Andrew si muove tra Bath e Lansing. Sul suo camion Ford, infine, carica dei pezzi di metallo che diventeranno delle schegge impazzite.
Mancano appena 48 ore alla strage. Nellie viene dimessa dal St. Lawrence Hospital di Lansing e torna a casa. È il 16 maggio. Andrew la uccide e abbandona il suo corpo su una carriola nella parte retrostante della fattoria, dove si trova il pollaio.
Nella sera del 17 maggio, Kehoe sistema gli esplosivi nella sua fattoria e nella scuola. Alle 8:45 del 18 maggio le bombe esplodono nella sua casa, e alcuni detriti raggiungono i vicini. Ellsworth scrive:
Ho gridato agli uomini che stavano lavorando sul binario lì vicino e ho detto: “Il fienile di Kehoe è in fiamme”, e proprio mentre stavo dicendo questo il grande fienile e la casa e tutti gli altri locali tranne il pollaio sono esplosi. […] A quel punto, il fumo e la polvere sembravano volare a circa trenta metri di altezza.
Poi la tragedia: “Mia moglie, che si trovava al piano di sopra per riassettare la casa, gridò: ‘Mio Dio! È esplosa la scuola!“. È proprio così. Due esplosioni nella stessa ora: alle 8:45 esplode l’ala nord della Bath Consolidated School, proprio mentre i bambini sono all’interno per seguire le lezioni iniziate appena un quarto d’ora prima. Accorrono i cittadini, anche Ellsworth. Il tetto dell’ala nord è crollato uccidendo 38 persone, per la maggior parte bambini. Alcuni riescono a liberarsi dalle macerie e spuntano in mezzo al fumo completamente ricoperti di polvere e gravemente feriti. Altri sono rimasti lì sotto. Ellsworth torna di corsa in casa per prendere delle corde per aiutare i soccorritori a sollevare i detriti dai corpi dei bambini. Mentre fa ritorno a casa, però, incrocia Andrew Kehoe che viaggia verso la scuola. Kehoe gli sorride e lo saluta con la mano. “Potevo vedere chiaramente i suoi denti”, racconta Ellsworth.
Mezz’ora dopo la prima esplosione, Kehoe arriva sul luogo della strage e parcheggia il suo mezzo. Esce dall’abitacolo e imbraccia il fucile Winchester. Vede il sovrintendente Emory Huyck e lo attira a sé. Tra i due nasce un alterco mentre il funzionario cerca di disarmarlo, ma la furia di Kehoe ha la meglio. Andrew spara contro il suo furgone carico di esplosivo. Muore lui stesso, uccide Huyck, l’agricoltore in pensione Nelson McFarren e la piccola Cleo Clayton di 8 anni, che si era appena salvata dall’esplosione nella scuola.
La farmacia di Bath diventa un triage per i feriti, i centralinisti locali organizzano tutte le telefonate ai soccorritori. Un dispiegamento di forze che Ellsworth ricorda non senza emozione. Il massacro della Bath School si conclude con 45 vittime, alcune delle quali morte tempo dopo per le conseguenze delle esplosioni. 44 morti, precisiamo, in quanto i residenti non vogliono includere Kehoe tra i loro cari.
“Odiava i bambini”, scriverà il Buffalo Evening News due giorni dopo la strage. Quando i poliziotti hanno visitato i resti della casa e della fattoria di Andrew Kahoe rinvengono il cadavere carbonizzato di sua moglie Nellie e un cartello inquietante, affisso sulla recinzione, che recita: “Criminali si diventa, non si nasce”.
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