Sta girando da ieri sera una catena diventata virale in poche ore, in merito alla plasmaferesi come presunta cura al Coronavirus e ad un nuovo presunto medico italiano che opera nelle Mauritius, vale a dire Mauro Rango. Siccome la teoria portata avanti, al di là di qualche nota finale, verte sempre sul concetto del “non ce lo dicono”, è importante precisare alcuni concetti fondamentali. Un po’ come abbiamo fatto nella giornata di ieri a proposito del plasma iperimmune, visto che a detta di qualcuno questa strada pare preclusa nella medicina contemporanea per interessi dei soliti “poteri forti”.
Come ci riporta Burioni tramite il suo blog ufficiale, ad esempio, la plasmaferesi non è un argomento tabù, a differenza di quanto si dica tramite post complottisti. In TV e sul web se parla tanto e lo stesso virologo non ha mai chiuso ad un approccio di questo tipo. Insomma, il modo in cui ci si pone sui social è sbagliato, anche in relazione al messaggio apparentemente firmato da Mauro Rango, in quanto i risultati promettenti hanno strappato consensi, con la dovuta cautela. Questo è il presupposto dal quale partire per contestualizzare il tutto.
Il secondo punto riguarda poi la questione puramente medica. Una serie di obiezioni ragionevoli sulla plasmaferesi, che certo non vuol ostacolare “a prescindere questo percorso”. Ci sono ad esempio limiti numerici, non solo riguardanti la questione che ad oggi ci siano troppi pochi casi per nutrire certezze sull’efficacia del trattamento. Ad esempio, ci vogliono ben due guariti per curare un malato. E tolti i “non volontari”, si comprende facilmente che le risorse siano limitate. Poi ci sono altre tre limitazioni riguardanti il fatto che bisogna preparare il plasma, oltre ad essere certi che il plasma non trasmetta ulteriori malattie infettive. Da non sottovalutare l’accurata selezione dei pazienti cui somministrare la plasmaferesi, con relativo impegno economico e di tempo.
Infine, una piccola parentesi sulla catena riguardante il medico Mauro Rango. Ovviamente non vi forniamo numero di telefono ed indirizzo email che appaiono nella catena social, dove si trova il messaggio apparentemente da lui firmato. Il mittente dice di esercitare nella Mauritius, ma ad oggi non risulta iscritto all’Albo, mentre in rete non c’è alcun riferimento su questa figura. Ovviamente non stiamo giungendo a conclusioni, ma vi forniamo solo un primo riscontro sull’analisi di questo messaggio, pronti ad aggiornare l’articolo qualora il diretto interessato intenda chiarire la questione.
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