NOTIZIA VERA “Io legata e stuprata con un pezzo di ferro”
Ci segnalano un articolo pubblicato il 20 Marzo 2017 su Soloitaliani:
Nemmeno nella più effimera fantasia di un regista orror una simile violenza contro un essere umano. L’Italia, grazie ai governi di abusivi del PD, dava ospitalità a un mostro islamico, (feccia dell’umanità), impossibile definire essere umano. Torturatore e stupratore professionista, assassino e sadico. Testimonianze choc:
“Io non sono somalo, non sono musulmano, sono il vostro padrone“, poi cominciavano le violenze nel lager di Osman Matammud, 22enne a capo profughi di Bani Walid in Libia.
L‘uomo è stato arrestato ieri a Milano, mentre era ospitato nel centro profughi di via Sammartini.
Le accuse sono di sequestro di persona a scopo di estorsione, omicidio plurimo e violenza sessuale aggravata, anche su minorenni. A riconoscerlo proprio due ragazzine di cui aveva abusato per mesi in quel lager libico, che come tutti gli ospiti del lager, lo conoscevano come Ismail.
Le violenze sessuali
I racconti della vittime sono estramente cruenti e sottolineano l’efferetezza di Matammud. Ogni clandestino pagava settemila dollari per entrare illegalmente in Italia. Prima di arrivare sulle coste italiane, una serie di violenze , di orrori e morte scandiva le giornate dei migranti. Tutte perpetrate dalla mano del 22enne somalo. “Matammud e i suoi uomini ogni giorno prelevavano uomini dal capannone per portarli in una vera e propria stanza delle torture” hanno accertato gli inquirenti”. Le donne invece venivano portate “nel suo appartamento dove si consumavano gravissime violenze sessuali”
“Sono stata quattro mesi nel centro di Bani Walid”: a parlare è una ragazza minorenne, ascoltata dagli agentidella polizia locale e dagli inquirenti. “Ismail è venuto nell’hangar, mi ha presa e mi ha stracciato il vestito davanti a tutti – spiega straziata dal dolore-. Poi quando sono rimasta nuda ha cercato di penetrarmi, ma non ci è riuscito perché io sono infibulata… Mi ha portato in una stanza di un edificio vicino, mi ha legato le mani dietro la schiena, mi ha messa per terra, mi ha aperto le gambe e con uno strumento metallico ha aperto l’accesso alla mia vagina, al fine di penetrarmi praticando un taglio attraverso l’infibulazione. Lì dal dolore sono svenuta, quando mi sono svegliata mi aveva già violentato“.
Non un caso, un’altra ragazza, amica della vittima, ha rivelato quello che le è accaduto in quel “lager”: “Sono stata chiusa lì dentro tre giorni e tre notti, in cui sono stata violentata ulteriormente. Nei tre giorni di prigionia non ho mangiato nulla e ho solo bevuto“.
Lo scenario dipinto dalle vittime e dalle indagini è raccapricciante: “Ismail è un vero e proprio torturatore. Tutto il giorno violentata le donne e picchiava le persone”. Nemmeno i soldi lo fermano, nemmeno quei i settemila euro che i genitori mandavano ai figli reclusi nel campo. “Anche una volta terminato il pagamento del viaggio – sottolinea il Gip – le violenze e le sevizie sono continuate per mero sadismo, per soddisfare un puro piacere che l’indagato provava nel torturare e seviziare i ‘suoi’ profughi“.
Le torture sugli uomini
Le donne picchiate e stuprate mentre gli uomini erano spediti a lavorare: “Io venivo mandato a lavorare per costruire un altro campo per profughi – ha raccontato un giovane vittima del capo del lager -. Una volta sono stato picchiato talmente forte che per due settimane non sono riuscito a mangiare e mi dovevano imboccare“. Un altra ragazzo: “Sono stato torturato con delle scariche elettriche nella stanza delle torture che c’era fuori dal campo”
Ognuno aveva un trattamento particolare da Ismail, spiega un altro ragazzo: “Ismail per me aveva trovato una tortura particolare. C’era un punto della stanza (quella usate per la reclusione, ndr) dove passava il sole dall’alto. In questo punto della stanza faceva caldissimo. Ismail mi legava mani e piedi dietro la schiena e mi lasciava per ore e ore sdraiato per terra, finché mi disidratavo e mi orinavo addosso“. Ma c’è anche chi non è sopravvissuto alla mano del carnefice come quattro ragazzi ammazzati di botte o strangolati perché i loro genitori non avevano trovato i settemila dollari necessari per il viaggio, come riportato da MilanoToday.
Il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, che insieme al procuratore Francesco Greco e al pm Marcello Tatangelo ha coordinalo le indagini su Osman Matammud, ha ammeso che “in quarant’anni di carriera non ho mai sentito di un orrore simile”
L’articolo è un copia-incolla da Il Giornale, che nell’articolo ““Ogni sera mi legava e stuprava”. Così le violenze nel lager libico” pubblicato il 18 Gennaio 2017, tranne ovviamente per le considerazioni che aprono la notizia.
Osman Matammud è stato arrestato il 26 Settembre 2016, come riporta TgCom24. La polizia locale era dovuta intervenire perché alcuni connazionali lo stavano aggredendo fuori dall’hub di via Sammartini, a Milano. Per scoprire chi fosse veramente l’uomo sono stati necessari diversi mesi di indagini.
22enne di Mogadiscio (Somalia), Osman Matammud era il capo del campo di Beni Walid, in Libia. Il campo era un luogo di transito per i migranti che volevano arrivare in Italia attraverso i barconi. Come leggiamo su La Stampa, nelle 41 pagine dell’ordinanza del giudice Anna Magelli – che ha emesso l’ordine di custodia per quattro omicidi – sono raccolte le testimonianze di quanti lo hanno conosciuto. Le donne erano sottoposte alle più crudeli torture. Matammud chiedeva 7mila dollari e si identificava con la frase “Io non sono somalo, non sono musulmano, sono il vostro padrone”. Su Corriere leggiamo che uomini e donne passate sotto la mercé dell’aguzzino presentavano ancora le cicatrici e i segni delle sevizie.
Arrivato a Milano il 25 Settembre, è stato riconosciuto la mattina dopo da una ragazza che aveva subito le sue violenze per mesi. Da quel momento sono scattate le manette.
I testimoni, vittime dei soprusi, hanno parlato di un lager libico con guardie armate. Chi non consegnava i 7mila dollari necessari al viaggio veniva ucciso. H.I.M., una donna nelle mani di Matammud dal Novembre 2015 al marzo 2016, ha raccontato:
«Ismail – così si faceva chiamare dai suoi connazionali, ndr – è venuto e mi ha stracciato il vestito davanti a tutti. Quando sono rimasta nuda ha cercato di penetrarmi ma non ci è riuscito perchè sono infibulata… Dal dolore sono svenuta, quando mi sono svegliata mi aveva già violentato perchè avevo sangue dappertutto. Sono stata violentata molte volte da Ismail, tutte le notti»
Sul Corriere leggiamo le parole dell’Assessore alla Sicurezza Carmela Rozza, la quale riferisce che le testimonianze sono state raccolte dall’unità Tutela Donne e Minori della Polizia Locale per un totale di 10 drammatiche storie. Nel commentare le sevizie contenute negli atti, il procuratore aggiunto Ilda Boccassini afferma di non aver mai visto un simile orrore in 40 anni di carriera. Ilda Boccassini ha coordinato le indagini insieme al procuratore Francesco Greco e al pm Marcello Tatangelo. Un incidente probatorio era previsto per il 20 Gennaio.
Davanti al gip, Osman Matammud ha respinto le accuse.
Su Live Sicilia leggiamo che Matammud si trova rinchiuso nel carcere di San Vittore. Le indagini erano partite dal capoluogo lombardo, e alle già presenti testimonianze se ne sono aggiunte altre sette tra persone rintracciate in Sicilia. Minorenni.
Notizia vera, dunque. Osman Matammud era fuggito in Italia e si trovava a Milano. Gli stessi occhi che avevano subito le sue violenze lo riconobbero e portarono al suo arresto. Si aprì così il sipario di quella fortezza degli orrori, un capannone con un solo bagno e con centinaia di migranti che rasentavano la morte. Quattro morti, centinaia di torturati, centinaia di violenze sessuali.
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