I mendicanti del web, cosa sono e cosa vogliono
La rete e le sue disfunzioni hanno favorito, negli anni, illuminazioni in grado di sfornare veri e propri neologismi. A questo lavoro hanno contribuito i disinformatori da una parte e i debunker dall’altra, come quando ci ritroviamo a parlare di bufale-zombie (o bufale-fenici), bufale-herpes o, ultimo ma non meno importante, mendicanti del web.
Avevamo promesso di creare una guida utile per meglio spiegare cosa i nostri articolisti intendessero con questa bizzarra combinazione di vocaboli. L’articolo non è rivolto essenzialmente ai nostri lettori, che ben conoscono le continue terminologie che lo staff di Bufale.net adottano per dare un nome ai fenomeni della rete. Ci rivolgiamo, principalmente, a coloro che per la prima volta approdano sui nostri canali, nella speranza di dare loro uno strumento per riconoscere i pericoli della disinformazione web. Siamo presuntuosi? È probabile, ma credeteci: i mendicanti del web lo sono di più.
Era il 17 maggio 2017 quando il canale YouTube Breaking Italy pubblicava un servizio in cui diceva la sua sul tormentone della Blue Whale (vi scongiuriamo: discorso chiuso) e descriveva un personaggio con il quale tutti abbiamo costantemente a che fare: l’ex compagno di scuola. Non uno qualunque. Parliamo di quello che fino all’anno scorso postava solamente foto del suo cane, della sua moto o dei suoi piedi a mollo nel mare Adriatico. Improvvisamente viene contagiato dall’infezione della disinformazione e sul suo profilo social compaiono immagini, articoli e meme presi dai canali dei complottisti, dei disinformatori e dei mendicanti del web. Tutti abbiamo un ex compagno di scuola così. Talvolta è nostra zia.
Per orientare al meglio la nostra guida partiamo da un esempio che nasce dalla tipica accezione che il mendicante opera per farsi largo nelle autostrade dell’Internet:
Il viralizzatore, sedicente paladino delle notizie che i poteri forti nascondono, aggiunge:
Quest’uomo è Abdul ‘Nnemammarua, 35 anni. Arrivato in Italia come clandestino ha violentato cinque donne ed è a piede libero per San Vigilio in Marebbe. Lo Stato gli corrisponde 400 euro mensili! GLI ITALIANI ONESTI MUOIONO DI FAME E LUI VIENE A STUPRARE LE DONNE E LO STATO NON LO ARRESTA E LO PAGA PURE! FATE GIRARE!
L’imperativo fate girare diventa legge per i condivisori compulsivi, che condivideranno questo semplice post composto da una semplice foto con didascalia, senza fonti che ne attestino la veridicità. Altri noteranno che l’uomo raffigurato è Jimi Hendrix, storico musicista, autore di capolavori come Vodoo Child e Hey Joe che hanno fatto di lui un pilastro della storia del rock. Lo faranno presente a quanti cascano nel tranello, ma si sentiranno rispondere che comunque “loro” stuprano le donne tutti i giorni, dunque diventa – secondo gli indinniati – legittimo diffondere una foto di Jimi Hendrix descritto come lo straniero cattivo. Che Hendrix sia morto nel 1970 poco importa. Il mondo deve sapere.
Aspettate, conosciamo il vostro perplimere. Vi starete chiedendo se realmente qualcuno non sarebbe in grado di riconoscere una bufala così grande e scontata. Sì, è possibile. Specie quando la pornostar Valentina Nappi diventa la cugina di Maria Elena Boschi e l’attrice Krysten Ritter la sorella di Laura Boldrini. Il mendicante del web ha ben chiara la verità, ma se da una parte intende beffare il popolo social, dall’altra intende fare una personale propaganda d’odio contro extracomunitari, politici e altri personaggi pubblici. Ha bisogno di una giusta dose di visibilità e sa come ottenerla, perché sa cosa gli indinniati cercano.
No, non è tutto.
Quando non si serve di semplici fotomontaggi, il mendicante del web crea articoli ad hoc, distorcendo una notizia reale e rielaborandola in chiave – tendenzialmente – xenofoba. La sua elemosina è fatta di attenzione morbosa verso i topic del momento, ed egli è pronto a offrire la sua versione dei fatti per catturare su di sé il traffico delle visite. Lo fece Riscatto Nazionale in occasione della tragica morte di Emanuele Morganti, morto all’Ospedale Umberto I di Roma il 26 marzo 2017 in seguito a un pestaggio subito nella sua Alatri, fuori da un locale. Riscatto Nazionale titolò: “Ucciso a colpi di cric da 9 albanesi, poi trascinato sull’asfalto come un trofeo. La fine di un italiano”. La notizia fece il giro del web in pochissime ore, scatenando i più violenti cori razzisti di tutte le belve feroci della tastiera. Ci trovammo costretti a offrire il nostro fact-checking per appurare che, a poche ore di distanza dalla tragedia, già i primi due arrestati erano italiani. È matematica certezza che gli autori di Riscatto Nazionale fossero a conoscenza della realtà dei fatti, ma la loro fame vorace di visite superava il buonsenso, per cui pubblicarono il loro articolo mentendo spudoratamente sulla nazionalità degli assassini di Emanuele. Lo fecero perché l’episodio aveva una forte risonanza tra i lettori, dunque si trattava di un’occasione troppo ghiotta.
Lo stesso lavoro lo fece un noto personaggio quando pubblicò una foto segnaletica dei 4 autori dello stupro di Rimini quando la loro identità non era ancora nota. Nella nostra analisi indicavamo infatti che si trattava di quattro pusher tunisini totalmente estranei alla vicenda. La fame d’odio è più forte, dunque, di ogni logica.
Questo è ciò che fa il mendicante del web. Un privato, un personaggio pubblico o semplicemente il perditempo di turno può scatenare la macchina del fango con contenuti semplificati che accendono la macchina del fango, che spesso degenera in vere e proprie cacce all’uomo. Il motivo è la visibilità, principalmente. Nel peggiore dei casi, lo scopo è fare denari grazie ai banner pubblicitari presenti nel suo sito, che con articoli fuorvianti e stimolanti raccoglie un numero importante di visite e dunque di click. Poco importa se la persona al centro del mirino sia estranea ai fatti che vengono contestati o addirittura deceduta.
Il mendicante del web opera l’elemosina in tutta la rete, a caccia di visibilità ottenuta col seme dell’odio. Riuscirà nell’intento finché esisteranno seguaci pronti a obbedire passivamente a ogni sua richiesta di condivisione. Riuscirà nell’intento, ancora, finché mancherà la curiosità di verificare i suoi contenuti. Riuscirà ancora nell’intento, infine, finché tutti continueranno a non accettare il fatto che una semplice immagine con didascalia non è un’informazione.
Ora lo sapete.
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