Caso migranti della Diciotti scappati da Rocca di Papa: la disinformazione in 3 punti
Sta facendo discutere moltissimo dal tardo pomeriggio del 5 settembre il caso dei migranti scappati da Rocca di Papa, dopo essere giunti in Italia attraverso l’ormai famosissima (e famigerata) nave Diciotti. Come si poteva facilmente immaginare dopo la divulgazione della notizia relativa all’allontanamento volontario di queste persone dalla struttura presso la quale erano ospitati, stanno prendendo piede su Facebook alcune credenze che ci portano in direzione opposta rispetto alla realtà. Proviamo dunque a chiarire almeno tre aspetti.
Partiamo da un presupposto cruciale nell’analisi del caso: spostiamoci quindi tutti assieme, almeno metaforicamente, a Rocca di Papa e consideriamo quanto detto.
Possiamo parlare di migranti scappati? E quanti sono?
A detta dei sottosegretari all’Interno stessi, Stefano Candiani e Nicola Molteni, siamo di fronte “persone [che] hanno libertà di movimento e quindi non sono sottoposte alla sorveglianza dello Stato“: non poterebbe essere altrimenti, dato che
“I centri di accoglienza non sono centri di detenzione e dunque le persone ospitate possono allontanarsene liberamente: la loro non è una fuga”. E’ quanto osserva all’AdnKronos padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, struttura dei Gesuiti che si occupa di migranti, profughi, rifugiati e richiedenti asilo, commentando l’allontanamento dei migranti come riferito da fonti del Viminale.
“I motivi per andarsene possono essere i più svariati, cambiano da caso a caso – spiega Ripamonti -. Dipende anche da che tipo di centro li sta ospitando, dove è geograficamente collocato, se sta in aperta campagna o in una grande città, qual è la nazionalità dei profughi ospitati, se l’Italia è la meta finale o soltanto un Paese di sbarco e di transito. Difficile ora capire perché questi rifugiati si siano allontanati”.
Scorretto quindi parlare di “migranti scappati”, corretto è l’uso del tag disinformazione.
Non aiuta molto la quantomeno capziosa “ricostruzione” di Vox News, arricchita di un forte bias di conferma che li porta a vedere una “residenza lussuosa” in un centro accoglienza e riscrivere altrettanto creativamente l’algebra stessa: laddove Salvini ha parlato di circa 50 migranti su 144, Vox News decide che la maggioranza sia fuggita da Rocca di Papa. Evidentemente, secondo i nostri sussidiari, 94 è quasi il doppio di 50, e non viceversa.
Ma dove scappano? E perché scappano? Mica c’è la guerra!
Ancora, il popolo degli Indinniati della Rete ironizza e ipotizza, alludendo, sul fatto che siccome gli immgrati hanno lasciato di propria iniziativa Rocca di Papa, questo fa di loro dei privilegiati che non stanno scappando da “fame e guerra” (uniche condizioni di miseria ammesse dall’Alto Tribunale di Facebook: fortunatamente non dal resto del Mondo), considerando che la struttura in questione garantiva loro vitto e alloggio.
Va aggiunto che i migranti, probabilmente anche quelli giunti in Italia con la Diciotti, hanno spesso e volentieri degli appoggi (amici, parenti, compagni di traversata più fortunati nel raggiungere le coste su una diversa nave…) in Italia o nel resto di Europa. È quindi un’ipotesi praticamente certa (cfr. Ripamonti) che si siano recati a cercare un sostegno che consentisse loro una quotidianità più dignitosa.
Siamo ancora in uno stato di diritto: l’onere della prova spetta a chi vuol far valere il fatto controverso e, nel dubbio, vale la presunzione di buona fede o innocenza che dir si voglia. Nel dubbio è quindi intellettualmente scorretto parlare di “immigrato che scappa perché non fa la fame” dinanzi ad altre possibili spegazioni. Infine, la stessa fonte menzionata in precedenza utilizza come immagine d’anteprima del proprio articolo quella relativa ad alcuni migranti ospitati proprio a Rocca di Papa.
Come abbiamo avuto modo di precisare pochi giorni fa con un articolo apposito, al momento mancano gli elementi cruciali per associare i ragazzi coi cuffioni e con dispositivi apparentemente hi-tech a quelli provenienti dalla nave Diciotti. Senza dimenticare che è facile reperire i suddetti prodotti anche a basso costo.
Eh, ma sono clandestini!
Parliamo invece della questione controversa della presunta clandestinità dei neoribattezzati fuggitivi di Rocca di Papa.
Fun fact: un richiedente asilo è, evidentemente, a tutti gli effetti di legge un irregolare ma non un clandestino, come ci ricorda la Giurisprudenza di Merito. L’immigrato irregolare, come abbiamo visto nelle precedenti guide, è tale perché ovviamente impossibilitato nel suo paese a procurarsi documenti idonei, o a espatriare regolarmente.
Ad esempio, parlando dei migranti della Diciotti, quindi del caso di Rocca di Papa, è fatto noto a chiunque abbia aperto un libro di Geografia Politica nell’ultimo lustro che gli eritrei fino ai 60 anni non possono ottenere legalmente un passaporto, e quindi abbandonare il loro paese di origine.
Il concetto stesso di richiesta di asilo (o le altre forme esaminate nell’articolo linkato) consta proprio di questo: la possibilità di regolarizzare una situazione irregolare, comprovato coi mezzi offerti dagli organi competenti che tale irregolarità derivi da situazione cogente di rischio, pericolo, discriminazione o altre condizioni indipendenti dalla volontà dell’espatriato.
Siamo quindi ad una disinformazione nella disinformazione: cosa ancora più nociva che inibisce un sereno dialogo sulla vicenda intera di Rocca di Papa.
AGGIORNAMENTO: A distanza di due giorni ecco che il caso Rocca di Papa si conferma essere un esempio di disinformazione da manuale
Sì: donne, uomini, bambini e minori non accompagnati migranti della nave Diciotti sono passati in questi giorni dal campo informale di Baobab Experience.
Non abbiamo niente da nascondere e, come ci ricorda la Caritas, non stiamo parlando né di fuggitivi né di ricercati.
Come i migranti della Diciotti e i tanti salvati in mare, come quelli delle imbarcazioni di fortuna che riescono ad arrivare sulle nostre coste, ne abbiamo incontrati a decine di migliaia negli ultimi tre anni.
Sono migranti “in transito”, l’Italia non è la loro meta ma una tappa del loro viaggio verso il ricongiungimento con parenti e la speranza di una vita migliore. Scappano da guerre, dittature, terrorismo, cambiamenti climatici, fame e povertà; partono a malincuore, sapendo di dover affrontare un viaggio rischioso, fatto di violenza, privazioni, torture e spesso morte.Non abbiamo ritenuto rendere pubblica la loro sosta al nostro campo per proteggerli.
Proteggerli dalle dittature dalle quali fuggono, proteggerli dai media e dalla narrazione tossica con la quale spesso viene rappresentata la migrazione, proteggerli dal razzismo e dalla xenofobia dilaganti alimentate ad arte da chi vuole costruire consenso su una ingiustificata paura e proteggerli per garantire loro quello di cui ogni essere umano dovrebbe poter godere: la libertà di movimento.
Come da noi ampiamente previsto ed anticipato, non essendo detenuti, si sono spostati semplicemente in un altro centro, dove saranno seguiti dal personale legale e tecnico locale.
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