Hacker ucraini ottengono nomi di aviatori a Mariupol, con l’aiuto delle mogli. Una storia che sembra più che degna di una spy story convenzionale di capolavori dell’arte cinematografica come “Operazione sottoveste”. Ma la storia del conflitto Ucraino ci ha mostrato cose ancora più strane.
Questa la testimonianza di una delle più bizzarre iniziative di OSINT (Open Source Intelligence, investigazioni open source) e la prova che i vecchi cartelli occidentali “Taci, il nemico ti ascolta” avevano un senso.
Abbiamo visto nel conflitto russi bombardati perché non avevano resistito alla tentazione di scrivere insulti razzisti visibili dall’alto nel cortile del loro accampamento diventando così preda facile di bombe e droni.
Ma non eravamo preparati a vedere dodici avieri accusati di essere coinvolti nel bombardamento di Mariupol identificati con nomi, cognomi e indirizzi di casa a causa della vanità delle loro mogli.
Ma andiamo con ordine.
La storia comincia con un drappello di hacker che cominciano a sbirciare nella corrispondenza del colonnello Sergey Atroshchenko, classe 1981.
Tutti i dettagli tecnici, dei quali non vogliamo tediarvi, che attestano le modalità e i dati prelevati dalla sua corrispondenza sono riportati da InformNapalm.
Per la parte che ci riguarda, ci limiteremo a ricordare che anche il colonnello, nella miglior tradizione dei film di guerra un po’ comici, un po’ pecorecci “Tiene famiglia”.
In questo caso Lilia Aleksandrovna Atroshchenko, classe 1982, giovane moglie del colonnello con la passione del selfie, pronta a mandare sue foto al marito lontano.
Capirete dove stiamo andando a parare.
No, forse non è quello che state pensando. Intercettando le comunicazioni del duo, gli hacker hanno contattato la signora Atroshencko dicendo di essere un ufficiale dell’esercito Russo.
Ufficiale intenzionato a chiedere alle mogli degli aviatori coinvolti nel bombardamento di Mariupol di fare degli “scatti patriottici” da inviare ai mariti.
Probabilmente le menti più luride tra voi avrebbero pensato ad altro, vergognatevi. Gli “Hacktivisti”, metà hacker metà attivisti hanno convinto dodici donne tra cui la moglie del colonello a posare in trucco, tacchi alti e divise militari dei mariti all’aeroporto, coi volti in chiaro.
Laddove i soldati solitamente sono tenuti al riserbo, le mogli hanno abdicato allo stesso: grazie a questa iniziativa gli Ucraini sono venuti a conoscenza dei volti delle dodici donne, quindi dei loro nomi e cognomi, e quindi dei dati di tutta la famiglia.
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