GUIDA UTILE Se gli Italiani hanno il Codice Fiscale e l’ISTAT, perché non possiamo schedare i Rom? – bufale.net

Il Popolo della Rete è alquanto strambo. Il nostro stesso Governo ha schiacciato il freno e ridotto le marce sul censimento dei Rom derubricandolo a non prioritario e non parte del c.d. “contratto” di Governo ma il Popolo della Rete, che tutti sappiamo essere composto da Commissari Tecnici, allenatori della Nazionale, politici, sociologi ed economisti infallibili nelle loro conoscenze finché non posano il bicchiere di grappa al bar o la tastiera del PC a casa, ha deciso non solo di proseguire, ricordiamo in maniera autonoma rispetto ad un Governo che ha derubricato la proposta nella pila dei “forse”, l’adozione della misura, ma di inerpicarsi sugli specchi unti della logica per cercare possibili spiegazioni logiche ad un provvedimento che coincide solo in parte con la proposta lanciata dalla maggioranza per trasfigurarsi in qualcosa di ignoto e mostruoso.

Ad esempio deliziandoci di perle come queste

Viviamo in un paese dove ognuno di noi è registrato, all’anagrafe civile, tributaria, sanitaria, ovunque.
Sanno dove viviamo, quanto guadagniamo, quanto spendiamo, cosa mangiamo e cosa caghiamo. Ci fanno pagare cari i nostri diritti ed abbiamo un’eternità di doveri. Ma se fai registrare un Rom sei razzista.

Nonché

Tutti gli Italiani vengono censiti ogni 10 anni.

Partiamo da una cognizione: in un nostro precedente articolo abbiamo già espresso le nostre perplessità rispetto alla differenza tra il censire gli abitanti di una particolare area attribuendo loro degli status e censire una intera etnia contenuta in una cittadinanza (cosa, che ricordiamo, non il Governo che ha fatto un passo indietro ma gli indinniati desiderano con forza).

Va da sè che il cittadino italiano, sia esso ariano, rom, Sinti o altra etnia, in quanto tale ha già una carta di identità ed una Tessera Sanitaria, e se per avventura non ne avesse vi sarebbero modi per ottemperare.

La mente corre alla storia di un cittadino Genovese, nato in tempi pre-informatici, che scoprì suo malgrado di essere un fantasma senza identità. Alla prima occasione utile fu riportato in vita munendolo dell’idonea iscrizione.

Siamo tutti censiti, e questo è vero. Ma ci sono modalità e dati che non possono essere oggetto di censimento.

Ipotizzate una bella mattina di chiedere un nuovo documento di identità.

Vi ritrovate così una Carta di Identità di colore diverso dal solito, che riporti vicino alla voce nazionalità Italiana di Razza Ariana.

Oppure, di etnia rom, di religione ebraica e varianti simili.

O magari un bel bollino con scritto “Segni particolari: è tesserato al PD/FI/M5S”, oppure alla voce sesso, anziché “maschile o femminile” si ritrovi maschile di orientamento omosessuale, femminile di orientamento omosessuale, bisessuale e varianti.

Oggettivamente, a quel punto ne sareste sconvolti. La mente correrebbe a momenti meno civili della storia Italiana, dove questo accadeva per davvero costringendo diverse persone a falsificare i propri documenti per nascondere l’appartenenza a minoranze discriminate o scomode, e momenti che la nostra Costituzione ha giustamente deciso di abolire inserendo l’attuale formulazione dell’articolo 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Possiamo quindi, e a dire il vero già lo facciamo, raccogliere dati su tutti i cittadini, ma non su base etnica, sessuale, razziale, linguistica, religiosa e politica.

Possiamo quindi comodamente fare degli exit poll davanti alle urne, naturalmente anonimizzando e pseudonimizzando il dato secondo l’attuale GDPR, ma non possiamo obbligare tutti i tesserati ad un determinato partito a presentarsi in questura per farsi registrare.

Possiamo censire i minori in una borgata dove insistono diversi campi nomadi e verificare la loro scolarizzazione, ma non possiamo chiedere un registro di nomadi, ebrei, musulmani ed altre etnie e religioni.

Possiamo, infine, ritenere pacifico che tutti i cittadini debbano avere in tasca un documento di identità valido, ma possiamo ritenere una bestialità degna di tempi poco civili il fatto che tali documenti debbano riportare a chiare lettere dati passibili di discriminazione.

Quanto al censimento ISTAT? Come ci ricorda Nextquotidiano

i dati raccolti vengono separati da quelli anagrafici e poi le schede vengono distrutte.

Esattamente come per gli exit poll citati, è fisicamente impossibile, esaminando i dati ISTAT anche “alla fonte”, ovvero accedendo agli archivi dell’ente, distinguere un cittadino italiano “di etnia ariana” da un cittadino di altre etnie.

Come è giusto che sia, senza evocare turpi scenari di cui abbiamo parlato.

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