GUIDA UTILE Il Referendum trivelle del 17 aprile 2016 – Bufale.net
Noto che c’è tanta confusione in merito al prossimo referendum. C’è chi, sia tra i nostri lettori che tra i miei contatti, non ne era a conoscenza a causa di una mancata informazione nazionale. La data del 17 aprile 2016 è stata decisa durante il Consiglio dei Ministri del 10 febbraio 2016, come riportato dal comunicato stampa dell’11 febbraio 2016:
IDROCARBURI, REFERENDUM IL 17 APRILE 2016
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto per l’indizione del referendum popolare relativo all’abrogazione della previsione che le attività di coltivazione di idrocarburi relative a provvedimenti concessori già rilasciati in zone di mare entro dodici miglia marine hanno durata pari alla vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale. La consultazione si terrà il 17 aprile 2016.
La richiesta era stata presentata da dieci regioni italiane (Abruzzo, Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise), ben 4 in più rispetto a quelle richieste dall’articolo 75 della nostra Costituzione ed è la prima volta che viene approvato un referendum su richiesta dei consigli regionali.
Il 15 gennaio 2016 una delle dieci regioni si è svincolata dal referendum: l’Abruzzo.
Questa guida utile sarà divisa nei seguenti capitoli:
- Il problema election day e i costi
- Il quesito
- Le motivazioni, in breve, dei due fronti
- Le motivazioni di chi promuove il voto “si”
- Le motivazioni di chi promuove il voto “no”
- Alcuni punti da precisare
Il problema election day e i costi
Appena due mesi di tempo affinché i cittadini ne conoscano a pieno il quesito e i perché di un voto. C’è da dire che per legge la propaganda elettorale inizia dal trentesimo giorno antecedente al voto, quindi a partire dal 18 marzo.
Non solo, c’è da riportare il costo dell’operazione in una giornata del tutto staccata da altre consultazioni: un mancato “election day” che costerà allo Stato dai 300 ai 400 milioni di euro.
Il Partito Democratico, in occasione di un precedente referendum, si dichiarò contrario ad un no ad un “election day” proprio perché sarebbe stato uno spreco di denaro. Il 4 marzo 2011 fu lo stesso Dario Franceschini a dirlo in questo video:
Ecco il testo dell’intervento:
Dire di no all’election day significa buttare dalla finestra almeno 300 milioni di euro in un momento in cui le imprese e le famiglie italiane sono in grande difficoltà e unicamente per impedire che il referendum sul legittimo impedimento raggiunga il quorum per la validità.
Per il referendum del 2009 ci fu una legge ad hoc per accorpare. Qualcuno sostiene che il tutto sia dovuto all’articolo 7 del decreto legge 98 del 2011, ma questo non vieta di portare la data del referendum in concomitanza di un altra data elettorale:
Art. 7
Election day
1. A decorrere dal 2012 le consultazioni elettorali per le elezioni dei sindaci, dei Presidenti delle province e delle regioni, dei Consigli comunali, provinciali e regionali, del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, si svolgono, compatibilmente con quanto previsto dai rispettivi ordinamenti, in un’unica data nell’arco dell’anno.
2. Qualora nel medesimo anno si svolgano le elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia le consultazioni di cui al comma 1 si effettuano nella data stabilita per le elezioni del Parlamento europeo.
Un altro problema, ben noto ai referendum, riguarda quello del raggiungimento del quorum (la metà degli aventi diritto al voto più uno). L’election day mancante renderà ancora più difficile tale obiettivo.
Il quesito
Ecco quanto riportato dalla Gazzetta Ufficiale il 15 febbraio 2016:
«Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita’ 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale“?»
Detta così non si capisce molto bene di cosa si sta parlando, gli elettori dovrebbero andarsi a leggere le leggi e gli articoli citati. Cercherò di essere breve di fornirvi una spiegazione di facile comprensione.
Il punto da tenere in considerazione è il comma 239 dell’articolo 1 della legge n.208 del 28 dicembre 2015:
239. All’articolo 6, comma 17, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, il secondo e il terzo periodo sono sostituiti dai seguenti: «Il divieto e’ altresi’ stabilito nelle zone di mare poste entro dodici miglia dalle linee di costa lungo l’intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette. I titoli abilitativi gia’ rilasciati sono fatti salvi per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale. Sono sempre assicurate le attivita’ di manutenzione finalizzate all’adeguamento tecnologico necessario alla sicurezza degli impianti e alla tutela dell’ambiente, nonche’ le operazioni finali di ripristino ambientale».
Il quesito riguarda la durata delle trivellazioni in atto e situate entro le 12 miglia dalla costa (22,2 chilometri) e dal perimetro delle aree marine e costiere protette. Non riguarda affatto quelle situate sulla terraferma e quelle a oltre la distanza precedentemente citata. Ecco quanto spiegato dal sito del WWF:
E’ nato il comitato nazionale delle associazioni “Vota SI per fermare le trivelle”. Lavorerà per invitare i cittadini a partecipare al referendum del 17 aprile contro le trivellazioni in mare e votare SI per abrogare la norma (introdotta con l’ultima legge di Stabilità) che permette alle attuali concessioni di estrazione e di ricerca di petrolio e gas entro le 12 miglia dalla costa di non avere più scadenze. La Legge di Stabilità 2016, infatti, pur vietando il rilascio di nuove autorizzazioni entro le 12 miglia dalla costa, rende “sine die” le licenze già rilasciate in quel perimetro di mare.
Il punto focale riguarda le concessioni tutt’oggi valide per le compagnie petrolifere in quei territori, le quali grazie alla legge n.208 possono chiedere un proseguimento delle loro attività fino a che i giacimenti non avranno fine. La “traduzione” e la “sintesi” del quesito sarebbe la seguente:
Volete che vengano fermati i giacimenti in attività situati entro le 12 miglia dalla costa, anche se c’è ancora gas o petrolio, non appena scadranno le concessioni? Si o no?
Se vince il “si” verrà cancellata questa proroga, se vince il “no” le concessioni potranno avere la stessa durata dei giacimenti.
Ecco le piattaforme interessate dal referendum pubblicate dal Sole24Ore:
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