GUIDA UTILE e POLIZIA POSTALE Come parlare di pedofilia con i propri bambini – Bufale.net


Come si fa a parlare di pedofilia con i propri bambini? È una domanda che molti genitori, oggi più che mai, si pongono. Se da un lato il timore è quello di spaventare i propri bambini, di allarmarli, di renderli sospettosi nei confronti degli altri, dall’altro, però, si fa avanti l’esigenza di proteggerli dal pericolo, dalla violenza, dagli abusi.
È bene iniziare fin da quando sono piccoli ad affrontare l’argomento, anche se bisogna farlo in maniera differente a seconda dell’età del bambino.
Ecco la guida pubblicata da Marco Valerio Cervellini, Sostituto Commissario della Polizia di Stato in servizio presso il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni del Dipartimento della Pubblica Sicurezza , dalla sua pagina Facebook (che vi invitiamo a visitare e consultare).

PER BIMBI PICCOLI, FINO A 6 ANNI, UNO STRUMENTO UTILE E’ LA FIABA.

La fiaba, infatti, è un racconto che pone il bambino di fronte alla dicotomia e alla continua lotta tra il Bene ed il Male. Il “mondo delle favole” infatti non è solo un mondo fantastico e magico, ma è anche un mondo in cui esiste il “cattivo”, il “malvagio” che lotta per sopraffare il “buono”, per sconfiggerlo.
Attraverso le fiabe, allora, i genitori possono far comprendere ai bambini che esistono delle persone cattive, malvagie, che possono far loro del male, fingendosi persone amiche (basti pensare alla strega di Biancaneve quando prende le sembianze della vecchietta gentile). In tal modo è opportuno sottolineare ai bambini che quando qualcuno li avvicina, parla loro, offre loro qualcosa di buono o accattivante (come la mela di Biancaneve) bisogna sempre dirlo a mamma e a papà e non accettare mai ciò che viene offerto.
È importante anche insegnare ai bambini, già così piccoli, che non c’è nulla di cui non si possa parlare con mamma e papà, che se qualcuno dice loro “questo non lo devi raccontare a nessuno” si sbaglia, poiché i bambini ai genitori possono raccontare tutto ciò che vogliono, a maggior ragione quando qualcuno dice loro di non farlo!
Inoltre, anche se ciò può provocare imbarazzo e reticenza, bisogna far presente ai bambini che nessun adulto, al di fuori delle normali attività di igiene e pulizia, è autorizzato a toccare gli organi genitali dei bambini. Lo si dirà con un linguaggio comprensibile a seconda dell’età, ma lo si deve dire!A volte, infatti, le molestie e gli abusi vengono presentati come un “gioco”; invece, fin da subito, è necessario che i bambini comprendano che nessun adulto può giocare con i loro organi genitali, e che se qualcuno ha mostrato questa intenzione è bene dirlo subito ai genitori.

AI BAMBINI DAI 6 ANNI IN POI

Si può anche iniziare a parlare di pedofilia, di pedofili, spiegando ai propri figli che esistono delle persone cattive o malate che possono far loro del male, senza creare un clima allarmistico ma in ogni caso cercando di insegnar loro a stare in guardia, soprattutto in riferimento a particolari situazioni. A questo punto bisogna anche iniziare a definire meglio alcune “regole di sicurezza” da condividere con i bambini in un clima di fiducia e serenità, in cui il bambino possa sentirsi libero di poter dire tutto ai propri genitori senza sentirsi giudicato, criticato o rimproverato.
Se fino all’età di 6 anni circa, difficilmente i bambini possono trovarsi fuori dal controllo di un adulto, con l’inserimento alla scuola elementare può capitare che essi vadano a scuola da soli, oppure che all’interno della scuola vadano in bagno senza l’assistenza, e così via. A partire da questa età, quindi, è necessario far comprendere al bambino che è importante che i suoi genitori sappiano dove si trova e in compagnia di chi; bisogna anche concordare con il bambino cosa debba fare nel caso si allontanasse dai genitori in un luogo affollato, in un centro commerciale, assicurandosi che abbia imparato a memoria il numero di telefono dei genitori.
Bisogna parlare con lui descrivendo quali possano essere i comportamenti tipici utilizzati dai pedofili per avvicinare i bambini: l’offerta di qualcosa che attragga il bambino (regali, dolciumi, piccole somme di denaro), la richiesta di un piccolo aiuto (essere aiutato a portare dei pacchi, etc.), l’offerta di un piccolo lavoretto o di posare per delle fotografie.Anche nel caso dei bambini più grandi è utile ribadire che NESSUNO può toccarli nelle loro parti intime, per nessun motivo, fosse anche per scherzo!
È fondamentale spiegare loro che in generale un adulto non trascorre molto tempo con un bambino o un ragazzino, che nel momento in cui lo fa bisogna fare attenzione. Se vi sono anche delle figure di riferimento, cioè persone che gravitano attorno ad un bambino o ad un ragazzino per determinate attività (allenatori, animatori, catechisti, etc.), bisogna notare se tali persone trascorrono molto tempo in compagnia del bambino, se si mostrano interessati alla sua amicizia al di fuori dell’attività stessa e se intrattengono con lui delle relazioni privilegiate.
Purtroppo è un dato di fatto che raramente i pedofili sono persone del tutto sconosciute, ed è questa la difficoltà maggiore che possiamo incontrare parlando con i nostri figli, quella di far comprendere loro che devono prestare attenzione anche alle persone a loro più prossime, più vicine, con le quali magari hanno un rapporto affettivo! È per questo che bisogna descrivere quali siano i comportamenti sospetti, quali siano i limiti che mai vanno superati in modo che il bambino possa osservare tali comportamenti anche nelle persone che lo circondano edinformare i propri genitori.Infine è sempre utile cogliere l’occasione, per esempio a partire dall’ascolto di eventi di cronaca, per parlare con i propri figli, per riagganciare a fatti avvenuti ciò di cui si è discusso a proposito della pedofilia e dei pericoli che corrono i nostri figli.
Ricordiamoci che il DIALOGO è lo strumento principe che abbiamo per proteggere i nostri figli; costruire con loro una relazione di rispetto, di fiducia e di libertà di espressione è il miglior modo per tutelarli e per garantire loro una crescita serena.

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