Ciò rende necessario spiegare l’ovvio, ovvero come è costruito un articolo di fact checking.
Cosa non banale come sembra comunque: ognuno ha la sua formula, noi cerchiamo di rifarci alla formula di servizi ben più blasonati come Snopes.com, vere e proprie infrastrutture del servizio di fact checking prossimo venturo che Facebook dovrà offrire ai suoi utenti.
Apriamo quindi assieme un articolo a caso, ad esempio BUFALA Venezia ghiacciata per il freddo. Prima volta nella storia. Le foto che stanno facendo il giro del mondo.
Ovviamente il primo elemento è il titolo: la scelta dei titoli non è affatto casuale, e neppure libera.
Come si potrà ben dimostrare aprendo il link della bufala originale sottoposta a fact checking, usiamo sempre, ove presente, il titolo del testo virale sottopostoci, che in questo caso era Venezia ghiacciata per il freddo. Prima volta nella storia. Le foto che stanno facendo il giro del mondo.
Aggiungiamo all’inizio un tag per indicare la categoria, scelto tra BUFALA, DISINFORMAZIONE, PRECISAZIONI, NOTIZIA VERA, TRUFFA, ANALISI IN CORSO e ALLARMISMO.
Proprio perché molti sembrano avere poca confidenza con un titolo che apparentemente (ma basta leggere il resto dell’articolo per comprendere il presunto arcano) diverge dal testo dell’articolo, adottiamo poi un codice cromatico.
In celeste abbiamo le Precisazioni: notizie sostanzialmente vere, ma con qualche modifica o interpolazione tale da rendere necessaria una modica integrazione.
In giallo abbiamo gli Allarmismi: anche in questo caso notizie sostanzialmente vere, ancorché caricate in modo da risultare quantomeno allarmistiche, ovvero suscitare allarme infondato rispetto ai fatti narrati.
In nero abbiamo la Disinformazione: notizie in parte vere, ma alterate in modo maggiore che le notizie “da Precisare”, e quindi con sostanziali deformazioni dei fatti narrati
In rosso abbiamo la categoria più comune: le vere e proprie Bufale. Una notizia falsa, del tutto inventata e resa virale, sovente spacciata per “satira”.
In giallo, infine, abbiamo la Truffa: una categoria di bufala, o segnalazione di virus o tentativi di phishing che recano un danno all’utente ed un profitto a qualcun altro.
Trasversale ma non rappresenatato nell’infografica è il tag Analisi in Corso, per notizie troppo fresche per essere affrontate nell’immediato
Talora potrete riscontrare Acchiappaclick, quel tipo di Allarmismo, Disinformazione o Precisazione creato apposta per catturare il maggior numero di condivisioni nel breve tempo.
Questi tag compaiono nel titolo, ed i colori compaiono in calce ad una foto tratta dall’articolo di cui stiamo facendo fact checking.
Il motivo è semplice: chi dovesse cercare su Google il titolo della notizia interessata, si imbatterebbe parimenti nel nostro articolo, ed avrebbe già un indice di cosa aspettarsi.
Possiamo passare ora al contenuto dell’articolo. Cerchiamo di attenerci alla semplice struttura che ora vi spieghiamo:
Il primo capoverso è dedicato ad un breve cappello introduttivo, che riporta dove abbiamo trovato il testo di cui ci viene chiesto fact checking, dove reperirlo e come ci è stato segnalato.
Segue un estratto dell’articolo sottoposto a fact checking. Il motivo è lo stesso per cui usiamo il titolo dell’articolo stesso: in modo da rendere il debunking facilmente accessibile a chi dovesse cercare stringhe del testo o i nomi contenuti. In più, per rendere l’analisi facile anche senza dover regalare click al viralizzatore di turno.
Dopo l’estratto si passa all’analisi vera e propria: i motivi per cui si tratta di una bufala, richiami a bufale simili, gli effetti che potrebbe avere questa bufala (o truffa, o disinformazione)… insomma, tutto quello che c’è da sapere, seguito da una breve chiusura.
Quindi, non avete bisogno di chiederci perché i titoli possono divergere dall’articolo che state leggendo, o cosa significhino i colori che vedete.
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