La segnalazione di questo video ci ha portato a ritenere necessaria l’emissione di una guida utile.
Analizzando meglio i requisiti, dei quali vari portali hanno proposto una formulazione schematica e sinottica utile per evitare di inerpicarsi nell’interpretazione fai da te della legge (ma è comunque un bene rivolgersi al proprio commercialista o patronato di riferimento), possiamo capire che:
IMPORTO DEL BONUS IRPEF Reddito ≤ € 8.000 € 0(incapienza d’imposta, in quanto le detrazioni per lavoro dipendente in tal caso sono superiori o pari all’Irpef lorda dovuta) Reddito > € 8.000 ma ≤ € 24.000 € 960(€ 80 euro mensili) Reddito > € 24.000 ma < € 26.000 (€ 26.000 – Reddito complessivo) x € 960€ 2.000 Reddito ≥ € 26.000 € 0
Il credito spetta solo se l’Irpef lorda è di ammontare superiore alle detrazioni da lavoro spettanti.
Quindi, abbiamo il caso di reddito superiore ai 26.000 euro in cui il bonus IRPEF non è dovuto, ovviamente, in quanto misura per i bassi redditi, ed il caso in cui, al di sotto degli 8.000 Euro, di fatto l’IRPEF effettivamente pagata non è abbastanza “alta” per coprire il credito su di essa e quindi il Bonus.
Resta il problema: se le condizioni economiche mutano? E se sono state mal calcolate alla fonte?
L’attuale formulazione del modello 730, che adesso è un precompilato di cui verificare l’esattezza , può infatti generare casi in cui chi si è “fidato” , senza integrare cioè il precompilato di ogni altro elemento utile al calcolo del reddito effettivo o è incappato in eventuali errori, ha di fatto ricevuto un credito IRPEF a lui tecnicamente non spettante, col rischio di doverlo restituire non già a rate, ma in blocco.
Inoltre radicali mutamenti nella situazione reddituale possono spostare il reddito lungo la scaletta indicata, generando la situazione descritta da Investire Oggi, in cui un soggetto inizialmente rientrante nella misura fiscale, totalmente o in una delle due gradazioni previste, si trova con un reddito mutato.
La misura fiscale del Bonus Renzi introdotta nel 2014 è legata al reddito massimo prodotto dal lavoratore e consiste nell’erogazione di 80 euro al mese per chi ha un reddito inferiore ai 26 mila euro.
Si chiede la restituzione del bonus, in un’unica soluzione perchè i conteggi del Ministero furono effettuati sui redditi di 3 anni fa ma in questi 3 anni gli introiti degli italiani sono profondamente cambiati e chi, magari, nel 2014 aveva diritto al bonus oggi non ne ha più diritto. Proprio per questo motivo il Fisco chiede la restituzione del bonus di 960 euro annui che lo Stato ha erogato in rate mensili da 80 euro.
Sono chiamati alla restituzione del bonus diverse categorie di contribuenti, vediamo quali:
dipendenti o assimilati che hanno percepito un reddito superiore a 26mila euro ricevendo il bonu in busta paga senza averne diritto
dipendenti e assimilati che hanno commesso errori nell’indicare bonus e detrazioni in sede di dichiarazione dei redditi tramite 730 precompilato
Ricordiamo che tale adempimento spetterebbe ai sostituti di imposta: quindi ai datori di lavoro, ma non sempre il meccanismo è così semplice.
Un datore di lavoro, ovviamente, non può automaticamente sapere se avete altre fonti di reddito, né prevedere gli esiti di ognuno degli altri intoppi elencati.
Sostanzialmente, l’errore è alle porte.
In attesa di meccanismi che rendano la fiscalità più semplice ed automatica, continua ad essere essenziale l’opera di patronati e commercialisti.
Ed il rimedio sarà, appunto, la correzione del 730 Precompilato ed un apposito modello per comunicare all’INPS le difformità del caso mediante l’apposito modulo SPR150.
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