In queste ore la procura di Torino ha emesso un decreto di sequestro della chat Telegram “Basta dittatura”, utilizzata da sostenitori noVax e no green pass. Al momento non è giunta alcuna risposta da parte del canale Telegram e si pensa alla possibilità di arrivare alla rogatoria internazionale. Stiamo parlando dello stesso gruppo particolarmente attivo in occasione della manifestazione flop di mercoledì scorso.
Il problema principale è che all’interno di questa chat sono emerse minacce, nonché la diffusione di materiale soggetto a privacy, da parte di coloro che sono assolutamente contrari al vaccino anti-Covid e soprattutto al green pass, visto come il preludio all’obbligo vaccinale. Ne ha parlato anche ANSA.
Situazione che su questa chat Telegram “Basta dittatura” era diventata piuttosto grave perché a livello legale, chi ha avuto modo di partecipare a questo tipo di conversazioni, può essere accusato di istigazione a delinquere aggravata dallo scopo di commettere delitti di terrorismo e dall’utilizzo di strumenti informatici, senza escludere la diffusione illecita di dati personali su larga scala.
Per ora non c’è stata risposta da parte di Telegram, i canali che devono essere oscurati si ritrovano ancora ad essere aperti e soprattutto attivi. Se si continuerà a non ricevere alcun tipo di risposta, l’unica strada percorribile per la procura di Torino sarà la rogatoria internazionale. Si tratta di una procedura davvero molto lunga, anche perché tocca alla piattaforma valutare le richieste delle autorità e stabilire il confine della privacy garantita dalla società con le esigenze di pubblica sicurezza.
Bisognerà investigare su ogni singola chat per ricercare quegli elementi che incastrano effettivamente i vari partecipanti, capire fin dove si siano spinti oltre la legalità. Per ora la procura di Torino ha agito oscurando e sequestrando la chat “Basta dittature”, ma c’è necessità di una risposta da parte di Telegram. Il problema è che, in questa chat di oltre 40mila iscritti, c’erano centinaia di commenti contro politici, medici e giornalisti diffondendo però informazioni personali. La privacy deve essere sempre tutelata e le minacce sono un reato.
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