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Google segnala i temi inaffidabili o in rapido cambiamento: lotta alle fake news

Google segnala i temi inaffidabili o in rapido cambiamento è la novità del momento. Novità ampiamente prevedibile, peraltro.

Avevamo già visto in passato Google demonetizzare video legati al mondo del complotto (il complottista continua a caricare i video, ma non riceve soldi per la sua “opera”). Operazione questa, generalmente, idonea a far urlare alla censura centinaia di complottisti tuttosommato lasciati liberi di spargere le loro fake news, ma di tasca propria.

E abbiamo già visto Google inserire richiami alle ricerche di fact checkers indipendenti.

Il passo successivo? Avvisare gli utenti quando la forte disinformazione sul tema o l’estrema novità (o una combinazione di entrambi) rende impossibile avere una risposta accurata.

O quando la presenza di entrambi gli elementi trasforma la ricerca di informazioni in ricerca di fake news.

Ovviamente Google non può e non vuole “censurare le notizie” come direbbero i nostri amici complottisti.

Si limita a ricordare all’utente medio quello che dovrebbe già sapere: solitamente un testo con la premessa

“La notizia è su Internet: quindi non c’è ragione di ritenere che non sia vera”

è raramente vera

Google segnala i temi inaffidabili o in rapido cambiamento: lotta alle fake news

Inizialmente la novità coinvolgerà solamente alcuni “trending topic”, ovvero “notizie calde” ed è apparsa su ricerche in lingua inglese.

Lo scopo finale è ricordare, come dichiara il portavoce della compagnia che

“Quando qualcuno cerca qualcosa su Google, si cerca di mostrare le informazioni più rilevanti e affidabili. Ma molte di loro sono completamente nuove”

L’esempio usato per spiegare una funzione, è la nuova isteria UFO, ma la funzione non si limiterà a questo.

In fondo già Twitter segnalava le Fake news senza rimuoverle, come abbiamo scoperto durante le elezioni USA.

E molti post Facebook dei nostri “cari” complottisti sono flaggati da appositi segnalini col fact checking che suscitano in loro reazioni scomposti e la risibile tentazione di sfuggire alle loro responsabilità bloccando i fact checker e storpiando le parole topic del momento.

Come faranno adesso che è lo stesso Google a ricordare l’ovvio, ovvero che non basta aprirsi un blog e scrivere cose per avere la “patente magica di veridicità”, ma quello che scrivi è vero quanto la verità di quello che contiene?

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