Google continua la guerra al Complottismo sul COVID19 è esattamente quel genere di notizia che siamo orgogliosi e speravamo di potervi dare presto.
Premessa doverosa per chi non ha la pazienza e la necessaria accortezza di leggere un articolo per intero: sì, è una notizia assolutamente vera e no, non si tratta di censura.
Impedire ad un folle o un profittatore di entrare in un teatro pieno di gente urlando che c’è un incendio per vedere la gente morire correndo verso le uscite di sicurezza o, peggio, per appostarsi davanti alle stesse facendo mattanza di portafogli non è censura. È impedire ad un profittatore di sfruttare le paure altrui per proprio profitto e per far guadagno.
Anche perché, se davvero simili individui agissero per solo amore della verità come dicono, non avrebbero bisogno di esigere l’obolo della pubblicità no?
Ma torniamo alle spiegazioni relative per chi non si accontenta di sapere se è buffala o non buffala
Che Google abbia demonetizzato tutti i video YouTube sul COVID19, lo sapevamo. Cominciando dalla deindicizzazione, Google ha reso sempre più difficile per l’utente medio trovare video complottistici mentre cerca informazioni reali e verificate sulla Pandemia per poi demonetizzare video che parlano del Coronavirus.
Eravamo a Marzo del 2020, in piena prima ondata del COVID, e il colosso di Mountain View decise che tutti i video con contenuti relativi al Coronavirus, tranne naturalmente testate giornalistiche online non avrebbero ricevuto i soldi della pubblicità relativa.
Il che è diverso, come avrete notare, dal censurare: da sempre Google non permette che sui video caricati su YouTube si parli di argomenti controversi, che possano causare panico o perdite di vite umane.
Per quanto molti “creativi” si siano per questo infuriati, credo si possa tutti concordare che inserire la parola “Coronavirus” in un video che tecnicamente dovrebbe parlare di tutt’altro per fare un po’ di “pesca della parola chiave gratuita” è qualcosa che in tempi di pandemia andrebbe evitato.
Noi non l’abbiamo mai fatto, e siamo ancora qui, i creativi non dovrebbero averne bisogno.
E se poi l’intero senso del video è contenere informazioni false o tendenziose, come l’ormai tristemente noto “video dei cadaveri nei sacchi neri” attribuito a diversi ospedali in giro per tutto il mondo, allora diventa sensato evitare che l’autore ci lucri su.
Sei convinto di essere un paladino della libertà che per mero amore dell’umanità rivela cose che gli altri non dicono! allora non hai bisogno di mungere i soldi degli ads.
Se lo fai, il fondato sospetto che tu stia deliberatamente diffondendo Fake News, o introducendo l’aneddoto di quella volta che mentre eri alla Fiera delle Brugole hai visto uno che conosceva uno che ha visto uno che aveva il Coronavirus e quindi stai parlando delle Brugole e del Coronavirus stai cercando di ottenere i click di un utente preoccupato e spaventato ti viene.
Ad Aprile Google cercò di estendere la sua azione impedendo a tutti gli enti non legati a fonti di informazione accreditata e/o governativa di comprare messaggi sponsorizzati.
Poteva essere infatti un mezzo per gli utenti di cui sopra di evitare le conseguenze della demonetizzazione: se non posso fare direttamente cassa coi miei video, posso aprire un blog con ads di altre fonti, pagare Google per promuoverlo e irretire altri utenti.
La misura più draconiana fu scartata per l’opposizione dei Democratici Americani, preoccupati per il fatto che perdendo la possibilità di avere contenuti sponsorizzati si sarebbe impedito ai partiti di opposizione di avere contenuti sponsorizzati di senso opposto a quelli dei partiti di maggioranza.
Google rispose dichiarando sostanzialmente che avrebbe riaperto la possibilità di usare contenuti sponsorizzati, ma cercando nuove misure per la tutela dell’utente finale.
We are putting additional safeguards in place by expanding our harmful health claims policies for both publishers and advertisers to include dangerous content about a health crisis that contradicts scientific consensus,
Abbiamo deciso di introdurre tutele aggiuntive espandendo le nostre politiche aziendali contro i contenuti dannosi alla salute per creativi e pubblicitari in modo da introdurre un ban contro i contenuti relativi ad una crisi sanitaria contrari al consenso scientifico
Un controllo effettuato da operatori umani verificherà se i contenuti segnalati sono relativi a teorie nocive e dannose per la salute, contrarie ai dati assodati della scienza medica, e provvederà a impedire all’utente infedele di passare all’incasso.
Come visto in altri casi simili, ciò non significa che l’utente si troverà “censurato” o “socialmente ucciso”: postare contenuti non nocivi comporterà la possibilità di usufruire nuovamente di tutte le funzioni di Google, compresa la monetizzazione.
Perché con la vita umana non si può far cassa.
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