GOOGLEBOMBING – Google Bombing in danno della Juventus
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Una volta gli sfottò tra tifosi rimanevano nei bar, dal panettiere o in qualche casa, oggi invece invadono il web. Ma non è solo il caso dei social network, a volte capita anche con siti che sarebbero stati creati per altri scopi. In passato abbiamo già visto insulti su Wikipedia, che è un’enciclopedia virtuale modificabile da chiunque lo voglia fare, cioè creata dagli utenti stessi e per questo, spesso, considerata poco attendibile.
Oggi tocca a google maps. Scrivendo sul famoso sito creato dal colosso google per favorire l’orientamento degli utenti, “Torino, vai a cagare” l’applicazione vi porterà allo Juventus Stadium. Identificato da qualche burlone come un luogo per “cagare”. Il giochetto, che sarebbe anche divertente se non fosse così volgare, è riuscito e per ora google non ha ancora modificato questo errore. Chissà come la prenderanno i tifosi bianconeri, mentre quelli delle altre squadre corrono a cercare su Maps lo stadio bianconero.
La notizia è vera. Il curioso metodo di ricerca restituisce infatti lo Juventus Stadium, come lo scrivente ha verificato per voi.
Mentre però, di condivisione in condivisione, si affacciano ipotesi di responsabilità del colosso di Mountain View, al quale fan e tifosi addossano ogni colpa, è chiaro invece che ci troviamo di fronte ad un fenomeno di Googlebombing.
Il Googlebombing è il fenomeno per cui, inserendo in molti blog e siti diversi una determinata frase, associata ad un determinato contenuto, si può ingannare Google Search affinché associ quelle parole a quel testo.
Abbiamo già avuto nel 2006 un simile caso, in cui la biografia dell’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi venne associata alle parole fallimento, buffone e miserabile, finendo per altro in eccellente compagnia, dato che il portale Screamingfrog.co.uk lo riporta tra undici casi di Googleboming in danno di politici e personaggi dello spettacolo, da Sarkozy a Chuck Norris.
I tempi tecnici della rete rendono la “riparazione” di un simile disservizio possibile, ma onerosa in termini di tempo: nel tempo trascorso dalla pubblicazione alla scoperta, e dalla scoperta alla riparazione, il Googlebombing fa in tempo a finire su svariate bacheche, suscitando le reazioni del caso.
In ogni caso la responsabilità di Google è esclusa. Il Colosso di Mountain View ha in passato dichiarato sull’argomento:
People have asked about how we feel about Googlebombs, and we have talked about them in the past. Because these pranks are normally for phrases that are well off the beaten path, they haven’t been a very high priority for us. But over time, we’ve seen more people assume that they are Google’s opinion, or that Google has hand-coded the results for these Googlebombed queries. That’s not true, and it seemed like it was worth trying to correct that misperception. So a few of us who work here got together and came up with an algorithm that minimizes the impact of many Googlebombs.
Ci hanno chiesto cosa ne pensiamo delle Googlebomb, e ne abbiamo già parlato in passato [NdTraduttore: il riferimento è ad un Googlebomb avente come vittima l’allora presidente George Bush]. Siccome questi scherzi riguardano normalmente frasi che non sarebbero ricercate in modo comune non sono mai state di elevata priorità per noi. Ma nel tempo ci siamo resi conto che sempre più persone attribuivano tali opinioni a Google, o che Google avesse inserito manualmente tali risultati nelle ricerche vittime di Googlebomb. Non è vero, ed abbiamo ritenuto necessario correggere questo errore. Così alcuni di noi hanno pensato ad un algorimo per ridurre l’impatto di molte Googlebomb.
The next natural question to ask is “Why doesn’t Google just edit these search results by hand?” To answer that, you need to know a little bit about how Google works. When we’re faced with a bad search result or a relevance problem, our first instinct is to look for an automatic way to solve the problem instead of trying to fix a particular search by hand. Algorithms are great because they scale well: computers can process lots of data very fast, and robust algorithms often work well in many different languages. That’s what we did in this case, and the extra effort to find a good algorithm helps detect Googlebombs in many different languages. We wouldn’t claim that this change handles every prank that someone has attempted. But if you are aware of other potential Googlebombs, we are happy to hear feedback in our Google Web Search Help Group.
La domanda successiva, naturalmente, è “Ma perché Google non interviene modificando i risultati a mano?” Per rispondere, dovete capire come funziona Google. Quando siamo di fronte ad una ricerca maligna o un problem di rilevanza, il nostro primo istinto è cercare di trovare un sistema di riparazione automatico anziché riparare quella ricerca a mano. Gli algoritmi funzionano bene perché lavorano in scala: i computer possono analizzare grandi quantità di dati molto velocemente, ed algoritmi solidi lavorano in molte lingue diverse. Ciò è quello che abbiamo fatto, e lo sforzo extra sarà trovare un buon algoritmo che identificherà le Googlebomb in molte lingue diverse. Non osiamo dichiarare che questi cambiamenti gestiranno ogni beffa mai tentata. Ma se siete a conoscenza di altre Googlebombs, vi preghiamo di comunicarcelo nel Gruppo di Supporto di Google Search.
Le Googlebomb sono un fenomeno noto su Google, ed una volta che una Googlebomb si “materializza”, superando gli algoritmi di difesa dal fenomeno, eliminarla diventa un lungo e tedioso lavoro di perfezionamento dell’algoritmo.
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