“Gli immigrati che mangiano i cani a Lampedusa”: la smentita definitiva
Ricorderete la nostra saga sugli immigrati che mangiano i cani a Lampedusa.
Ricorderete come avevamo espresso dei dubbi, dubbi che poi erano diventati più forti, raccogliendo le affermazioni del sindaco e ricordando che l’onere della prova ricade su chi vuol far valere il fatto controverso.
Se io ti accuso di avermi mangiato i cani, rubato il portafoglio, imbruttito la suocera, sottratto lo zucchero… tu resti innocente finché io non esibisco prova delle mie accuse, e non dovrai “discolparti” un attimo prima.
Scopriamo dalle pagine del Fatto Quotidiano di oggi che non solo le prove richieste non sono arrivate, ma si sono rivelate un boomerang. Provando cioè la totale infondatezza delle accuse agli occhi del sindaco accusato
Nel sopralluogo del veterinario e dei vigili urbani sono stati trovati due cani con il microchip e un residuo di ossa mandibolari canine risalenti a sei-sette anni fa. La signora non è stata in grado di esibire la documentazione del cane e non è stato possibile identificarlo. Aveva un codice di allevamento per suini, e infatti sono state trovate anche tre scrofe.
Ovviamente, un cane divorato in queste settimane non può avere le ossa retrodatate a sette anni fa, ci vuole far sapere dati alla mano il diretto interessato.
Durissima la reazione del Sindaco di Lampedusa, che conferma le già annunciate denunce presso le autorità e il competente ordine dei giornalisti per tutti gli interpreti della vicenda e coloro che l’hanno ridiffusa in una forma da lui definita lesiva.
Attendiamo con infinito rispetto per gli inquirenti le mosse successive di una vicenda che ormai è sottratta al giudizio di Facebook e destinata ad altre sedi, dove non potremo più inseguirle se non all’esito del dissidio.
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