Gli assembramenti di Giuseppe Conte che fanno discutere (e che fanno da assist ai novax)
Per questo breve editoriale prendiamo spunto da un intervento di Claudio Michelizza sotto un post della pagina Facebook ufficiale dell’ex Premier Giuseppe Conte, impegnato in un intenso tour nelle piazze italiane:
L’intervento è stato attaccato dai follower del leader del M5S (e da molti AF), come se si fosse trattato di un attacco politico da parte di un avversario, ma in realtà non è così. Dal suo profilo social, l’ex Premier posta quasi quotidianamente numerose foto che documentano piazze decisamente piene. Un buon biglietto da visita per i suoi elettori acquisiti e potenziali. Per un politico non c’è nulla di male nel documentare il proprio consenso, ma c’è un dettaglio che a molti sembra sfuggire: la pandemia non è ancora finita. C’è un altro dettaglio non da poco e che sarebbe opportuno sottolineare: è la stessa politica a ricordarcelo quotidianamente, con continui inviti alla prudenza ma anche con restrizioni residue che per molti sono tutt’altro che residue. Lo sanno bene gli operatori del mondo dello spettacolo e dei locali da ballo, costretti alla chiusura praticamente ininterrotta dal febbraio 2020, le cui attività sono ritenute pericolose ma che -peggio ancora- sono ritenute anche “inutili” e sacrificabili da parte di gran parte dell’opinione pubblica. Ma lo sanno bene anche imprenditori e lavoratori di altre attività che sono formalmente consentite, ma che sono soggette a limitazioni tali da renderne spesso antieconomico l’esercizio. Lo sanno bene anche quelli che fanno (o che magari facevano) un lavoro “normale”, non “inutile” ma che gravitano nell’indotto di altre attività.
Tutte queste persone non hanno certo gradito i caroselli e i mega assembramenti che si sono formati in occasione degli Europei di calcio: provate a mettervi nei loro panni e a pensare come vi sareste sentiti vedendo scene del genere, mentre la vostra attività veniva tenuta chiusa proprio per evitare quelle scene. Per non parlare dei numerosi episodi di abusivismo, con feste incontrollate in ogni dove, rave party e quant’altro. Diciamocelo chiaramente: gli assembramenti in occasione degli Europei sono stati, di fatto, ritenuti accettabili sia dalla politica che dall’opinione pubblica, come oggi viene considerato normale pubblicare di foto con piazze gremite di gente (e non tutta con la mascherina, anzi) in occasione di comizi politici. Sembra quasi che basti l’assenza di musica per rendere il virus inoffensivo.
A parere di chi scrive, questa situazione è contraddittoria, e oltre a far soffrire (e incazzare) le categorie di lavoratori di cui sopra, rischia di tramutarsi in un formidabile assist nei confronti dei novax, dei negazionisti e dei complottisti in generale. I loro leader sono notoriamente abili nello sfruttare elementi come un disagio vero o una contraddizione oggettiva come formidabili vettori per propugnare le loro tesi. La tecnica è sempre quella: se insieme a delle istanze giuste e a dei problemi reali ci accosto delle fake news, queste ultime assumeranno credibilità per “osmosi”.
Non è la prima volta che parliamo di questa cosa e in questi termini: lo facevamo anche in quei tempi in cui l’opinione pubblica era per lo più “restacasista” e scrivere qualcosa che non fosse in linea con l’allora senso comune del “restate a casa” è stato per noi fonte di aspre critiche.
Nel caso di Giuseppe Conte, ripetiamo, il nostro non vuole essere un attacco personale, né tantomeno politico: la nostra considerazione vale per tutti i comizi, di qualsiasi colore politico. Abbiamo rilevato delle contraddizioni e ci tenevamo a dire la nostra, auspicando che, specie in un momento così cruciale e delicato, la politica si adoperi il più possibile per evitarle.
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