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Giudicare il meeting di Vilnius da una foto di Zelensky non è saggio

Ci segnalano i nostri contatti una foto di Zelensky defilato mentre la moglie sorridente fa gli “onori di casa”, con post che la definiscono la scena riassuntiva del vertice o addirittura pronti a sentenziare “la fine di Zelensky” con accenni decisamente caustici.

Giudicare il meeting di Vilnius da una foto di Zelensky non è saggio

Potremmo parlare di un caso di vendere la pelle dell’orso prima che sia stato abbattuto. Anzi, di quel genere di “profezie” che tendono a ritorcersi contro il profeta così proiettato nel futuro da perdersi nel presente e nel passato.

Giudicare il meeting di Vilnius da una foto di Zelensky non è saggio

Partiamo dal punto di vista meramente fotografico: come testimoniano gli archivi di Getty riportati dalla stampa, non sono mancati neppure i bagni di folla per il presidente Ucraino.

Mentre da noi si titola e si twitta “disfattisticamente”, basta spostarsi nel Nuovissimo Mondo e scopriamo che per il Sydney Herald “Zelensky ha ricevuto un trattamento da rockstar”. E con buona ragione

Zelensky ha ricevuto un trattamento da rockstar (Getty, Sydney Herald)

Le sette ore di filmato dell’evento restituiscono una situazione fisicamente diversa da un singolo momento selezionato da scettici e inclini alla “fonte russa”.

Il bagno di folla a Vilinius (AFP)

Aggiungendo a questo gli ulteriori contatti con le personalità della politica internazionale: immagini che ci si guarda bene dal mostrare.

Zelensky, Biden e co.

Questo dal solo punto di vista fisico. Dal punto di vista tecnico la storia restituisce altro.

Dal punto di vista tecnico

Dal punto di vista tecnico subordinare l’ingresso dell’Ucraina alla fine del conflitto potrebbe essere il contrario della deterrenza, stimolando Putin ad un tutto per tutto nel quale la Russia potrebbe sentirsi motivata a mandare una intera generazione a farsi ammazzare in Ucraina per rimandare il momento in cui l’ingresso della stessa nella NATO complicherebbe una situazione internazionale già resa difficile dopo Prigozyn.

In compenso, citando Foreign Policy esplicitamente, la NATO ha dato molto all’Ucraina, salvo quello che le interessava maggiormente.

Il che è diverso dal dichiarare una sconfitta, o dichiarare la sconfitta a tavolino dell’Ucraina.

È vero, si rimanda l’ingresso nella NATO, ma in compenso i Paesi della NATO si sono impegnati a iniziare l’addestramento dei piloti ucraini sui caccia F-16, cosa che ovviamente comporta l’arrivo dei desiderati caccia ormai imminenti.

La Francia si è impegnata a mandare missili a lungo raggio SCALP-EG, pari agli Storm Shadow odiati dal Cremlino, l’UE conferma un flusso sostenuto di armi nel lungo periodo e la Svezia incassa il suo ingresso nella NATO promettendo cooperazione per gli acquisti che, di fatto pone l’Ucraina in grado di avvedere ad una delle più avanzate basi industriali della difesa in Europa.

Sommando una dichiarazione espressa di supporto del G7, la declaratoria che non solo le sanzioni sono evidentemente lì per restare, ma gli asset russi congelati in Occidente saranno usati per le riparazioni di guerra all’Ucraina e la conferma dell’invio degli armamenti americani, comprendenti le contestate armi a grappolo, il risultato è ovvio.

L’Ucraina non entra nella NATO, ma si cementa come “tutelata” da una NATO che non è mai stata più forte di così.

Una NATO passata dal raggiungere a stento il budget per la difesa al destinare al contrasto delle ambizioni coloniali Russe in Ucraina una macchina bellica che non è mai stata più forte di così.

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