Giornalista russa si convince che una campagna Twitter sia supporto reale alla Russia, e questo va dritto tra le segnalazioni divertenti. Di ufficio.
Abbiamo già parlato della grossolana campagna “Un carro armato per Putin”, una bizzarra trollata che mescola piaggeria, ignoranza (è fisicamente impossibile aumentare i consumi nazionali in un modo così puerile) ed un linguaggio volutamente grezzo, scorretto se non a tratti platealmente e ostentatamente sessista e rancoroso (con invocazioni affinché la guerra invii “cerbiattine ucraine”, ovvero donne immigrate per placare gli ardori di alcuni partecipanti).
Avevamo previsto qualcuno ci sarebbe cascato. Ma come sempre accade, non è il “popolano”, ma la “spunta blu” che ci cade che fa notizia per tutti. E come quando abbiamo visto illustri spunte blu come il direttore di Roscosmos condividere un video del 2018 falsamente attribuito all’ondata immigratoria post-bellica e ci siamo sorpresi molto, vedere una giornalista russa che attribuisce ad una provocazione palese, scurrile e puerile un significato ulteriore ci lascia un po’ sorpresi.
Eppure è successo davvero, come testimonia il tweet della reporter M. Simonyan, editore di RT, una delle testate colpite dal “ban” dell’Unione Europea, che abbiamo archiviato qui.
Il testo, tradotto in russo e riportante uno dei tweet meno scurrili e volgarotti della campagna troll, contiene la seguente didascalia:
Gli italiani hanno lanciato un’insolita campagna a sostegno della Russia.
Lasciano accese le stufe a gas e condividono foto su Twitter incoraggiando gli altri a fare lo stesso.
Il punto di tutto questo è spendere quanto più gas possibile per aiutare le autorità russe.
A chi ha molto da dare, molto sarà richiesto. Ci saremmo aspettati da una testata giornalistica un controllo delle fonti maggiore.
Possiamo rilevare comunque che il Tweet in questione ha attirato molte repliche gravitanti nell’orbita della provocazione originale, diventando una sarabanda di mattoncini (il noto gruppo, citato da Facta, dedito alla manipolazione del feed Twitter con massiccie provocazioni), bandierine, richiami “no euro” e utenti inclini a evidenziare la trollata ascesa.
Se una giornalista russa si convince che una campagna Twitter sia supporto reale alla Russia il problema è tutto qui: la stampa ha un peso. Peso che di questi tempi abbiamo imparato a conoscere.
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