Bufala

“Giornalista greca aggredì Draghi per essere l’artefice del fallimento della Grecia” – Tutto sbagliato

Lo sapevamo e l’abbiamo sempre detto: notizie come “Giornalista greca aggredì Draghi per essere l’artefice del fallimento della Grecia” dimostrano solo una cosa.

Più una campagna elettorale si avvicina, più la macchina del fango parte in grande spolvero.

E questa volta, con un meme in cui non una singola affermazione contenuta risulti veritiera. Questo.

La doverosa premessa

Siamo passati in pochi giorni da avere una bufala al giorno sull’ormai praticamente imminente (numeri alla mano, salvo sorprese) Presidente del Consiglio Draghi ad avere una intera sezione di questo sito dedicata ad immortalare le bufale al riguardo.

Gli stessi identici cattivi soggetti che ci bombardavano di accuse per non aver dedicato un articolo al giorno al paladino del momento ora ci rivolgono bercianti ingiurie per aver osato fare fact checking contro le bufale sul bersaglio del moderno.

Se pensate sia una novità: non lo è.

“Giornalista greca aggredì Draghi per essere l’artefice del fallimento della Grecia”

Il meme parla di una “Giornalista greca che aggredì Draghi per essere l’artefice del fallimento della Grecia”, insinuando che succederà presto anche in Italia.

La parola al nostro esperto Jedi Luke Skywalker

Ma partiamo dall’inizio.

La giornalista greca?

Se la Grecia si fosse trasferita in Germania e le Femen ed ex Femen ottenessero l’iscrizione all’albo dei Giornalisti automatica sì.

E se per aggressione intendessimo persona che lancia coriandoli davanti ad un bancone sì, sarebbe un’aggressione.

In realtà, come ben argomentato da Facta, si tratta di una protesta di una ex Femen tedesca contro la BCE, solo tangenzialmente legata alla questione Greca, dove la stessa ha lanciato coriandoli per interrompere il discorso.

Josephine DeWitt, storica apparentenente al collettivo femminista, aveva già abbandonato il collettivo all’epoca, ma non le rivendicazioni post-femministe tout-court.

Armata di coriandoli e una maglietta inneggiante alla lotta contro la “fallocrazia della BCE” (Di*k-Tatorship)

Non è contro la persona di Mario Draghi, ma per ciò che rappresenta: la Bce. Da tempo in Germania ci sono queste proteste contro la Banca centrale per la situazione greca, a Francoforte c’è stata una mobilitazione durata un mese contro il suo nuovo grattacielo. Si tratta di un’istituzione che ha un’enorme influenza sulle nostre vite e però su di lei non c’è nessun controllo di tipo democratico, non viene eletta. Rappresenta l’arroganza del potere, privato della legittimità popolare».

In un suo tweet dell’epoca la Witt, definendosi una ex Femen sconnessa dal collettivo (ma che ne aveva evidentemente conservato i metodi) pronta a combattere la Fallocrazia un coriandolo alla volta.

Raccomanderemmo relativamente alle rivendicazioni dell’attivista una lettura del funzionamento della BCE, o quantomeno la lettura della pagina di Wikipedia collegata per cui

Il processo decisionale all’interno dell’eurosistema è centralizzato a livello degli organi direttivi della BCE; l’organizzazione della BCE, basata su quella della Bundesbank tedesca, prevede che tali organi direttivi siano costituiti (articolo 109A del Trattato) da un comitato esecutivo, a cui capo siede il presidente della BCE (il governatore), e dal consiglio direttivo costituito dai membri del comitato esecutivo e dai rappresentanti delle altre banche appartenenti all’eurosistema (con l’esclusione quindi dei rappresentanti delle banche centrali dei paesi non aderenti all’euro); dal momento che alcuni dei paesi appartenenti all’UE non hanno ancora aderito alla moneta unica, esiste, dunque, un terzo organo decisionale, il consiglio generale. Esiste anche il consiglio di vigilanza,che si occupa di vigilare sugli enti creditizi

A spiegazione del meccanismo direttivo e di Governance della BCE.

Ma questo ci porterebbe lontano e non è delle ragioni dell’attivista che stiamo discutendo.

Riassumendo e le date che non tornano

Riassumendo non ci risulta alcun fallimento della Grecia, bensì un piano di aiuti e austerità durato otto anni proprio per scongiurare il rischio default, per quanto difficile e amaro.

Peraltro, il piano si è declinato in tre piani di aiuti, il primo nel 2010. E Draghi divenne presidente della BCE solo un anno dopo.

La presunta “giornalista Greca” è un’ex Femen, e la presunta aggressione è stata un lancio di coriandoli.

Esiste, riteniamo, un limite a quanto si possa decontestualizzare una foto prima che la narrazione diventi una bufala. È stato superato.

Chi di bufala perisce…

Purtroppo, e fenomeno con cui non concordiamo sovente una campagna elettorale così accesa crea non fact checking, ma bufale della bufala.

La DeWitt si è pertanto vista accusata di essere “Una Femen pagata da Soros” per attaccare Draghi (come abbiamo visto, Mario Draghi era l’ultimo dei suoi pensieri, il primo la “lotta alla fallocrazia della BCE”) in una sorta di regolamento di conti tra Poteri Forti insensato come ogni teoria del complotto.

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