Ci segnalano i nostri contatti una notizia: polizia criticata per l’uso di un’app di Contact Tracing in Germania, LUCA. Notizia inevitabilmente destinata a fomentare sia discussioni (e questo è bene) che l’isteria novax di chi è pronto a scagliarsi contro Immuni (invero meno diffusa di quanto si sperasse) e l’odiato Green Pass.
Ma andiamo con ordine.
L’app di cui parliamo è LUCA. Decentralizzata come Immuni, ma con una importante differenza sia rispetto a Immuni che al Green Pass in questo caso.
Immuni, come abbiamo avuto modo di dire in passato, funziona scambiandosi dei Token.
Delle “targhe temporanee” che vengono create sui vari cellulari. Se qualcuno si scoprisse positivo, potrebbe segnalare la cosa e quindi chi è venuto in contatto con lui riceverebbe la notifica di essere stato nel “raggio di azione” di qualcuno che era positivo.
Il Green Pass, come ben sappiamo, è solo un certificato rapido da esibire che dice se hai fatto tampone e/o vaccino. Fine.
L’App LUCA invece tiene traccia del tempo che passi in un determinato posto, previo check-in mediante un QR Code reperibile nell’esercizio.
Il meccanismo è differente (come vedremo in seguito), e proprio su questa differenza si è basata la controversia.
In Germania, a Magonza per essere precisi, un uomo è stato trovato morto davanti ad un ristorante.
Morte tragica ovviamente.
La Polizia locale ha deciso di prendere una “scorciatoia” per reperire testimoni, resa possibile proprio dalla differenza fondamentale tra LUCA e le app di Contact Tracing basate su token del dispositivo e non esterni.
I dati di LUCA sono reperibili solo per le autorità sanitarie: alle quali la polizia di Magonza ha chiesto di accedere per poter contattare le persone che erano al ristorante nel momento in cui il pover’uomo è andato incontro alla sua tragica fine allo scopo di cercare testimoni.
Sono stati così trovati 21 testimoni, ma immediatamente ci sono state rimostranze sui problemi di privacy che hanno portato i PM a dichiarare che nessun dato ottenuto da LUCA sarà mai più usato in futuro.
Una sollevazione che ha coinvolto gli autori dell’app stessa e il mondo della politica, giustamente preoccupati che, per quanto la vicenda non si ripeterà il danno al concetto sociale di contact tracing è ormai stato inflitto.
Come detto, quello che rende possibile l’uso di LUCA per rintracciare persone è il suo meccanismo peculiare.
LUCA forma un registro di entrate e ingressi: il suo scopo era evitare lo scenario visto anche da noi all’inizio della Pandemia, quando veniva richiesto agli esercenti di ristoranti e attività simili di richiedere nome, cognome e numero di telefono dei presenti e qualcuno forniva dati falsi.
Teoricamente l’uso fatto dalla polizia di Magonza di LUCA non è dissimile dall’azione di un ipotetico inquirente che chieda l’accesso ai registri delle prenotazioni (ancorché macchiato dalla questione del conferimento di una privacy policy che in questi casi fa la differenza).
Immuni è fondalmente diversa da LUCA: non segna il posto dove sei stato. Non crea archivi di posti dove hai fatto check-in.
Questo, per dirvi, lo fa quotidianamente Google Maps, e ti dà anche la possibilità di entrare nel programma delle “Local Guides” indicando il giorno in cui sei stato in un determinato esercizio e la facoltà di recensirlo con foto e votazioni che legano il tuo account ad una presenza.
Immuni dice che in un giorno tale sei venuto in contatto con dei positivi, senza dirti dove, come e quando.
Il Green Pass usa dei QR Code, ma per lo scambio rapido delle informazioni conenute nei certificati di immunizzazione.
Anche qui, sapere dove sei stato dal solo Green Pass è tanto possibile quanto sapere in che tabaccherie sei stato perché vi hai esibito la Carta di Identità, senza materialmente entrare in tabaccheria e chiedere all’esercente se ricorda la tua faccia.
In sintesi, quello che è successo con l’App LUCA è grave, ma dipende in buona parte dalla struttura dell’App LUCA e dall’uso che se ne è fatto, e non è ripetibile con Immuni o col solo Green Pass, il quale peraltro non è contact tracing.
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